Il Milan alla ricerca di certezze: il punto sulla squadra rossonera
Il Milan è in crisi. Il derby con l'Inter poteva servire a uscirne, a cercare una strada diversa, magari più impervia, per trovare una soluzione. I rossoneri hanno cambiato approccio, hanno scelto consapevolmente di consegnare campo ai loro avversari e sono crollati al colpo di Lautaro, senza mai essere pericolosi in fase offensiva.
Un Milan diverso nel modulo, negli interpreti e nell'atteggiamento che, come sottolineato da alcuni nello spazio postpartita dedicato da Dazn, ha rinunciato alla sua identità per provare a vincere in modo completamente nuovo. Non ci è riuscito per la settima volta negli ultimi sette incontri stagionali in tutte le competizioni. Gli aspetti da migliorare sono tanti e si è aggiunta un'altra domanda: questo nuovo approccio può rappresentare una via per uscire dalla crisi?
Può, ma è una strada in salita che, come detto da Pioli ieri sera ai microfoni di Dazn, non vanificherebbe il lavoro svolto finora dal tecnico. Tra le risposte più interessanti fornite dall'allenatore del Milan riguardo alla prestazione c'è la spiegazione del cambio modulo: "Non è stato complicato. I ragazzi hanno lavorato in settimana con convinzione. È evidente che nell'ultimo periodo non siamo stati compati e solidi in fase difensiva. Per affrontare un avversario così, ho pensato alle posizioni giuste da prendere. L'errore è non riuscire a palleggiare, a muovere la palla e quindi nel primo tempo siamo stati obbligati a fare troppa fase difensiva. Nel secondo tempo abbiamo fatto vedere che possiamo giocare un calcio più offensivo".
Compattezza e solidità attraverso un uomo in più in difesa, assicurando idealmente più copertura all'area di rigore e alle zone delicate della propria metà campo; regalando però di conseguenza spazio di manovra per l'accerchiamento a cui Inzaghi ha sottoposto Pioli durante tutto il primo tempo. Il parziale (e poi il risultato finale) è stato di 1-0, ma avrebbe potuto essere leggermente più ampio. Il gol vittoria di Lautaro Martinez è arrivato di testa su corner, sottolinenando ancora la fragilità sulle palle inattive dei rossoneri, ma sarebbe potuto arrivare sul tiro mancino dell'argentino miracolosamente parato da Tatarusanu, sul colpo di testa dopo il cross di Skriniar, sullo stop leggermente lungo di Dimarco allo scadere della prima frazione.
"Un avversario così" è un avversario in salute che ha superato diverse crisi non rinunciando mai alla propria identità, un avversario forte (esattamente come il Milan), che ha saputo venir fuori dalle sue mancanze puntando sugli elementi in rosa che si sono dimostrati all'altezza del compito assegnatogli. I rossoneri, sia per un mercato probabilmente sbagliato o comunque troppo futuribile e poco pronto, si sono trovati in estrema difficoltà nel sostituire gli assenti e nel dare nuova linfa con altri interpreti al proprio gioco. Origi non è stato all'altezza, De Ketelaere, Adli, Pobega e Vranckx non sono stati chiamati in causa, con Thiaw che ha invece disputato soltanto gli ultimi 20 minuti.
L'Inter ha trovato le prestazioni positive di Onana, Acerbi, Dimarco, Darmian, Mkhitaryan, Dzeko, usciti fuori dopo le assenze o il momento negativo di Handanovic, De Vrij, Gosens, Brozovic e Lukaku. Il Milan non ha avuto alternative valide per sostituire Maignan, Tomori, Kalulu, Bennacer e Giroud. Mai come ora, i punti fermi di Pioli restano fondamentali per uscire dalla crisi.
"Da allenatore ho chiara la situazione. Sono sicruo che se avessimo giocato nostro calcio, saremmo andati più in difficoltà. Non abbiamo la solidità e le distanze di prima. Dobbiamo fare meglio tante cose. Abbiamo messo più densità, ritrovato un po' di solidità, ma non si può rinunciare a essere offensivi. Credo bisogna vivere i momenti e questo non significa buttar via il lavoro precedente".
"Sono sicuro che se avessimo giocato il nostro calcio, saremmo andati più in difficoltà". E molto probabilmente è vero. Kalulu non sta attraversando un momento positivo, Tomori è out per infortunio, e per difendere con aggressività a decine di metri dalla porta contro un'Inter così, servono velocità e brillantezza. Tonali, senza il collega Bennacer, diventato in questo ultimo anno determinante tanto quanto il talento italiano, non riesce a reggere il peso di manovra difensiva e offensiva da solo. Non riesce, soprattutto, a organizzare ripartenze e trame con qualità.
Il Milan non è riuscito a palleggiare per diminuire la pressione e passare nella metà campo avversaria con calma. In alcune fasi sembrava occorresse ripartire subito, in altre tenere la sfera per far respirare una difesa in affanno. Qualche miglioramento si è visto con l'ingresso di Brahim Diaz, che ha occupato la posizione di trequartista, come riferito da Krunic nel postpartita, garantendo un uomo libero qualche metro più avanti e disturbando con efficacia la manovra nerazzurra grazie al suo pressing rapido.
L'Inter ha giocato peggio, ma il Milan non è comunque riuscito a creare occasioni pericolose. Quella più importante, ma comunque potenziale perché i rossoneri non sono nemmeno arrivati al tiro, è arrivata dopo un errore in impostazione degli avversari.
Errore di Skriniar a ridosso dell'area del Milan, ripartenza istantanea dei rossoneri con il filtrante di Brahim per Leao. Solita cavalcata del 17 che prende campo, rientra e con intelligenza serve Olivier Giroud, stop sbagliato del francese e chiusura ottima di Francesco Acerbi. "L'occasione" più importante Pioli l'ha avuta con il peggior Rafael Leao degli ultimi tempi, alla seconda esclusione consecutiva in Serie A.
Sembra giusto sperimentare con criterio per provare nuove soluzioni, un po' meno rinunciare al miglior giocatore della squadra che nella precedente stagione ha dominato la corsa Scudetto e che, anche fuori posizione, anche in 30 secondi su 95 minuti, può cambiare il volto di un gruppo in difficoltà. Un mese dopo l'ultima faticosa vittoria (a Salerno per 2-1) il Milan ha le stesse certezze di sempre. Nessuno ha rubato l'occhio o messo in discussione la titolarità dei calciatori fuori forma. Pioli è alla ricerca della solidità, con la speranza magari di essere stupito da qualcuno delle seconde linee.