Il caso Mesut Ozil: quando il calcio diventa diplomazia

Mesut Ozil
Mesut Ozil / Robin Jones/Getty Images
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Ci sono volte nelle quali alcuni campioni dello sport spariscono dai radar per cali di prestazioni. Ci sono altre volte nelle quali calciatori, anche molto bravi, sono relegati alla panchina perché non rientrano nell'idea di calcio dell'allenatore. In altri casi un calciatore può essere tagliato fuori perché non sta passando un bel momento. Tutti questi casi sono molto comprensibili, ma ciò che non può e non dovrebbe esistere è che un bravo calciatore, con un Mondiale in bacheca, con un'esperienza nei maggiori club d'Europa, venga tagliato fuori dal campo solo perché ha osato esprimere una sua idea. Idea, che può essere condivisa o meno, ma che sicuramente non era di violenza, anzi, idea che non ha violato alcuna legge e soprattutto un'idea esposta nella sfera privata e non in campo.

Questo è ciò che probabilmente sta succedendo a Mesut Ozil. Tutto è iniziato quando ha postato sulle sue pagine social un commento circa il terribile trattamento riservato ai musulmani dal Regime Cinese. "Bruciano i loro corani, chiudono loro le moschee, proibiscono l'apertura di scuole islamiche..." queste sono parti delle parole da lui pubblicate. Ora al di là dell'essere d'accordo o meno, se questa fosse la vera causa per la quale non fanno più giocare Ozil, sarebbe una sconfitta per lo sport e per un paese libero e democratico come il Regno Unito. Il calcio di fatto è un lavoro per chi vive di quello, sarebbe dunque come se chiunque di noi fosse licenziato dal posto di lavoro solo perché ha espresso una sua visione politica o etica, al di fuori del luogo lavorativo. Cosa che di fatto facciamo sempre, basti passare davanti ad un bar di paese la domenica.

Sarebbe di fatto assurdo punire Ozil per un messaggio che sicuramente era a fin di pace, volto a spronare affinché certe discriminazioni non si perpetuino, quando i social sono bombardati costantemente di messaggi d'odio a sfondo razziale che al 99% dei casi rimangono impuniti. Ma se da una parte il calciatore è stato tagliato fuori, dall'altra un grande professionista si è schierato dalla sua parte: Wenger. "Non so cosa gli stia succedendo con l'Arsenal, però mi dispiace, Ozil è campione del mondo ed un calciatore incredibile". Non gli si può dar torto, il tedesco è un fantasista capace di tirar fuori giocate sublimi e di fornire assist che risolvono le partite. Lo avevamo lasciato al Santiago Bernabeu, quando uno stadio gremito si alzò in piedi contro il presidente Perez gridando a gran voce "Ozil no se vende", coscienti del fatto che sia un gran calciatore, come del resto lo sono i tifosi dei Gunners e quelli della nazionale tedesca. Solo con i Blancos ha realizzato 27 reti, 89 assist e ha collezionato tre titoli in bacheca.

È un bel personaggio, non è uno stro**o. Non fa interviste in cui parla male dei compagni o dell'Arsenal ed è un peccato che si sia creata questa situazione, perché perdono tutti. Ozil è in tribuna, la società lo paga e non c'è nessun vincitore". Ha ragione Podolski, ex compagno di Ozil, ad affermare quanto sopra. Di fatto la società continua a pagarlo, anche parecchio, e a non farlo giocare e sì, in questo stallo alla messicana nessuno vince anzi. E a quest'inquisizione alla quale è stato sottoposto, "il mago di Oz" non sembra intento all'abiura "Decido io quando vado, non le altre persone".

Chloe Knott - Danehouse/Getty Images

Non si è certi che Ozil sia lasciato in tribuna per quello che ha postato, la cosa certa è che si tratta di un gran calciatore. La cosa certa è che una delle conquiste più grandi dell'occidente è la libertà di pensiero e se questa fosse proibita senza che abbia leso alcun diritto altrui, saremmo davanti ad una grande ingiustizia. La cosa certa è che relegando alla panchina Ozil di fatto equivale ad avvalorare quanto da lui affermato.


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