Giorgio Chiellini in diretta Instagram: "Gioco ancora una stagione, poi valuterò. Futuro? Mi vedo dirigente"

Giorgio Chiellini Portrait Session
Giorgio Chiellini Portrait Session / Giorgio Perottino/Getty Images
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È intervenuto in una diretta Instagram di Martina Colombari (showgirl e moglie di Alessandro Costacurta, ex difensore del Milan), Giorgio Chiellini si è aperto e ha raccontato tutto sulla sua vita calcistica e non solo. Una lunghissima chiacchierata che calciomercato.com ha riportato integralmente.

"Sono rimasto solo da fine gennaio ad aprile. Mia moglie era scesa in Toscana con le bambine e quando dovevano tornare a Torino a fine febbraio abbiamo deciso che era meglio rimandare. Quando ho rivisto la mia figlia più grande mi sono messo a piangere. Sono onesto, sono state emozioni forti, fortunatamente la maggior parte belle. Ora siamo un po' provati ma è bello tornare alla normalità"

"Se l'infortunio che mi ha fermato quest'anno mi fosse capitato dieci anni fa non avrei avuto la serenità di accettarlo. A 35 anni invece, con tutta l'esperienza accumulata, ho capito che ci può stare. Il primo periodo ho sentito la scarica di energia forte: durante la fisioterapia vai a mille, anche se fa male. Quando togli le stampelle valuti i miglioramenti, che sono impercettibili. Ti sforzi per recuperare poco alla volta; poi impari a conoscere meglio dottori e fisioterapisti, che fanno parte della vita dello spogliatoio in questi mesi. Sono migliorato crescendo, prima mi arrabbiavo di più e sprecavo energie. Ora sono uno che si lascia scivolare tante cose addosso e sono fortunato perché ho fatto quello che volevo fare e ho una bella famiglia, in salute. Nei momenti negativi pensare a questo ti aiuta a incanalare la rabbia. Sono molto autocritico e ciò mi è servito per migliorare, non solo in campo".

"La mia tesi di laurea? Sulla Juventus era facile parlare. Sono cresciuto pensando che avrei fatto l'Università e quando ho finito il Liceo a 19 anni già giocavo in Serie B. Ho dato solamente due esami per non fare il militare. Poi a Torino avevo tanto tempo libero e ho preferito studiare piuttosto che giocare con la PlayStation. La Triennale l'ho fatta velocemente, in quattro anni, grazie anche a Elisa la mia professoressa che mi ha aiutato nel percorso di studi. Per gli esami più difficili ho preso ripetizioni da qualche ex studente o professore".

"Ci sono tanti giocatori che a 17 anni hanno tante aspettative che rovinano la sua carriera. Io avevo un buon approccio anche a 15 anni a Livorno. Sono andato a fare dei provini con Juventus, Inter e Milan ma il presidente disse di no. È stata la mia fortuna perché ho vissuto una adolescenza normale. Ho giocato con grandi campioni a cui ho cercato di rubare il più possibile, lo stesso ho fatto anche con gli esempi cattivi. Nella carriera di un calciatore due sono le cose difficili: una è rimanere con i piedi per terra e la seconda è combattere la solitudine. Nel primo caso da giovane si fanno speso voli pindarici che rischiano di farti ricadere male, non è facile trovare equilibrio da giovane. Nel secondo caso ci sono tanti momenti di solitudine nella carriera di un calciatore e anche se cerchi aiuto dai compagni, in campo sei un po' solo, specialmente nelle sconfitte. Bisogna avere tanta forza interna. È importante anche l'equilibrio familiare. Quando arrivi a casa lasci Chiellini e rimani semplicemente Giorgio: ti devi calare, perché loro aspettano tutto il giorno il tuo rientro e la famiglia è quello che tiene tutto insieme, sia quella attuale, la mia, sia quella che mi ha cresciuto"

"Mia moglie si imbarazza ancora quando le ricordo la proposta di matrimonio a New York. Non avevo preparato nulla: ho fatto la finta di andare in palestra invece sono andato a prendere un anello da Tiffany e le ho chiesto di sposarmi davanti al laghetto. Poi è venuto un acquazzone e lei lì ha pensato che forse non doveva sposarmi!"

"L'affetto che c'è da una proprietà familiare si sente ed è un valore aggiunto notevole. Quando c'erano le famiglie Moratti e Berlusconi nell'Inter e nel Milan c'era una percezione diversa. Il mondo sta cambiando e l'Italia si sta adeguando ma per noi nostalgici si sentiva un amore diverso per la squadra. Non si lavora male, ma era un calcio differente. Con l'Inter di Moratti c'era grande rivalità ma anche tanta stima. Io ero tifoso del Milan e mi sono innamorato a inizio degli anni '90 e lo sono stato fino al mio arrivo in Serie A. Mio fratello invece era juventino e ci prendevamo in giro, come mio padre con mia madre che era milanista. Quando ho firmato per la Juventus nel 2004 non ti dico come l'hanno presa... Tra gli allenatori vedendo il documentario sul City noti subito il carisma di Guardiola. È speciale, anche con tutti i difetti. Per un appassionato di calcio si vede subito la sua grandezza. Non ho avuto la fortuna di conoscerlo ma l'ho visto solo da fuori. Conte? Il difensore era solo un difensore, poi è arrivato lui e ha insistito affinché potessimo creare azioni offensive anche noi. È stato un top, mi ha dato e chiesto tanto. Lui e Allegri li ho vissuti in una maturità calcistica per capirli. Loro due sono stati speciali. Lippi aveva la capacità di leggere le situazioni: meno tattica ma un rapporto schietto e diretto con tutti. È stato importante anche se io ero molto giovane".

"Ibra è stato l'avversario che mi ha tirato fuori il meglio. Anche da compagno lo affrontavo in campo: lui aveva 24 anni e una fisicità impressionante. Stargli dietro mi ha fatto guadagnare la sua stima. Per stare al suo livello ho dovuto tirare fuori il massimo. Cristiano Ronaldo? Purtroppo lui ci ha segnato tanto, tanto e tanto. Ora per fortuna è mio compagno di squadra. È di un livello superiore, si vede e penso sia giusto ammetterlo. Ha dato tanto alla Juventus. Quando hai un campione del genere è un peccato non sfruttarlo al massimo. Buffon lo considero il mio fratello maggiore: in 15 anni è la persona che ho visto di più sulla terra. Riesce sempre a tirare fuori le parole giuste nei momenti decisivi. Ci sono aspetti di lui che si vedono poco. Mi ha insegnato tanto"

"Per arrivare in alto la mente e il corpo devono essere in sintonia. Bisogna curare il tutto a 360 gradi: è fondamentale. Mi è sempre piaciuto mantenere un equilibrio, ma non è semplice. Le sconfitte sono toste ma bisogna saperle superare. Sbagliare ci sta. Noi siamo sempre sotto esame e hai la lente di ingrandimento addosso. Il gol? Preferisco un salvataggio, da difensore. Mi dà qualcosa in più. Un altro anno lo gioco poi vediamo come reggono le gambe. Ci sta che possa smettere il prossimo anno o farne uno in più. In futuro mi piacerebbe continuare nel calcio perché è la mia vita, preferirei un ruolo più dirigenziale che in campo ma nella vita non si sa mai. Dovrò dare la giusta importanza anche alla mia famiglia e allo studio"

"L'Europeo? Spero di arrivarci in ottime condizioni in modo da vivermi quest'ultima manifestazione alla grande e fare da balia a tutti i giovani forti che ci sono in squadra. Giocare tre gare a Roma ci dà carica e responsabilità. Un cerchio che si chiude".

"Ora mi sto riprendendo da qualche piccolo problemino posto lockdown. Non lavorare nelle strutture adeguate è difficile, senza un fisioterapista che ti aiuta a guidare. Spero presto di tornare in gruppo. Sarà un'estate strana ma per noi poter giocare è bello. È più brutto giocare senza tifosi che non fare le vacanze. Speriamo tra un mesetto di riavere allo stadio almeno 5-10 mila spettatori. Ora rimbomba tutto, per l'arbitro è difficile e senti anche i commenti della panchina, ogni richiamo dell'allenatore, del compagno o del portiere. Ogni tanto è meglio sentire i tifosi"

"Sono un ragazzo fortunato. Un papà che ama le proprie figlie e tiene alla famiglia e che ha provato a fare il meglio che poteva nel calcio. Sono felice e penso si sia sentito anche libro che ho scritto".


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