È giusto continuare il gioco quando c’è l’uomo a terra?

Dimarco a terra durante Lazio-Inter
Dimarco a terra durante Lazio-Inter / Giuseppe Bellini/GettyImages
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La sfida di ieri tra Lazio e Inter, chiusa dai biancocelesti con una vittoria in rimonta 3-1, ha riportato l'attenzione sul proseguire, o meno, il gioco con un uomo a terra, soprattutto quando per l'arbitro non ci sono gli estremi per il fallo. Ma prima di discutere su "giusto o sbagliato", bisogna fare un passo indietro e tornare al minuto 81', quando Felipe Anderson realizza il gol del sorpasso (fin lì il risultato era sull'1-1 dopo il pari di Immobile su rigore).

Lautaro Martinez, Felipe Anderson
Il parapiglia in Lazio-Inter / Silvia Lore/GettyImages

Un parapiglia clamoroso sedato più che a fatica dall'arbitro Irrati, viste le proteste dei giocatori dell'Inter all'indirizzo dei laziali per non aver messo fuori il pallone con Federico Dimarco a terra. Proteste sbagliate, perché a non mettere fuori la sfera e permettere così i soccorsi all'esterno, erano stati proprio i calciatori dell'Inter pochi secondi prima.

Quindi, detto che il gol è assolutamente regolare, bisogna stabilire cosa fare una volta per tutte nel caso in cui un calciatore resti a terra dopo uno scontro di gioco (testa a parte, in quel caso è automatico): il 99% dei calciatori accentua esponenzialmente il contrasto lanciandosi a terra con urla disumane anche quando non vengono sfiorati.

Massimiliano Irrati, Toma Basic
Irrati in Lazio-Inter / Paolo Bruno/GettyImages

E sarebbe opportuno delegare solo e soltanto all'arbitro, come peraltro già accade (teoricamente), la facoltà di interrompere il gioco per permettere l'ingresso dei sanitari. Se poi un calciatore si rende conto da solo della gravità dell'infortunio o dello scontro, è giusto che metta fuori il pallone di spontanea volontà.

Ma così facendo, e quindi lasciando solo all'arbitro questa facoltà, probabilmente, non vedremo più calciatori che passano la maggior parte del tempo a terra per un ipotetico infortunio, piuttosto che in piedi pronti a giocare.


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