La classe operaia va (quasi) in paradiso: l'Italia a Euro 2016
Il 2016 fu l'anno della storica visita di un presidente degli Stati Uniti d'America (Barack Obama) a Cuba dopo l'ultima nel 1928, mentre la scienza scoprì le onde gravitazionali. Ma nel caso dello sport, quello che a noi tocca più di tutto, fu l'anno degli Europei 2016 in Francia. Una manifestazione a cui l'Italia (o meglio i suoi tifosi) arrivò con disincanto visto che la Nazionale allenata da Antonio Conte, sulla carta, partiva molto dietro nelle classiche griglie della vigilia (considerando la disastrosa eliminazione ai gironi del Mondiale in Brasile 2014), talmente tanto che la Nazionale operaia, come venne ribattezzata, sfiorò l'impresa pur non arrivando neanche lontanamente in finale (e vinse il Portogallo di CR7).
Girone di media difficoltà il Gruppo E in cui furono inseriti gli Azzurri con Belgio, Svezia e Repubblica d'Irlanda. E visti i precedenti l'Italia non era neanche così convinta di superarlo con un attacco composto da Pellè ed Eder, con Zaza nelle retrovie. Sensazioni spazzate via dall'inattesa vittoria all'esordio contro il Belgio dei vari De Bruyne, Nainggolan e Lukaku: la squadra di Conte vincerà 2-0 contro tutti i pronostici grazie ai gol di Giaccherini e Pellè, replicando anche contro la Svezia, battuta 1-0 dalla rete nel finale di Eder. Arriverà una battuta d'arresto con l'Irlanda, capace di batterci 1-0, ma non basterà per togliere il primato del girone all'Italia, che quindi vola agli ottavi di finale.
E subito arriva l'ostacolo che appare insormontabile: la Spagna di Del Bosque e dei vari David Silva, Iniesta, Sergio Ramos e Piquè. Anche qui, alla vigilia speranze zero. Ma zero saranno le reti delle Furie Rosse, e due quelle degli Azzurri per un successo 2-0 come quello all'esordio contro il Belgio: sblocca Chiellini nel primo tempo, poi il raddoppio di Pellè in pieno recupero. Il cuore della Nazionale operaia trascina il Paese e, inoltre, mette fine allo stratosferico ciclo della Spagna Campione d'Europa e del Mondo. Noi voliamo ai quarti di finale, ma nello squilibrio del tabellone dalla parte dell'Italia (praticamente mancavano solo il Brasile di Pelè e l'Argentina di Maradona), c'è anche la Germania.
Ai quarti di finale, stavolta, ci arriviamo convinti di potercela giocare con tutti. Cosa che effettivamente accadrà anche contro lo spauracchio teutonico (ma forse il discorso è al contrario...). Italia-Germania, in barba alla storia, va come sembra debba andare: la Die Mannschaft all'attacco e gli Azzurri in difesa, fino al 65' quando Ozil firma il vantaggio. Sembra l'inizio della fine, ma poco dopo un mani in area di Boateng ci dona un calcio di rigore che Bonucci realizza. L'1-1 regge anche nei supplementari, si va ai fatidici rigori.
La lotteria comincia con le reti di Insigne e Kroos, ma l'indegno balletto di Zaza (entrato appositamente per calciare i rigori) e il pallone a lato della porta difesa di Neuer segnano il primo possibile punto di svolta. Che incredibilmente arriverà in favore degli Azzurri visti gli errori di Muller e Ozil per i tedeschi e il gol di Barzagli. Assurdo, l'Italia è avanti. Ma poi sul dischetto si presenta Pellè, fin lì l'eroe della spedizione azzurra: l'attaccante salentino ha la felice di idea di sfottere Manuel Neuer mimando il cucchiaio. Quel pallone, calciato normalmente, finirà fuori, rimettendo la squadra di Low in parità dopo il gol di Draxler. La Germania vedrà un solo altro errore, di Schweinsteiger, mentre l'Italia raddoppierà con Bonucci e Darmian. Sarà Hector, poi, a dare il colpo di grazia agli Azzurri. La Nazionale operaia, purtroppo, si fermerà su quelle scale che portavano al paradiso... e che i ragazzi di Antonio Conte avrebbero meritato di percorrere fino in fondo.
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