Hristo Stoichkov, il Pallone d'Oro bulgaro

Hristo Stoichkov
Hristo Stoichkov / 90min
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Oggi la nostra dedica ed il nostro settimanale sono incentrati su quello che può tranquillamente definirsi il miglior giocatore bulgaro della storia calcistica, Hristo Stoichkov. Giocatore sempre decisivo, dal carattere scontroso e quasi ribelle, trequartista o attaccante, certamente uno dei giocatori balcanici più forti di sempre. Pallone d'Oro '94, capocannoniere Mondiale USA nello stesso anno e trascinatore del Barcellona di Cruijff: scopriamo chi è stato Hristo Stoichkov.

Classe '66, nasce a Plovidv da un'umile famiglia di operai che, come tutta la Bulgaria, vive nella miseria e nella povertà, venendo denigrata e spesso ignorata dalle attenzioni del regime Sovietico che governa e controlla l'ampia zona dei Balcani. Il giovane Hristo si dimostra sin da subito un combattente, arruolandosi nell'esercito e diventando maresciallo: ma la sua passione è un'altra. Il calcio. Ed allora eccolo crescere, sviluppare doti tecniche invidiate da chiunque ed affermarsi a livelli altissimi: nasce il giocatore bulgaro più forte di tutti i tempi.

Hristo Stoichkov
Hristo Stoichkov / Getty Images/Getty Images

Trascorre le giovanili nel Marista Plovdiv (squadra del villaggio natale) e si trasferisce per due stagioni all'Hebros, dove mette assieme 32 presenze e 14 gol. Niente male per un appena sedicenne in cerca di fortune. Non passa sicuramente inosservato: nell'estate del 1984 viene acquistato dal CSKA Sofia a soli 18 anni e trascorre nella capitale bulgara gli inizi di carriera, dal 1984 al 1990. 119 presenze, 81 reti, con media realizzativa di 0.68 gol a partita. Hristo è pronto al salto di qualità e di categoria, ma caratterialmente si dimostra fragile, irascibile, eccessivamente poco pacato. Emblema del suo carattere particolarmente acceso quanto lunatico è la finale di Coppa di Bulgaria del 1985, contro gli eterni rivali del Levski Sofia: mentre nella finale di andata Stoichkov mette a segno un poker nel 5-0 finale, la gara di ritorno mostra tutta la sua personalità ribelle, vedendolo protagonista in una rissa che porterà allo scioglimento delle due società da parte del Partito Comunista. L'attaccante viene prima radiato, poi squalificato per un anno e, infine, per soli sei mesi. Fortunato? Certo, ma quella lontananza dal campo di gioco gli costò il Mondiale messicano del 1986. Niente paura, il trequartista bulgaro vive questi mesi in un collegio militare, uscendone ancora più forgiato, caratterialmente e fisicamente. La voglia di rivalsa lo porta a diventare campione nazionale con il CSKA Sofia per ben tre volte sui quattro campionati disputati dal suo rientro, divenendo nella stagione 1988-89 capocannoniere del campionato bulgaro per la prima volta, grazie alle 23 reti messe a segno. Ma le sue fortune avvengono in Europa: trascina la sua squadra fino alle semifinali di Coppa delle Coppe, segnando una doppietta monstre al Camp Nou e stregando un certo Cruijff, che negli anni lo volle nel suo Barcellona. Clamorosa fu quella doppietta, grazie ad un morbido pallonetto ed il classico Vasil Levski, un tiro potente e preciso, in diagonale. Ultima stagione col CSKA, altro riconoscimento: Scarpa d'Oro nella stagione 1989-90, dimostrandosi attaccante d'area di rigore, rapace e cecchino sotto porta, segnando più gol di tutti gli altri bomber europei (38), con vista su Barcellona.

Hristo Stoichkov ai tempi del Barcellona
Hristo Stoichkov ai tempi del Barcellona / Clive Brunskill/Getty Images

Inizi non semplici, frastornati, di difficile ambientamento. Stoichkov pare non trovarsi in Catalogna ed ancora dà sfoggio al suo carattere poco invidiabile: in occasione della finale di Supercoppa di Spagna contro il Real Madrid si rese infatti protagonista di un pestone rifilato all'arbitro Urizar Azpitarte in seguito alla decisione di quest'ultimo di espellere il proprio allenatore. Altra squalifica e, per sua fortuna, altra riduzione da 6 mesi a soli 10 incontri di campionato. La prima stagione scivola quindi via, nell'anonimato, sebbene il Barça vinca La Liga. Rapporto coi compagni che decolla a partire dal secondo anno di Stoichkov in terra spagnola: lega con Romario ed incanta la platea del Camp Nou partita dopo partita. Rimane al Barcellona per un totale di cinque anni, in cui colleziona 76 gol in 151 presenze (0.50 gol a partita), vincendo praticamente tutto. Cinque campionati nazionali ed una Coppa dei Campioni nel 1992 (protagonista con gol a Dinamo Kiev e Benfica, anno in cui sfiorò anche il Pallone d'Oro poi assegnato a Van Basten). 1993-94 è la stagione della consacrazione in maglia blaugrana: vince il quarto titolo consecutivo entro i confini nazionali, segna ben 20 reti in campionato e 7 nella massima competizione europea. L'apoteosi è vissuta in semifinale, col Porto: doppietta al Camp Nou e finale contro il Milan di Capello, privo di Costacurta e Maldini. Sembrava già fatta per gli uomini di Cruijff, ma quella notte di Atene in campo scese solo il Milan e campioni come Stoichkov, Romario e Koeman non replicarono più la vittoria di due stagioni prima. Poco importa, però, al trequarti bulgaro: arrivano i Mondiali, si vola negli USA.

Hristo Stoichkov e il Pallone d'Oro
Hristo Stoichkov e il Pallone d'Oro / GERARD JULIEN/Getty Images

Il ragazzo di Plovidv è decisivo in qualsiasi partita giocata dai Leoni. L'inizio è amaro ed il Mondiale si apre con una sonora sconfitta rifilata ai bulgari da parte della Nigeria. Ma, dal quel momento, si scatena il numero 8 del Barcellona e della Bulgaria: doppietta alla Grecia, gol decisivo all'Argentina per qualificarsi agli ottavi, gol anche al Messico ed alla Germania, durante il match valido per i quarti di finale. Vantaggio di Lotar Matthaus, ma Stoichkov vuole rendersi ancora protagonista: punizione magistrale di sinistro, dalla distanza, potente e precisa. 1-1, palla al centro e 1-2 segnato da Lethkov. Bulgaria in Paradiso, tra le prime quattro squadre del mondo. In semifinale la battaglia è tra titani: Stoichkov vs Baggio. Per nostra fortuna il duello venne vinto dal Divin Codino ma l'attaccante bulgaro ha modo di rifarsi e masticare meno amaro del previsto: arriva il Pallone d'Oro, massimo riconoscimento indetto da France Football al giocatore dell'anno in Europa. Primo ed unico bulgaro ad alzare il trofeo personale, Stoichkov rimarrà per sempre nella storia per quell'anno, il 1994, dominato da gennaio a dicembre, attraverso gol decisivi, punizioni, carattere da trascinatore e leader carismatico, al centro del progetto Barcellona, di cui era anche divenuto capitano.

Hristo Stoichkov e Zola con la maglia del Parma
Hristo Stoichkov e Zola con la maglia del Parma / Getty Images/Getty Images

Il rapporto in Catalogna torna a farsi difficile: Hristo non risponde presente in campo, va ai ferri corti col suo mentore, Cruijff, che è ancora allenatore del Barcellona e viene ceduto: ancora Italia nel destino del bulgaro. Dopo disattenzioni tattiche e comportamenti poco esemplari in terra spagnola, ecco quindi il volo per Parma, società che lo acquista per 12 miliardi di lire. Apoteosi tra la dirigenza e la città emiliana tutta: già si sogna il tandem d'attacco composto dal neo Pallone d'oro e da quel Gianfranco Zola già idolo delle folle. Ma il percorso lungo la Via Emilia durerà poco e sarà anche poco intenso: Nevio Scala, allenatore di quel Parma, relegherà spesso Hristo in panchina, preferendogli, nel suo 4-3-3, a volte Zola ed a volte il giovane Pippo Inzaghi. Quando gioca mette in mostra sprazzi di classe, ma è altalenante e la sua discontinuità si vede nei numeri: 23 match disputati in Serie A con sole 6 reti messe a segno. Viene ugualmente convocato per gli Europei '96 (come potrebbe essere altrimenti?), i suoi primi, e torna protagonista, sebbene la Bulgaria non riesca a replicare le fortune e le partite statunitensi. Dal canto suo, segna in tutte le tre gare del girone, ma alla fine passeranno Francia e Spagna. Critica pesantemente il club parmense e chiede la cessione immediatamente dopo la fine dell'Europeo.

DIMITAR DILKOFF/Getty Images

Dopo un solo anno, ecco il ritorno a Barcellona, ma non sembra più essere la stessa musica sentita, apprezzata, suonata e condotta dal 1990 al 1995: lega umanamente ed in campo con Ronaldo il Fenomeno, ma non sembra più essere un titolare. 36 partite al primo e sole 8 partite al secondo anno, con la "consolazione" della vittoria in Coppa delle Coppe nel 1997. Dopo ulteriori screzi con un altro allenatore, Van Gaal nella fattispecie, decide di tornare in patria, ma anche col CSKA Sofia le cose non cambiano ed inizia un peregrinare in Europa e non solo. Al-Nassr (dove si rese protagonista per aver strappato dalle mani di un compagno il pallone, per battere un rigore decisivo e vincere la Mercedes, premio promesso dal principe proprietario del club a chi avesse segnato il primo gol del match di Supercoppa), Kashiwa Reysol, Chicago Fire e DC United: queste sono state le avventure e le squadre ultime di Hristo Stoichkov, che dichiarò il proprio ritiro dal calcio nel 2003, spostando la propria passione dal campo di gioco alla panchina.

Genio e sregolatezza, piede mancino sopraffino col quale poter impostare e dettare tempi oppure diventare immediatamente bomber di razza e d'area di rigore. Pallone d'Oro, Scarpa d'Oro, Coppa dei Campioni, capocannoniere in svariate competizioni e senza dubbio, ripetiamo, miglior giocatore bulgaro della storia. Geniale dal punto di vista tattico, abile nell'utilizzo tanto dell'interno quanto dell'esterno, con maestria nel creare spazi per i compagni. Numero 8 atipico, più attaccante e finalizzatore che metodista, mezzala o centrocampista box to box, limitato dal carattere focoso ma dannatamente elegante e decisivo ogni volta che scendeva in campo. Quante perle, Hristo Stoichkov!


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