Gli sceicchi e i magnati fanno bene al calcio?

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La sentenza del TAS di Losanna che ha sconfessato la dura sanzione inferta dall'UEFA al Manchester City (due anni senza Champions League per le gravi violazioni del Fair Play finanziario) ha riportato a galla un quesito, che in verità c'è già da tempo: gli sceicchi, e i magnati, fanno bene al calcio?

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Non è facile dare una risposta univoca. Ci sono tanti lati positivi e altrettanti lati negativi. Rimanendo proprio al Manchester City, la sua storia è sotto gli occhi di tutti: quasi anonima fino all'arrivo dell'indonesiano Shinawatra, esplosiva dall'avvento nel 2008 dell'Abu Dhabi United Group del principe degli Emirati Arabi Uniti Mansur bin Zayd Al Nahyan, che acquistò la società per introdurre la nuova compagnia aerea Etihad Airways. Stessa storia del Paris Saint Germain, con l'arrivo nel 2011 della Qatar Investment Authority Nasser Al-Khelaïfi. Un vero e proprio nubifragio di dollari bagnati di petrolio che hanno cambiato la storia di questi due club.

Manchester City Club Crest and Etihad Airways
Manchester City Club Crest and Etihad Airways / Visionhaus/Getty Images

L'acquisto di un club da parte di uno sceicco o un magnate è sempre una cosa buona, ma per il club stesso. Per chi ha una proprietà "normale", infatti, le possibilità di investimento - e quindi di vittoria - sono drammaticamente più basse. Il problema reale è l'opacità dei soldi investiti, con sponsorizzazioni spesso fittizie che permettono di aggirare il Financial Fair Play (proprio come fanno City e PSG). E con la sentenza del TAS abbiamo imparato che questo è possibile. In fondo, per Al-Khelaifi & co. una multa da 10 milioni di euro fa soltanto il solletico.


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