Il 4-3-3 di Pioli: come cambia il Milan con il nuovo modulo

Stefano Pioli
Stefano Pioli / James Williamson - AMA/GettyImages
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Dopo la pesante sconfitta europea contro il Chelsea, il Milan ha rialzato la testa alla grande in campionato battendo la Juve. Nei momenti di difficoltà i rossoneri hanno saputo sempre rialzarsi e anche in questa occasione non hanno tradito le attese, merito di un grande spirito di reazione, grande maturità ma anche di alcuni accorgimenti tattici rivelatisi azzeccati da parte dell'allenatore. Dopo gli infortuni di Saelemaekers e Messias, e con Florenzi ancora ai box per parecchio tempo, Stefano Pioli ha deciso di cambiare pelle al suo Milan, sia in alcuni interpreti sia nel modo di stare in campo. L'aggiunta di un equilibratore in mezzo al campo (Krunic o Pobega) e lo spostamento sulla fascia destra di un jolly come Brahim Diaz, sono stati due elementi chiave nella vittoria contro i bianconeri.

Il Milan con il nuovo modulo: chi può beneficiarne

Il malagueño può essere la soluzione ideale per ovviare alle momentanee lacune a destra, in quanto è capace di adattarsi alle esigenze della squadra di leggere gli avversari e i vari momenti della partita. Inoltre la sua qualità, la sua bravura nello smarcamento e la sua abilità nel creare superiorità numerica, sono elementi che Pioli ha sempre apprezzato nell'economia del gioco rossonero. Se Brahim può considerarsi un giocatore "rispolverato" in questa nuova veste, questo cambiamento tattico può portare benefici anche a chi è stato poco - o quasi per nulla - utilizzato fino a questo momento. Pobega, Vranckx e Adli sono i destinatari principali di questo cambiamento, anche perché in tempi non sospetti Pioli ha evidenziato come il suo centrocampo fosse composto da giocatori più adatti a un centrocampo a tre che a due. E anche De Ketelaere potrebbe trarre giovamento da questo nuovo schieramento tattico, in quanto potrebbe essere risparmiato dai compiti più stringenti del trequartista puro ma potrebbe essere libero di svariare e trovare la sua giusta collocazione in campo.

Insomma, un cambiamento nelle idee prima ancora che nei principi tattici. Sempre per mano dello stratega Pioli.