Giroud: "Lo Scudetto è alla portata. Futuro? Vorrei restare al Milan ancora un po'"

Olivier Giroud
Olivier Giroud / Marco Luzzani/GettyImages
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Olivier Giroud è stato finora un trascinatore per il Milan. Se i rossoneri si trovano in testa alla classifica, lo devono anche ai tanti gol decisivi del francese. Stamattina La Gazzetta dello Sport ha pubblicato una lunga intervista che l'attaccante ha rilasciato direttamente dal ritiro della sua nazionale a Clairefontaine. Leggiamo le sue dichiarazioni (fonte: calciomercato.com).

Sulla convocazione con la Francia:
"Se sono qui lo devo alle prestazioni con il Milan, dove mi sono integrato al meglio, ma anche al lavoro quotidiano con il magnifico gruppo di compagni, e con lo staff di Pioli".

Sulla lotta Scudetto:
"L’Inter non è affondata e rimane un pericolo come il Napoli e la Juve. Siamo coscienti che lo scudetto sia alla portata, ma bisogna rimanere lucidi, umili, continuare a lavorare duro fino alla fine. Abbiamo solo delle finali da giocare, le affronteremo al 200 per cento per realizzare il nostro obiettivo che poi è anche un sogno: riportare al Milan lo scudetto, undici anni dopo l’ultimo".

SOGNAVA DI VINCERE LA PREMIER, LO SCUDETTO?
"Certo che sì, perché è un altro sogno d’infanzia. È vero, da ragazzo seguivo molto l’Arsenal dei francesi, ma tifavo molto il Milan del mio giocatore preferito Shevchenko. Sarei davvero fiero di fare vincere il Milan come lui".

Paragone con lo Scudetto del 2011:
"C’è una perfetta alchimia tra i giocatori di esperienza e i giovani. Vedo gli ingredienti giusti e il giusto equilibrio che mi fa ben sperare. Non nego che allora c’erano grandi star come Ronaldinho, Pirlo, Nesta, Seedorf, Inzaghi. Insomma era il grande Milan ma anche questo Milan ha qualche nome importante e soprattutto molti giovani che fanno ben sperare per il futuro".

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Zlatan Ibrahimovic e Olivier Giroud / FILIPPO MONTEFORTE/GettyImages

Su Ibrahimovic:
"Gli ho raccontato che i miei amici mi regalarono la sua maglia del Barcellona. Ci ha riso un po’ su senza prendermi troppo in giro. Allora ero agli inizi e lui già al top. Mi piaceva per lo stile e la personalità in campo. Sono fiero di poterci lavorare insieme, imparare ogni giorno anche da lui. È quasi un fratello maggiore e un elemento molto importante per tutti. Ci siamo scambiati le maglie: ci tenevo ad avere un ricordo di questo nostro periodo insieme al Milan".

Sul suo futuro:
"Condividiamo la stessa voglia e determinazione di andare oltre i limiti e continuare a dare il nostro contributo. Non so se giocherò fino a quarant’anni, ma voglio rimanere al vertice finché il fisico me lo permette. Mentalmente sono già pronto. Al Milan sto bene, i tifosi mi hanno accolto benissimo, ho sfruttato al meglio questa opportunità ritagliandomi il mio spazio. È chiaro che sul medio periodo ho voglia di restare per un altro po’ al Milan".

Impressioni sulla Serie A:
"Non mi aspettavo tanta intensità anche contro squadre sulla carta meno forti. Tutte pressano e vanno in marcatura a tutto campo, attaccano per vincere, prendendo rischi, senza timore. Dell’Atalanta si sapeva, ma abbiamo faticato pure con Salernitana o lo Spezia di Thiago Motta, al di là dell’episodio arbitrale controverso. E sarà dura anche al ritorno con Torino e Verona. Bisogna restare concentrati perché è un campionato davvero competitivo. Poi, si possono migliorare i terreni di gioco: in Premier sono davvero perfetti. Ho visto qualche spogliatoio un po’ piccolo, ma ce ne sono pure in Premier. La verità è che è un calcio che mi piace".

Sui francesi del Milan:
"Theo non è una sorpresa, ma è impressionante. Non è un caso che sia in nazionale. Mike lo stesso: è il futuro della Francia tra i pali, quando Lloris smetterà. Pierre mi ha sorpreso per la facilità della sua polivalenza, da centrale sta facendo grandi cose. È giovane ma dimostra molta maturità. Sono felice per lui, si merita tutto perché lavora duramente".

Olivier Giroud, Theo Hernandez
Olivier Giroud e Theo Hernandez / Nicolò Campo/GettyImages

Sugli insulti razzisti a Maignan:
"Purtroppo ci saranno sempre degli imbecilli negli stadi e fuori. E’ difficile combattere il razzismo. Non spetta a me dire che cosa va fatto a livello istituzionale, ma è indispensabile che anche noi giocatori alziamo la voce per continuare a opporsi alle discriminazioni".

Come sarebbe un Mondiale senza l'Italia?
"Non sarebbe lo stesso senza i campioni d’Europa. Con l’Italia si alza il livello di competizione e la festa è più bella. Ho davvero voglia che i miei amici italiani si qualifichino".

Meglio Londra o Milano?

"Londra è una città gigantesca cui rimango molto legato, ma Milano ha una dimensione umana che apprezzo. Mi piace la cucina italiana, ho scoperto un buon ristorante sotto casa, lo Zenzero, e ho già visitato il Duomo. La città poi la ammiro anche dalla mia terrazza".


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