Franco Baresi, la storia del Totem rossonero

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AS Photo Archive / Alessandro Sabattini/Getty Images
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All'epoca del grande calcio giocato e delle bandiere, delle maglie ancora larghe e quando ancora non esisteva il VAR, vivevano le leggende del pallone, quelle che ancora oggi vengono ricordate. Tra queste, Franco Baresi, entità inamovibile legata indissolubilmente ai colori rossoneri. Uno dei difensori più forti di sempre e delle fedi calcistiche più leali che abbiano mai solcato il campo.

Franco nasce nel 1960, a Travagliato. A 14 anni rimane orfano di entrambi i genitori, e proprio l'anno successivo inizia la sua carriera calcistica. Tenta un provino all'Inter, dove viene rifiutato, e al suo posto viene arruolato il fratello Beppe. Tenta allora al Milan, dove invece passa. Dall'aprile 1978, da quando compie 17 anni, nascerà un legame fortissimo con una squadra che non abbandonerà neanche dopo gli inviti internazionali da parte di altri illustri Club, e nemmeno durante le due sofferte retrocessioni in Serie B. L'anno dopo l'esordio al Milan, Baresi riesce finalmente a impossessarsi del posto da titolare nella squadra di Nils Liedholm, e a dimostrare il suo valore, ricevendo anche la benedizione di Gianni Rivera e del popolo rossonero. Nel 1980 arriva la sentenza, il Milan retrocede e molti decidono di abbandonare la nave che affonda, lui ovviamente no. Legatissimo, rimarrà, insieme a pochi altri elementi fedeli. Nella stagione successiva un'altra sentenza, questa volta molto più personale. Franco si ritira per 4 mesi a causa di una patologia che lo colpisce duramente, che però riesce ad affrontare e sconfiggere. Durante la sua assenza, la squadra va un'altra volta alla deriva in serie B. Col suo ritorno però, ritorna il bagliore, riceve la promozione a capitano a soli 22 anni, e con il contributo dei compagni riporta il Milan in serie A.

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AS Photo Archive / Alessandro Sabattini/Getty Images

Questo è il periodo della sua ascesa massima, rifiuta inviti da parte della Sampdoria, della Juventus e dell'Inter, la squadra che lo aveva rifiutato a inizio carriera. Negli anni successivi prende parte alla vittoria di 6 scudetti e ben 3 Coppe dei campioni. L'unico trofeo internazionale che non colleziona è la coppa Italia, ma le vittorie e i successi ottenuti oscurano questa blanda mancanza, che non pesa assolutamente. Nel 1997 da l'addio al calcio, e con lui va via anche la maglia numero 6, ritirata dalla società in suo onore. Franco Baresi, che dello stile di gioco è stato un innovatore, ha incarnato il ruolo di libero in maniera clamorosamente puntuale, animato da una disinvolta prontezza e da una capacità di leggere il gioco che lo rendeva praticamente insuperabile. Andava incontro all'avversario, sfrontato e sicuro, ma mai prevaricatore. Baresi era semplicemente un giocatore fatto e formato, che aldilà della tecnica, possedeva l'intelligenza calcistica, dono inestimabile e raro. Durante la sua carriera, Pellegatti lo ha armato di una lista infinita di soprannomi, da "Kaiser Franz " a "Mahatma" Baresi, tutti sintomi di un amore intramontabile tra il giocatore rossonero e i colori della sua squadra.

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AS Photo Archive / Alessandro Sabattini/Getty Images

Il Milan ha visto passare tra le sue fila numerosi grandi giocatori, molti dei quali hanno fatto la storia. Ma nel confine di una tifoseria fedele, le bandiere restano imperative e irrinunciabili, e tra i grandi protagonisti di questo calcio, Baresi è, in definitiva, l'ineluttabile.


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