Il protagonista | Domenico Berardi, l'alba della maturazione

Domenico Berardi
Domenico Berardi / Chris Ricco/Getty Images
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Quattro vittorie su quattro in trasferta, le ultime due senza reti al passivo, tre gare a porta chiusa e otto turni d’imbattibilità in campionato. Il Sassuolo aggiorna i propri record in Serie A e dopo quasi un quarto di stagione si ritrova in piena lotta per la Champions League. La società ha gettato la maschera, dichiarando di puntare alla qualificazione alla massima competizione europea per club, ma mentre i giornali si riempiono di tentativi di rispondere alla domanda se la squadra di De Zerbi è la nuova Atalanta, ad esaltare un meccanismo di squadra vicino alla perfezione sono le scelte dell’allenatore, quelle a monte del club in sede di mercato e la raggiunta maturità della stella più appariscente del gruppo.

A 26 anni compiuti, si può provare a dire con ragionevoli speranze di certezza che il calcio italiano abbia trovato un campione vero, sbocciato finalmente a tutto tondo dopo anni di discontinuità tecnica e bizze comportamentali. Domenico Berardi da Cariati si affaccia alla svolta della propria carriera, supportato da numeri incontrovertibili. Quelli relativi ai gol, innanzitutto, che non mentono mai: sono sette le realizzazioni dall’inizio della stagione tra Sassuolo e Nazionale, dove è reduce dai primi tre centri in carriera, tutti racchiusi in un mese e mezzo.

Quality Sport Images/Getty Images


In Serie A ha partecipato alle goleade contro Spezia e Crotone e poi messo il marchio decisivo contro Napoli e Verona. Il tutto condito con due assist, uno contro i liguri ed uno, preziosissimo, per Caputo nel 3-3 contro il Torino che ha salvato in extremis l’imbattibilità neroverde. Forse proprio quella contro i granata può essere vista come la partita della svolta, ancora potenziale, della stagione degli emiliani e del loro leader, finalmente capace di trascinare i propri compagni nei momenti più delicati delle partite fornendo l’esempio sul piano tecnico, e questo si sapeva, ma anche comportamentale.

Sì, perché il Berardi nervoso e non in grado di gestire le turbolenze del proprio carattere, il Berardi che non sapeva reagire alle difficoltà facendo appello solo alla propria classe pare aver lasciato il campo ad un giocatore maturo, magari meno spettacolare tra dribbling e doppi passi, magari capace anche di eclissarsi dalla partita per alcuni tratti della stessa, ma guida sicura del gruppo quando serve. A Verona si è avuta la riprova con quei due, decisivi palloni toccati, il cambio di gioco per il gol di Boga che ha sbloccato il risultato e la cavalcata per il contropiede che ha sigillato il risultato. Svezzato da Di Francesco, Mimmo-gol pare aver raggiunto la maturità nel calcio di De Zerbi, effervescente e propositivo, ma nelle ultime trasferte di Napoli e del “Bentegodi” anche abilmente utilitaristico.

Chris Ricco/Getty Images

Del resto si sta parlando di un calciatore potenzialmente totale, in grado di scardinare difese chiuse grazie alla propria tecnica, di stenderle con la tecnica in velocità e di scattare in profondità sul filo del fuorigioco, come nel gol con l’Italia in Bosnia. Quota 80 gol in Serie A è vicina e finalmente si sta alzando anche la media delle reti non realizzate su rigore. Affidarsi ancora ai numeri è un piacere, perché con appena un’ammonizione ricevuta in otto partite Berardi ha toccato il minimo storico di cartellini gialli nella propria carriera, un aspetto fondamentale per un giocatore che nella massima serie ha ancora più ammonizioni, 59, che assist, 51. Quando avverrà il sorpasso delle cifre il calcio internazionale sarà lieto di accogliere un nuovo campione, finalmente più genio che sregolatezza.