Il protagonista | Christian Eriksen e l'Inter, meglio tardi che mai
Per un giocatore nato nel giorno di San Valentino le metafore per la scintilla riscoppiata con il club di appartenenza proprio in prossimità della festa degli innamorati vengono fin troppo facili. Perché anche se il mercato deve ancora concludersi per il momento le certezze sono due e riguardano il fatto che Christian Eriksen completerà la prima stagione intera con la maglia dell’Inter e che il rischio di festeggiare da incompreso il 15 febbraio San Faustino, il giorno dei single, pare scongiurato.
In verità non è che gli appassionati delle qualità del fantasista di Middelfart siano tantissimi, perché se fosse stato così il divorzio dal mondo nerazzurro si sarebbe già consumato, appena un anno dopo un matrimonio che sembrava avere tutti i crismi della sfortuna, essendosi le due parti incontrate e sposate per 20 milioni solo poche settimane prima dello scoppio della pandemia. Si va quindi avanti per necessità, perché il momento del calcio in tutto il mondo è quello che è, impedendo ogni tipo di investimento oneroso se non per calciatori di livello assoluto e perché la situazione particolare dell’Inter non ha permesso al club di cedere il giocatore in prestito. Queste considerazioni hanno spinto Antonio Conte alla necessità di fare un regalo alla proprietà e a se stesso, perché provare a rigenerare un talento costato parecchio solo dodici mesi prima può fare bene a chi guarda i conti e a chi manda in campo i giocatori, in particolare se l’imperativo è quello di vincere il campionato.
Ecco allora l’idea meravigliosa di provare il danese triste da vice Brozovic. Non troppo originale, in verità, dato che la storia del calcio è piena di fantasisti che si sono riciclati in regia per i motivi più svariati, ma per il momento sembra che la trovata sia stata felice. Certo, non tutti gli avversari saranno arrendevoli e soprattutto poco aggressivi come il Benevento, ma più che il livello della prestazione a colpire nella serata dell’Inter è stata la determinazione con cui Christian ha giocato e quanto rapidamente il giocatore abbia capito l’importanza di essere più essenziale nel giocare rispetto alla vecchia posizione.
Perché sulla carta è solo questione di arretrare di una trentina di metri, ma in realtà se giochi davanti alla difesa o dietro le punte cambia molto a livello di mentalità e di gestione del pallone. Come è fondamentale capire i momenti della partita, quando è giusto gestire e quando bisogna giocare a uno o due tocchi. Ebbene Eriksen è sembrato un regista consumato oltre che di personalità nel farsi vedere dai compagni per impostare. Il resto, ovvero le qualità tecniche, non sono certo una sorpresa. La traversa presa di sinistro, la punizione insidiosa da cui è nato l’autogol che ha sbloccato la partita e l’intesa sui movimenti di Hakimi ne sono la dimostrazione.
Così come è noto che nel calcio può bastare una scintilla, a proposito di amore, per cambiare tutto e quella potrebbe essere scoppiata nella punizione del derby di Coppa Italia. Nella notte in cui il mondo intero ha parlato di Ibrahimovic e Lukaku l’Inter potrebbe aver scoperto un capitale che sembrava disperso e Conte un asso nella manica nella corsa allo scudetto. Una minaccia per tutte le concorrenti. E forse un po’ anche per Brozovic…
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