Gonzalo Villar, bello e fragile

È il 10 gennaio del 2021 quando allo Stadio Olimpico va in scena il match tra Roma e Inter. Si tratta di una gara delicata per entrambe le squadre: i giallorossi vogliono infatti consolidare il terzo posto in classifica, mentre i nerazzurri sono a caccia di punti preziosi per avvicinarsi il più possibile al Milan capolista. Dopo essere passati in svantaggio con un gol di Pellegrini, gli uomini di Antonio Conte salgono in cattedra e ribaltano il risultato grazie alle reti di Skriniar e Hakimi. Sembra fatta, la vittoria sembra a un passo.
Già, sembra.
I nerazzurri non hanno infatti fatto i conti con un centrocampista alto e magrolino, che sulle spalle porta il numero 14 e che in campo impone i suoi ritmi. In quella fredda notte di gennaio le giocate di Gonzalo Villar non solo hanno impedito alla Roma una sconfitta casalinga che sarebbe stata tanto meritata quanto dannosa per il prosieguo della stagione, ma hanno anche riscaldato il cuore di qualsiasi appassionato di calcio.
All'86' lo spagnolo riceve una battuta corta su calcio d'angolo e si sistema il pallone sul sinistro. Un rapido sguardo in mezzo ed ecco che disegna un cross a rientrare, un arcobaleno che finisce nei pressi di Mancini che di testa insacca la rete del 2-2.
I tifosi romanisti non potevano saperlo, ma quella sarebbe stata una stagione travagliata e piena di beffe. Dopo aver concluso il girone di andata al terzo posto, i giallorossi avrebbero fatto i conti con diversi infortuni e una serie infinita di distrazioni difensive che li avrebbero fatti scendere fino alla settima posizione. Nessuna partita sembrava mai veramente finita. E quella con l'Inter non faceva di certo eccezione.
A pochi minuti dal triplice fischio i giocatori nerazzurri si fiondano infatti su Villar, che si trova nella scomoda situazione di dover gestire un pallone vagante alto. Basta un controllo sbagliato e Lukaku si sarebbe involato in contropiede - e sappiamo quanto il belga sia letale in campo aperto. Un contesto simile richiederebbe la classica spazzata, ma lo spagnolo non va nel pallone e, dopo aver addomesticato la sfera con il destro ed essersela portata avanti con il petto, prima si sbarazza di Big Rom, poi con una mezza piroetta evita l'arrivo sulla fascia di Barella e, con una finta di corpo si sbarazza sia di Brozovic sia di Mancini (che gli si era parato davanti).
Quella sera lì Gonzalo Villar diede ancora una volta l'impressione di poter diventare una delle "next big thing" del calcio europeo e di poter dare ulteriore lustro alla grande tradizione di centrocampisti spagnoli. E invece qualcosa si è rotto improvvisamente.
Già, perché nella giornata di martedì il classe '98 è diventato ufficialmente un nuovo giocatore della Sampdoria, dove avrà l'obiettivo di rilanciare una carriera che è arrivata in un punto morto. Dal possibile approdo in un top club europeo (si parlava addirittura dell'interessamento del Barcellona), Villar si ritrova invece a dover lottare per la salvezza. Cos'è successo nel frattempo?
Inizialmente si tendeva a far ricadere tutte le colpe del downgrade dello spagnolo sulle spalle di José Mourinho. Lo Special One non ha mai avuto la nomea di promotore di giovani e in effetti l'ostracismo nei confronti di Villar sembrava la logica conseguenza per la sua predilezione per giocatori fatti e finiti. Tuttavia, il portoghese non si è fatto troppi problemi a lanciare quei talenti che considerava pronti per certi palcoscenici (vedi il caso di Zalewski) e a questo punto è necessario ripensare alle motivazioni che hanno portato all'esilio del fantasista spagnolo.
Evidentemente, quella per Gonzalo è stata una cotta estiva dove si tiene conto solo dei pregi dell'altro, tralasciandone i difetti. Riguardando tutto con la mente un po' più lucida realizziamo che il Villar che abbiamo visto è uno di quei giocatori talmente belli da vedere quanto inconcludenti, un centrocampista eccezionale nel dribbling nello stretto e nel palleggio, ma quasi ininfluente sia sotto porta sia in fase di recupero palla.
Lo abbiamo amato (e tuttora lo amiamo) per la sua splendida inconcludenza, per il suo anacronismo. In un calcio che corre a mille all'ora e in cui si pensa solo alle statistiche, Gonzalo Villar rallenta e accarezza il pallone come solo lui sa fare.
Questo tipo di centrocampista poco si sposa con il pragmatismo di cui Mourinho ha fatto il proprio manifesto programmatico e così lo scorso febbraio lo spagnolo si è trasferito al Getafe con la speranza di diventare un calciatore più maturo. Nemmeno l'aria di casa sembra però avergli giovato e, dopo solo 10 presenze nel girone di ritorno, è rientrato dal prestito.
Di un suo possibile reintegro nella rosa giallorossa non se n'è mai parlato. Da quando ha rimesso piede nella Capitale, Villar è sempre stato trattato come un esubero; anche se da parte della tifoseria non c'è mai stato astio nei suoi confronti. Anzi, il popolo romanista ha sempre speso parole di stima e riconoscenza verso uno dei pochi calciatori che è riuscito a entusiasmare in una stagione - come quella del 2020/21 - in cui c'è stato ben poco da divertirsi.
Come ha sempre fatto con i marinai in difficoltà, adesso la Lanterna di Genova ha il compito di indicare la giusta via anche a Gonzalo Villar, la cui carriera è giunta a un punto cruciale. Probabilmente non raggiungerà mai i livelli dei grandi centrocampisti spagnoli, ma siamo certi che con lui in campo non ci sarà da annoiarsi.
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