Il mercato dei tifosi: i club devono assecondare i malumori del pubblico?
Il maggio 1990 il procuratore Antonio Caliendo rivela che il suo assistito, Roberto Baggio, si sarebbe trasferito alla Juventus. Sono passate solo poche ore dall'annuncio, ma i tifosi della Fiorentina si sono già riversati nelle strade per manifestare. Non riescono infatti a concepire come l'idolo della loro squadra possa trasferirsi proprio dagli acerrimi rivali bianconeri, così sfogano la loro rabbia tra le vie del centro, dando vita a delle vere guerriglie urbane.
Non furono solo pochi gruppetti di facinorosi, tutti coloro che amavano la Viola quel giorno scesero nelle piazze in segno di protesta. Il motivo per cui l'ira dei fiorentini fu così cieca è da ricondurre probabilmente alla repentinità del trasferimento: un giorno Baggio c'era, quello dopo non c'era più.
All'epoca non c'erano i social e i giornali non avevano la copertura capillare dei nostri giorni, quindi le notizie di calciomercato arrivavano spesso ad affari già conclusi e con le scartoffie depositate in Lega.
Oggigiorno invece, purtroppo o per fortuna, l'affermazione di Internet ha aumentato esponenzialmente il numero di news che giungono ogni giorno alle orecchie dei tifosi. Le testate online riportano ogni rumours pur di dare lo scoop. Spesso si tratta di semplici suggestioni, di voci di corridoio; altre volte però sono trattative ben avviate o addirittura in procinto di essere chiuse.
Dal semplice interessamento - o "sondaggio" per dirlo in gergo - al momento della firma: i tifosi possono essere partecipi di ogni tappa del concordato. Potremmo dunque dire che quello del 2022 è un calciomercato allagato dall'immane mole di notizie e allungato nelle tempistiche percepite dall'appassionato.
Di conseguenza, in questo iter di calciomercato il tifoso ha l'opportunità di esprimere il proprio sentiment. Ci sono ad esempio i romanisti che non vedono l'ora che arrivi Belotti, oppure i napoletani che sperano di non veder partire altri pezzi pregiati della rosa. Tutti loro si "confidano" a Twitter, Instagram, Facebook o a qualsiasi altra piazza digitale. Ma cosa succede quando la loro opinione inizia a ricoprire un peso effettivo?
A pochi giorni dalla chiusura del calciomercato, l'Inter è ancora a caccia di un difensore che vada a completare il reparto. Non c'è bisogno che sia un profilo di livello internazionale: i titolari già ci sono, ai nerazzurri serve solo un buon rincalzo. Vista l'impossibilità nell'arrivare a Manuel Akanji del Borussia Dortmund, Marotta e Ausilio hanno scelto di ripiegare su Francesco Acerbi: giocatore esperto, affidabile e che, essendo finito ai margini della Lazio, può essere acquistato praticamente a zero. Ma c'è un problema: i tifosi non lo vogliono.
In queste ore sta infatti spopolando su Twitter l'hashtag #AcerbiNonLoVogliamo, che sta racchiudendo tutto il malumore degli interisti alla notizia dell'imminente accordo tra il club di Viale della Liberazione e il centrale. Ma come mai Acerbi non è il benvenuto? Il motivo risiede in quell'errore - con annesso sorrisetto amaro - che lo scorso anno regalò di fatto lo Scudetto al Milan. Il malcontento è montato così tanto che, secondo diverse testate, Marotta avrebbe abbandonato la trattativa per rivolgersi a Trevoh Chalobah del Chelsea.
È dai tempi della Superlega che noi addetti ai lavori ci chiediamo se il calcio appartenga effettivamente della gente comune e notizie come questa fanno ancora ragionare in questa direzione. Certo, il motivo per cui gli interisti non vogliono Acerbi è alquanto discutibile, eppure il suo mancato arrivo rimette nelle mani dei tifosi uno spicciolo di potere decisionale.
I token, tanto promossi da diverse società, sembrano soltanto un palliativo, un contentino offerto ai fan per illuderli di ricoprire chissà che importanza, ma che di fatto serve soltanto per monetizzare dalla loro passione. Allora i tifosi devono sempre più spesso rivolgersi alla rete per far sentire la propria voce e, quando Internet non è abbastanza, esprimono il dissenso sugli spalti come successo con il famoso cartellone anti-Ronaldo dei supporter dell'Atletico Madrid.
Le manifestazioni violente vanno ovviamente condannate, su questo non ci piove. Tuttavia, ben vengano le protese, gli striscioni, gli hashtag con cui gli appassionati possono manifestare le loro sensazioni. Nella speranza che i club diano loro ascolto, altrimenti alla gente resta veramente poco del calcio.
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