Gogna social e insulti: perché non è giusto condannare De Sciglio
Un semplice post sul noto social network Instagram, e poi? Una girandola di insulti e minacce. Mattia De Sciglio è finito nell'occhio del ciclone, o meglio nel mirino dei tifosi. Al terzino della Juventus viene contestato il fatto di aver consegnato alla Procura di Torino gli screenshot sul cellulare in merito all'Inchiesta Prisma relativa alle plusvalenze fittizie e agli stipendi.
Proviamo a fare un po' di chiarezza: la squadra aveva una chat di gruppo su Whatsapp, con l'allora capitano Giorgio Chiellini che comunicava direttamente al gruppo le decisioni della società, quindi anche quelle relativi agli stipendi. L'accordo prevedeva il no alle quattro mensilità, con l'intesa poi trovata sulla rinuncia a una mensilità e al posticipo degli altri tre stipendi. Chiellini - secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport - aveva annunciato di non far trapelare tale accordo.
Mattia De Sciglio - come sottolineato in precedenza - ha consegnato alla Procura i messaggi. I commenti ricevuti sotto un semplicissimo post su IG sono a dir poco duri nei confronti del terzino: "Sbirro, infame, traditore", questi alcuni degli insulti, degni di un dramma al quale sta assistendo non solo la Juve, ma il nostro movimento calcistico in toto.
De Sciglio non merita di essere messo alla gogna. Sì, la Juventus ha fatto del "vincere non è importante, è l'unica cosa che conta" il suo motto, però va anche sottolineato il fatto che il club abbia comunque espresso la volontà di voler collaborare con la giustizia. E allora? Perché condannare un calciatore? Perché scatenare l'odio (non giustificato e gratuito) sui social network? La verità è che la Juve - in questo caso - ha semplicemente deluso le aspettative che si era prefissata, senza potersi nascondere poi di fronte all'evidenza.
De Sciglio è solo l'ennesimo caso, dopo le tante intercettazioni emerse nei giorni precedenti che hanno alimentato discussioni su discussioni. La "gogna social", adesso, nei confronti del terzino fa rabbrividire e puntare il dito solo contro un singolo calciatore e non contro la società non fa bene né alla piazza e né al club stesso (intento a salvare la sua reputazione). L'etica, secondo i tifosi, non esiste e il fatto che De Sciglio abbia deciso di collaborare ha fatto infuriare tutti i bianconeri. Magari la Juve, dopo i tanti fallimenti sul campo (da ricordare le assurde debacle in Champions League), poteva progettare in maniera il proprio approccio, magari incarnando una nuova mentalità dove non conta solo vincere, ma anche essere integri con i propri principi specialmente dopo lo scandalo Calciopoli del 2006. Tornando a De Sciglio, l'omertà in questo caso non serve e prendersela con lui solo per aver "parlato" nuoce anche al resto del sistema. Il fatturato lasciamolo ai contabili, agli economisti, quello che conta è incarnare i valori dello sport. Ma in questo caso - probabilmente - non l'abbiamo ancora capito.