Il Bayer Leverkusen del 2002: una stagione da sogno con un risveglio da incubo
Primo luglio 2001. Nessuno lo poteva neanche minimamente immaginare, ma in quella data aveva inizio la stagione da sogno del Bayer Leverkusen. Quel giorno, infatti, i dirigenti delle Aspirine, soprannome che deriva dalla casa farmaceutica che dà il nome alla squadra (Bayer), annunciano ufficialmente l'ingaggio di Klaus Toppmoller come nuovo allenatore, colui che li guiderà a un passo dal Paradiso. L'ex attaccante tedesco, all'epoca, arrivava a Leverkusen dopo un anno sabbatico a seguito della positiva esperienza con il Bochum, portato fino agli ottavi di Coppa UEFA nel 1997/1998 (l'anno di Inter-Lazio).
In quella stagione, Toppmoller si trova tra le mani una squadra piena di giocatori giovani e talentuosi che, poi, avrebbero scritto la storia come Lucio, Zè Roberto, Micheal Ballack e Dimitar Berbatov, senza dimenticare due nazionali tedeschi come l'attaccante Oliver Neuville e il centrocampista Bernd Schneider o il portiere rigorista (finalista col Bayern Monaco nel 2010), Hans-Jorg Butt. Una squadra che, nelle stagioni precedenti, si era classificata sempre tra le prime, sfiorando il Meisterschale nel 1999-2000 quando era arrivata a pari punti col Bayern Monaco, perdendo per la sola differenza reti. Un gruppo importante, dunque, ma su cui nessuno avrebbe puntato un centesimo.
Nel girone d'andata, però, dopo aver visto alternarsi in vetta Kaiserslautern, Borussia Dortmund e il solito Bayern Monaco, il Bayer Leverkusen lo chiude da prima della classe, portandosi a casa il trofeo simbolico di campione d'inverno. Parallelamente le Aspirine passano la prima fase a gironi di Champions, aggiudicandosi il secondo posto dietro al Barcellona, in un raggruppamento che vedeva protagonisti anche Lione e Fenerbahce e, successivamente, anche il secondo turno di gironi. Dopo la prima sconfitta, 4-0 con la Juventus, infatti, il Bayer riuscirono a finire al primo posto, davanti a Deportivo La Coruna, Arsenal e, appunto, bianconeri. Inoltre, i rossoneri sconfissero per 3-0 il Monaco 1860 ai quarti di finale della DFB Pokal, la coppa nazionale.
In primavera, a sorpresa, il Bayer, quindi, si ritrovò ancora in corsa per tutte e tre le competizioni, ma la favola non si fermò a quel punto, anzi. Dopo esser stati superati dal Borussia Dortmund, infatti, i rossoneri non solo si ripresero la vetta della classifica con un netto 4-0 nello scontro diretto, ma distanziarono i rivali di 4 punti quando, ormai, mancavano appena 4 giornate alla fine. In Champions League, invece, le Aspirine rischiarono l'eliminazione, ai quarti, per mano del Liverpool, riuscendo, però, a rimontare l'1-0 al ritorno, vincendo 4-2. In semifinale, poi, i ragazzi di Toppmoller riuscirono nell'impresa di estromettere dal torneo il Manchester United di Sir Alex Ferguson, aiutandosi con la regola dei gol fuori casa. In DFB Pokal, infine, il Bayer eliminò, nel derby, il Colonia, dopo i tempi supplementari.
Quella stagione 2001/2002 sembrava un sogno. Il Bayer Leverkusen, contro ogni pronostico, stava scrivendo la storia, diventando la prima squadra tedesca a centrare il Triplete, nonchè una delle pochissime a farcela fino ad allora. Mancava tagliare il traguardo e le Aspirine avrebbero portato a casa, in un sol colpo, più trofei di quanto ne aveva mai vinto il club in 98 anni di storia (in bacheca, ancor oggi, una Coppa UEFA e una coppa di Germania). I sogni, tuttavia, come tutte le cose, hanno una fine. Nessuno dei tifosi rossoneri, a quel punto, però, poteva mai aspettarsi il risveglio da incubo che aveva in mente il destino per la loro squadra.
Nelle ultime partite della Bundesliga, infatti, il Bayer, inspiegabilmente, si ferma. Raccoglie solo un punto in tre giornate, dilapidando il vantaggio di 4 punti sul Borussia Dortmund che, così, li supera e, vincendo l'ultima, festeggia il suo sesto Meisterschale. Sfumato il titolo nazionale, però, ci sono ancora le coppe. L'11 maggio, una settimana dopo la fine della Bundesliga, il Bayer Leverkusen affronta lo Schalke 04 nella finale della DFB Pokal. Il primo tempo si chiude 1 a 0 a favore delle Aspirine che, come se rivivessero in una partita il campionato appena concluso, mollano nella seconda frazione di gioco, facendosi rimontare e dovendo dire addio anche alla coppa nazionale.
Restava solo la finale di Champions League all'Hampden Park di Glasgow. Di fronte il Real Madrid dei Galacticos, una squadra che poteva vantare la presenza nelle sue fila di Hierro, Raul, Roberto Carlos, ma, soprattutto, Luis Figo e Zinedine Zidane, acquistato l'estate precedente dalla Juventus. Se le Aspirine avessero vinto avrebbero potuto festeggiare, seppur con l'amaro in bocca per il Triplete mancato, la storica vittoria del trofeo per club più importante d'Europa. Se, però, avessero perso anche quella finale, una stagione che, fino a qualche settimane prima, sembrava perfetta si sarebbe trasformata immediatamente in fallimento. La pressione nei giocatori guidati da Toppmoller, dunque, era enorme.
15 maggio 2002. Alle ore 20:45 le due squadre scendono in campo, senza dare nemmeno uno sguardo, per scaramanzia, alla Champions League decorata, per l'occasione, con fiocchi bianchi da una parte e rossoneri dall'altra, i colori delle due compagini. Ottavo minuto. Roberto Carlos batte una rimessa laterale da centrocampo, dando forza, con le braccia, al pallone in modo da servire Raul alle spalle dei difensori delle Aspirine. Lo storico numero 7 blanco sfrutta al migliore dei modi l'originale assist del compagno con un tiro mancino al volo che beffa Butt finendo lentamente in rete. Sono passati solo 8 minuti e i tifosi del Bayer temono il crollo.
Passano, però, 5 minuti e, al 13', l'arbitro assegna una punizione da sinistra che Schneider, data la distanza dalla porta, batte cercando la testa di un compagno. La palla arriva all'altezza del dischetto, dove, esaudendo le preghiere del centrocampista tedesco e dei tifosi rossoneri, sbuca la testa di Lucio che anticipa il suo marcatore e gira in rete il cross. 1-1. I tifosi del Bayer si sentono rinascere. Quei 5 minuti in svantaggio sono stati interminabili secondi d'apnea da cui pensavano non sarebbero riemersi.
Proprio quando il primo tempo stava per svolgere al termine, però, arriva la nuova doccia gelata. Solari serve Roberto Carlos, sì ancora lui, sulla corsa. Il laterale mancino, vistosi recuperato dal dirimpettaio, alza uno strano campanile che si abbassa verso il limite dell'area. Lì, completamente solo, si trova Zinedine Zidane, il giocatore più talentuoso, assieme a Luis Figo, di tutta la rosa madrilena. Il francese, destro di piede, si coordina alla perfezione e calcia al volo di sinistro, mettendo a segno uno dei gol più belli della storia della Champions League, se non il migliore in assoluto. Lì, probabilmente, Toppmoller, e con lui i suoi tifosi, capiscono che il destino, beffardo, li ha voluti illudere per, poi, farli cadere, vittime prescelte per mostrare, una volta di più, il valore tecnico di un giocatore incredibile quale è stato Zidane.
Il Bayer, infatti, cerca in tutti i modi il 2-2, dando l'anima nel secondo tempo e creando occasioni su occasioni. Durante una di queste, Berbatov si allunga, riuscendo a girare il pallone verso la porta. "E' fatta" avranno pensato i tifosi del Bayer, ma un giovane Casillas, entrato per l'infortunato Cesar, salva con i piedi. La regia scozzese mostra, così, una supporter delle Aspirine che, prima, si dispera, mettendosi le mani davanti agli occhi, quasi a non voler più guardare e, poi, sfoga la sua frustrazione, gridando, probabilmente: "Non è possibile". Nel corner successivo, come se non bastasse, l'estremo difensore del Real compie un altro miracolo, ancora sul futuro centravanti del Manchester United. L'arbitro, lo svizzero Meier, alla fine fischia tre volte. Tutti i giocatori dei Blancos vanno ad abbracciare Zidane, mentre quelli del Bayer cadono sulle proprie ginocchia, in lacrime. Ripensando, forse, a quello poteva essere, ma che non è stato.
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