Ibrahimovic: "Ho paura del ritiro. Responsabile per il Milan, ma vicino al Napoli"
Zlatan Ibrahimovic si è raccontato ai microfoni di Radio Deejay. Dall'autobiografia alla Champions League sfumata con il Milan, passando per il sogno Scudetto e la vecchia esperienza nella Major League Soccer con i LA Galaxy.
AUTOBIOGRAFIA - "Non ho raccontato tutto, ci sono ancora tante cose da dire. Ho speso tanti soldi in Ikea, merito una piccola quota dell'azienda. Non ci sono regole nel gioco. Provo sempre a essere me stesso. Non credo di fare apposta, il mio atteggiamento è naturale. In campo sono tranquillo, poi trovi il tuo modo di fare le cose. Sono fiducioso perché credo in me stesso. Poi chi parla deve dimostrare. Prima dei programmi negli USA mi mandavano le domande ma non mi piaceva perché preferisco le risposte spontanee: così attacchi o difendi. Oggi il rapporto con i difensori è tranquillo, prima era una bomba: non sapevo se perdevo la pazienza o ero tranquillo. Oggi è più tranquillo e so controllarmi. Oggi hanno molto più rispetto di me mentre prima i difensori mi attaccavano e non avevano rispetto. C'è qualche difensore di vecchia generazione come Chiellini. Lo stimo e mi piace quando c'è un po' di guerra così mi sento vivo".
CHAMPIONS LEAGUE - "Siamo delusi dall'uscita della Champions League, mi dispiace tanto e ci dispiace tanto ma lotteremo per vincere lo scudetto. Faremo di tutto per vincerlo e non molliamo. Nel fallimento esiste anche il successo, cresceremo e prenderemo esperienza".
RESPONSABILITA' - "Ora sono molto concentrato. So cosa serve per caricarmi. Ho responsabilità davanti ai miei compagni. Loro mi guardano perché parlo in campo e nello spogliatoio. Si sentono protetti ma devono prendersi le loro responsabilità e crescere. Leao si è convinto da solo a correre però, non è venuto da me. Non correva, ho provato ma non trovavo un contatto mentale con lui. Non riuscivo ma nel precampionato è esploso e partito da solo".
INFORTUNI - "Avevo 35 anni quando mi sono rotto il ginocchio. E' tutta una questione di mentalità. Quando era successo tutti mi davano per finito. Quando mi dicono ste cose è come mettere la benzina sul fuoco, mi sono messo degli obbiettivi. Volevo tornare forte ma non sapevo come sarebbe andata".
NAPOLI - "Ero in America e Mino mi diceva di tornare a giocare in Europa, in Italia. In quel momento ho guardato un documentario su Maradona, i tifosi erano una cosa incredibile. Avevo parlato con il Napoli e il giorno che dovevo firmare hanno mandato via Ancelotti. Mi aveva convinto, era tutto fatto. Avevo parlato tanto con lui e il giorno che è andato via mi sono sentito tanto insicuro. Poi è arrivato il Milan"
PAURA DEL RITIRO - "Il programma era andare a Napoli per 4 mesi, vincere lo Scudetto e tornare in Svezia. Le cose invece sono andate bene al Milan e sentivo la voglia di giocare e ho deciso di prolungare il contratto. Non avevo parlato con mia moglie e sono andato sulla passione. Ho paura di ritirarmi".
MLS - "Il calcio americano è fatto di tanta pubblicità e marketing. Non hanno una base per creare talenti. Ho fatto vedere io come si giocava seriamente, ora sono tornati a giocare a baseball. Il regolamento è difficile. Andavo in spiaggia a giocare perché c'era meno pressione. Potevo andare senza maglia e sentirmi normale e giovane in spiaggia con gli altri bambini".
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