Hellas Verona sotto sequestro e Setti indagato: la posizione del club

Setti
Setti / Alessandro Sabattini/GettyImages
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Una notizia ha scosso la Serie A e in particolare l'Hellas Verona: il giudice delle indagini preliminari ha infatti disposto il sequestro della società, un sequestro eseguito - spiega La Stampa - nei giorni scorsi dal nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Bologna. In tale ambito il patron Maurizio Setti, è indagato per bancarotta fraudolenta: al presidente gialloblù si imputa il fatto di aver "finto" la vendita della società a gruppi da lui detenuti.

Nello specifico Setti avrebbe spostato il controllo dell'Hellas, prima del fallimento della H23, sulla società Star Ball Srl (a cui fa capo dunque il 100% del club calcistico gialloblù). L'inchiesta è nata su spinta di uno dei tanti creditori della H23, società che includeva anche l'Hellas Verona. Le azioni della società sportiva sarebbero state spostate dalla società, poi fallita, alla società a responsabilità limitata Star Ball (sempre di Setti).

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Tale notizia va ad aggiungersi all'inchiesta emersa nei giorni scorsi, quella legata alla possibile maxifrode fiscale da 10 milioni di euro (con Setti e altri 25 soggetti finiti sotto indagine della procura di Reggio Emilia). L'importo del sequestro del Verona corrisponde al valore della società: si parla dunque di 45-50 milioni di euro. Il commercialista Stefano Reverberi, dopo il sequestro, è stato nominato dal GIP del Tribunale di Bologna come custode della quota.

La posizione ufficiale del Verona

Il Verona, dal canto proprio, si è mosso per smentire quanto emerso nelle ore scorse. Questo il comunicato ufficiale:

"La vicenda del sequestro non riguarda il patrimonio di Hellas Verona F.C. s.p.a. (“HV”), che non viene toccato. Il sequestro si inserisce, come ennesima schermaglia giudiziale, nella controversia tra il Gruppo societario di Maurizio Setti e il Gruppo societario di Gabriele Volpi.

Sono state sequestrate le partecipazioni sociali in HV di proprietà di Star Ball s.r.l., società (di Maurizio Setti) che le aveva acquistate da HV7 s.p.a., che a sua volta le aveva acquisite da H23 s.p.a.

Nel 2020, le società HV7 e H23 (riconducibili a Maurizio Setti) furono dichiarate fallite dal Tribunale di Bologna su istanza del Gruppo Volpi, che è l’unico soggetto a vantare di essere loro creditore. Non ci sono altri sostanziali creditori di HV7 e di H23. Entrambi i fallimenti furono revocati dalla Corte di appello di Bologna.

La revoca del fallimento di HV7 è stata definitivamente dichiarata dalla Corte di cassazione con la decisione n. 29773/2023 del 26.10.2023. La Cassazione ha confermato la pronuncia della Corte di appello di Bologna, rilevando che il Gruppo Volpi non ha provato di essere creditore di HV7.

HV7 – da cui Star Ball s.r.l. acquistò le partecipazioni in HV – è, quindi, tornata operativa e in attività. La conferma o revoca del fallimento di H23 è, invece, ancora sottoposta al giudizio della Corte di cassazione. La Procura di Bologna – allarmata dalle notizie di stampa (peraltro del tutto infondate) circa la possibile vendita da parte di Star Ball s.r.l. delle partecipazioni sociali in HV – ha ritenuto opportuno, su istanza dei legali del Gruppo Volpi, sequestrarle in via preventiva. L’ha fatto solo per il caso in cui, in futuro, il fallimento di H23 dovesse essere dichiarato in via definitiva e si dovesse poi discutere circa la liceità della cessione delle partecipazioni sociali fatta in passato da H23 s.p.a.

Già in passato, il Gruppo Volpi aveva tentato, senza successo, di avvalersi dello strumento penale del sequestro preventivo per attaccare Maurizio Setti e Star Ball s.r.l., che hanno poi visto pienamente riconosciute le loro ragioni dalla Corte di cassazione e poi dal Tribunale del Riesame di Bologna, che annullò il sequestro del patrimonio di Setti e di quello di Star Ball. Il relativo procedimento, che ebbe ampia risonanza mediatica, si è risolto nel nulla ed è stato archiviato dal GIP su istanza della stessa Procura.

Maurizio Setti e Star Ball s.r.l. sono sereni e tranquilli, perché sono convinti di poter dimostrare, anche in quest’occasione, la correttezza, legittimità e liceità del loro operato e la carenza dei presupposti del sequestro.
Hanno, quindi, dato mandato ai loro legali di agire immediatamente per impugnare il sequestro preventivo
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