Il bilancio dei primi mesi di Petrachi alla Roma

Emilio Andreoli/Getty Images
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Il pallone non rotola e il mercato non può riprendere alla sua solita maniera, in attesa che passi l'emergenza coronavirus e le cose, anche nel calcio, possano finalmente tornare alla normalità. Ma in questo periodo che ha visto tanto tempo a disposizione per riflettere su rose, bilanci, prospettive e mosse per il futuro, è possibile fare un bilancio, almeno parziale, sull'operato di Gianluca Petrachi al "timone" della Roma.

Emilio Andreoli/Getty Images

L'arrivo in estate del direttore sportivo, "prelevato" dal Torino dopo una lunga querelle con il presidente Urbano Cairo, ha - se così si può definire - un errore di fondo. Petrachi avrebbe dovuto portare con sé Antonio Conte, che ha poi scelto la panchina dell'Inter. Ma il compito del dirigente leccese, grande amico del tecnico, era sostanzialmente uno, a prescindere dal double tecnico: ricostruire le macerie lasciate alla Roma da Monchi.

Paolo Bruno/Getty Images

E il compito non era propriamente dei più facili, in una piazza delusa dall'ennesimo obiettivo fallito e sconvolta dalle modalità dell'addio di Daniele De Rossi e Claudio Ranieri, due beniamini dei tifosi romanisti. Ma Petrachi si è rimboccato le maniche ed ha avviato il suo processo di trasformazione, cominciando dalla testa dei giocatori, che viene prima delle qualità tecniche. Sul mercato è riuscito a sfoltire la rosa cedendo - anche se solo in prestito - Olsen, Nzonzi e Karsdorp, tre degli scudieri portati dal ds spagnolo tornato nella sua Siviglia.

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Alleggerire il monte ingaggi mantenendo alta la competitività, questo il mantra che si ascolta da anni. A Petrachi sarebbe servita una vera e propria magia per liberarsi di Fazio, Pastore e Juan Jesus, con i due difensori che non sono titolari e percepiscono un ingaggio monstre per le casse giallorosse, e l'argentino ex Psg che avrebbe sì le qualità tecniche per essere un perno della trequarti, ma ha ancor di più la capacità di infortunarsi a ripetizione. Sul fronte acquisti ha azzeccato i prestiti di Chris Smalling ed Henrikh Mkhitaryan, così come la scelta felice di prendere due centrocampisti come Amadou Diawara e Jordan Veretout. Male in attacco, dove Nikola Kalinic non ha inciso e verrà rispedito al mittente. Per quanto riguarda il portiere, Pau Lopez, per cui ha speso 30 milioni, il giudizio è sospeso: alcuni grandi interventi, ma anche un paio di incertezze gravi.

Il bilancio parziale dell'operato di Petrachi alla Roma non può essere sufficiente, visto che l'obiettivo Champions appare una chimera, ma non per incapacità. Il diesse, per plasmare un Torino (a sua immagine e somiglianza) tornato a livelli più alti, ha avuto bisogno di un fisiologico lungo lasso di tempo: cosa che in giallorosso non avrà, vista la diversità della piazza e delle ambizioni. Ma per poter dire con certezza se può essere promosso o bocciato, serviranno almeno un paio di sessioni di mercato. Che sfortunatamente (oppure no) non sarà più come quello a cui il calcio era abituato.

Enrico Locci/Getty Images

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