Il protagonista | Lorenzo Pellegrini, cuore (e testa) della pazza Roma

Lorenzo Pellegrini, autore del gol vittoria contro lo Spezia
Lorenzo Pellegrini, autore del gol vittoria contro lo Spezia / Silvia Lore/Getty Images
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Tapparsi le orecchie se si gioca a Roma non è facile. Nel bene come nel male. Lo si chiami Ponentino o come si vuole, si dia la colpa alla stampa radiotelevisiva locale o alla pressione dei tifosi, ma quella italiana è la Capitale con meno titoli nazionali nella storia del calcio europeo Berlino a parte e non può essere un caso, visto che Roma soprattutto, ma nell’ultimo ventennio anche la Lazio, hanno avuto rose dai valori tecnici assoluti.

Se le cose vanno bene è un attimo considerarsi invincibili con conseguenze facilmente prevedibili, se vanno male va tutto troppo rapidamente a catafascio e, cosa ben peggiore, gli spogliatoi si dilaniano col rischio di mandare in frantumi stagioni magari appena nate e che sembravano promettenti. Quest’ultimo caso è proprio quello che riguarda la Roma 2020-2021, che proprio sul giro di boa dell’annata sta pensando bene di implodere col rischio di ammainare troppo presto le proprie ambizioni nel campionato più incerto degli ultimi dieci anni.

In quattro mesi si è sbagliato tanto, fuori e dentro il campo, perché tra il caso Diawara alla prima giornata e quello delle sei sostituzioni contro lo Spezia ce ne sarebbe abbastanza per cambiare tutto tranne che chi va in campo. Già, perché nella fatale notte di Coppa Italia sul rettangolo verde un ragazzo ha mostrato una lucidità invidiabile, avvisando la panchina che si rischiava la frittata con la sostituzione proibita. Quel ragazzo farà 26 anni a giugno, quando con ogni probabilità indosso avrà una maglia di un colore diverso, ma i tifosi della Roma sperano solo per poche settimane.

Pellegrini con la maglia azzurra
Pellegrini con la maglia azzurra / Jonathan Moscrop/Getty Images

La maglia azzurra che Lorenzo Pellegrini porterà con orgoglio durante l’Europeo e che promette di indossare per tanti anni viste le qualità tecniche e morali mostrate nei primi passi della carriera. In quattro giorni il prodotto del vivaio giallorosso si è meritato il rispetto di tutti gli addetti ai lavori oltre che l’amore sconfinato dei propri tifosi, che già lo consideravano una potenziale bandiera, ma che sull’argomento ci vanno con i piedi di piombo visto l’amaro epilogo della vicenda Florenzi.

In un ambiente che ha perso la testa, da Fonseca a Dzeko fino alla società tanto sbrigativa nel licenziare i due capri espiatori per il pasticcio di Coppa quanto lacunosa nel prendere posizione in un senso o nell’altro nella baruffa tra allenatore e (ex?) capitano, Pellegrini ha mostrato prima buon senso e lucidità e poi attaccamento alla maglia, giocando una partita da vero trascinatore nel “remake” contro i liguri. Come si dice in questi casi, la fascia non è solo un pezzo di stoffa, peraltro da un paio d’anni pure uguale per tutte le squadre, ma un simbolo da mostrare non solo per protestare con l’arbitro, ma per trascinare i compagni nei momenti difficili.

Fonseca e Pellegrini
Fonseca e Pellegrini / Silvia Lore/Getty Images

Il 7 giallorosso ha fatto esattamente questo peraltro in una partita in cui oltre al centravanti mancava pure l’ispiratore del gioco, ovvero Henrikh Mkhytarian. No problem, perché Pellegrini ha fatto pentole e coperchi con l’assist per il primo gol di Borja Mayoral, la percussione che per poco non vale il raddoppio poco dopo e poi la zampata liberatoria per il 4-3 dopo la rete dell’amico Verde. In mezzo tanta sostanza, tanto lavoro in fase difensiva e tante parole di conforto per i compagni che pure hanno tempestato la partita di errori. L’esultanza finale è stata composta e non rabbiosa, come si deve fare in un momento così.

La piena maturazione tecnica è ancora lontana, così come la definizione del suo ruolo esatto, che comunque non è sicuramente quello di regista, quella caratteriale sembra quasi completata. Del resto si sta parlando di un ragazzo sposatosi a 22 anni e padre a 23 e capace di mettersi alle spalle un’aritmia che per poco non lo costringeva al ritiro ad inizio carriera. Un ragazzo che ha già realizzato 20 gol in A in poco più di 140 presenze, un centrocampista moderno e con la testa sul collo, deciso ad affermarsi anche a livello internazionale. Se con la maglia della Roma dipenderà anche dal club, perché il contratto in scadenza nel 2022 non è stato ancora rinnovato e molto dipenderà giustamente anche dalle ambizioni della proprietà. L’unica certezza al momento sembra riguardare la fascia da capitano, che difficilmente tornerà sul braccio di Dzeko. Ma se il bosniaco resterà nella Capitale molto del merito potrebbe davvero essere delle capacità persuasive dell’amico Lorenzo.