Higuain: "Non resterò nel calcio, mondo tossico. Napoli? Mi viene la pelle d'oca"

Gonzalo Higuain
Gonzalo Higuain / Lauren Sopourn/GettyImages
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Dopo aver annunciato in lacrime il suo ritiro, Gonzalo Higuain ha rilasciato delle nuove dichiarazioni. Da alcune tappe della sua carriera, al rapporto con il calcio fino a un'ipotetica permanenza in questo sport anche dopo il ritiro: ecco le sue dichiarazioni.

Sul rapporto col calcio: "Quando ero un bambino ed ero fuori con un pallone, ho iniziato a giocarci per amore del gioco. Non l'ho fatto perché volevo essere famoso o qualcosa del genere. Non l'ho fatto perché volevo essere famoso o qualcosa del genere. Ho giocato per la passione che avevo per questo sport e ho sempre sognato di voler diventare un giocatore professionista ma, in quel momento, non sapevo davvero da cosa nascesse. Quando ero un bambino, speravo che crescendo e diventando un calciatore professionista, avrei provato le stesse cose, ossia che fosse molto simile alla passione e all'amore che avevo da bambino a giocare a calcio. Poi ti accorgi che non è la stessa cosa. L'amore per lo sport non è lo stesso per tante altre cose: soldi e finanze, direttori sportivi e contratti, tutte queste cose. La tua vita cambia completamente, quindi ho dovuto conviverci" ha affermato il Pipita a goal.com.

Il messaggio ai ragazzi: "Il messaggio che vorrei trasmettere a tutti quei ragazzi a cui piace giocare a calcio è che devono essere mentalmente forte, perché altrimenti non saranno in grado di arrivare in alto. Ci sono anche giocatori che non sono così abili, ma sono molto forti mentalmente e sono in grado di arrivare ad un livello elevato, ma l'unico modo per poter avere una buona carriera è avere abbastanza forza mentale per poter raggiungere la vetta".

Sui club: "La squadra dove ho giocato più a lungo è stata il Real Madrid, poi ho giocato quattro anni alla Juve, tre anni al Napoli, poi sei mesi al Milan, sei mesi al Chelsea. Se devo giudicare in base al tempo che ho passato in un club, posso dire Real Madrid, Napoli, Juve per l'affetto reciproco che mi lega a queste piazze. Ho vissuto bei momenti in tutti i club in cui ho giocato e anche con la Nazionale. Probabilmente non ho lo stesso legame che mio fratello ha verso Columbus, perché non volevo passare così tanto tempo in un club. Volevo spostarmi, provare cose diverse, sfidare me stesso giocando per club differenti e mostrare cosa potevo fare ovunque ed essere in grado di vincere ovunque. Federico ha un legame incredibile con Columbus, ma il mio approccio al calcio era diverso".

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Gonzalo Higuain / Jasper Juinen/GettyImages

Su Ronaldo e Messi: "In molti potrebbero parlare di pressione nel giocare al loro fianco, ma non sono d'accordo. Si prendono la responsabilità quando le cose non vanno bene e per me è un privilegio poter giocare con due dei più grandi giocatori di tutti i tempi e ricorderò sempre il fatto di aver giocato con loro nel loro periodo di massimo splendore a il loro picco. E ora non sono solo grandi ex compagni di squadra, ma anche grandi amici".

Sulla parentesi col Napoli: "Sono momenti impossibili da dimenticare. È una delle sensazioni più belle che puoi provare da giocatore, ossia sentire uno stadio pieno di persone che urlano il tuo nome dopo un goal: mi viene la pelle d'oca a pensarci oggi. Ma può succedere anche il contrario. Non tutto è bello nel calcio. Un giorno 60.000 persone stanno urlando il tuo nome. Quindici giorni dopo, potrebbero insultarti".

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Gonzalo Higuain / Maurizio Lagana/GettyImages

Sulle critiche: "Dai brutti momenti impari a maturare, a crescere e io personalmente non rimpiango niente. Io ho perso, molte finali: Copa America e Coppa del Mondo. E ho avuto la sfortuna di essere quello che ha fallito un occasione da goal importante. importante. Erano tempi duri, ma poi un anno dopo sono stato venduto per 90 milioni alla Juventus e sono diventato l'argentino più costoso di sempre. Ed proprio lì che capisci che nulla può distrarti dal tuo obiettivo".

Sul restare nel mondo del calcio: "Per quanto riguarda le altre attività, mi piacerebbe magari esplorare la cucina o magari suonare la chitarra o imparare l'inglese, ma non ho alcuna intenzione di restare nel calcio, almeno a breve termine. È un mondo che ogni giorno diventa sempre più tossico e non mi vedo nel calcio una volta che smetto di giocare. Voglio essere molto lontano dallo sport. Sì, lo guarderò, ma so cosa ho vissuto. Penso che sia solo un mondo a cui non appartengo tanto quanto pensavo di appartenere inizialmente. Voglio aprire la mia mente dopo il calcio e godermi la mia famiglia e la mia vita".


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