La flop 5 dei calciatori della 28ª giornata di Serie A
Sarà anche vero che le fortune di una squadra passano dal centrocampo, ma i protagonisti in negativo della nona di ritorno della Serie A sono tutti occupanti della prima e anche della terza linea. Svarioni tecnici o tattici, ma accomunati dal fatto di essere evidenti, clamorosi, gravi per le conseguenze di classifica delle proprie squadre e non imputabili solo con un deficit di concentrazione. In un calcio in cui la costruzione da dietro è diventata un must così come l'allenamento sulla tecnica dei portieri con i piedi, si sta perdendo l'arte di saper difendere, a prescindere dal tipo di marcatura utilizzata, perché uomo o zona, è sempre il pallone che va guardato e l'avversario nella propria mattonella è quello da annullare. Consoliamoci con il fatto che in massima parte si tratta di giocatori stranieri. Ma la Serie A un tempo era l'università della difesa...
1. Ragnar Klavan (Cagliari)
La sua esperienza in Sardegna continua ad essere all’insegna di troppi alti e bassi. Il buon approccio, poi la lunga assenza per problemi fisici, ma dopo tre anni di Serie A e in un momento così delicato della stagione e per la propria squadra non è immaginabile aspettarsi errori come quelli commessi a La Spezia. L’infortunio di Ceppitelli gli rispalanca la titolarità, occasione che l’estone brucia malamente con pesanti responsabilità in entrambi i gol dei liguri: goffo il mancato rinvio sul primo, inquietante l’errore nella lettura sul tiro di Maggiore. La non conoscenza dei meccanismi della difesa a tre è una scusante solo parziale.
2. Roger Ibañez (Roma)
Se i flop dei giallorossi negli scontri diretti sono ormai una certezza di questo campionato, non facile è individuare il peggiore nell'ennesima notte deludente della squadra di Fonseca. Pedro stecca la grande occasione, ma il ballottaggio è fatalmente tra Pau Lopez e il centrale brasiliano. Detto che gli errori dei portieri sono decisivi per definizione, a "spuntarla" è la prova shock dell'ex atalantino, che bissa i disastri del derby. Da Lazzari a Politano, attaccarlo alle spalle è troppo facile e il resto lo fa una tendenza a demoralizzarsi ai primi errori e il tanto lavoro tattico che deve essere fatto per farlo arrivare ad alti livelli. Si fa circunavigare troppo facilmente da Zielinski nell'azione che origina la punizione e poi è da horror nel raddoppio. E aveva sofferto anche contro lo Shakhtar. Il primo anno in una big è andato malissimo, si può solo migliorare. Magari non in scontri diretti...
3. Alvaro Morata (Juventus)
La bella serata contro la Lazio aveva illuso tutti. Dopo una prima parte di stagione da protagonista, lo spagnolo ha vissuto e sta vivendo una significativa involuzione, non spiegabile soltanto con il virus che gli ha fatto perdere condizione e brillantezza. Neppure i soli tre gol segnati nel 2021 riescono a spiegare al meglio il momento difficile dell’ex Real e Atletico, peggiore tra i peggiori nella Juve senza idee e senza ritmo messa in ginocchio dal Benevento. Alvaro è tornato insicuro e impacciato nell’area avversaria, ma anche poco utile, se non quasi dannoso, nei movimenti lontano dai 16 metri finali. Di certo la Juve allegriana gli offriva soluzioni tattiche ben diverse, per questo si impongono riflessioni sull’eventualità e sulle cifre del riscatto…
4. Lucas Martinez Quarta (Fiorentina)
Proprio alla vigilia della partita aveva rilasciato un’intervista nella quale si era lasciato andare ai propri sogni, diventare capitano della Fiorentina, un punto fermo della Nazionale e giocare la Champions League. Obiettivi raggiungibili, ma per i quali bisogna lavorare tanto. Anche giocare in un ruolo non proprio congeniale, e di conseguenza sbagliare, aiuta a crescere più in fretta e allora le colpe per il pomeriggio flop contro il Milan sono quantomeno da condividere con mister Prandelli che lo reinventa quarto di difesa. Ne esce una prestazione disastrosa, con il movimento sbagliato nel fuorigioco sul primo gol del Milan che lo condiziona. Non ne indovina una semplicemente perché non ha chiari i compiti da svolgere e perché la sua specialità è l’esplosività e uscire palla al piede, cose che non si può permettere in quella zona. Pioli ringrazia e fa sfondare i suoi sistematicamente da quella parte.
5. Matteo Lovato (Hellas Verona)
C’era una volta la rivelazione di inizio stagione. Da tempo ha perso quota nelle gerarchie di Juric e la prova contro l’Atalanta giustifica le scelte del tecnico croato. Zapata è un avversario difficilissimo per molti difensori, sia sul piano fisico che su quello della progressione, ma il prodotto del vivaio gialloblù ogni uno contro uno diventa un incubo non solo per limiti oggettivi in fatto di velocità, ma per deficit tecnici nella marcatura. Il tempo per crescere non manca e sbagliare a salvezza già ottenuta non è un privilegio per tanti…
6. Allenatore: Paulo Fonseca (Roma)
La quinta sconfitta stagionale contro una big ha diversi punti in comune con le altre, ma anche una desolante novità. Non gli errori nella formazione iniziale, non l'approccio disastroso e un primo tempo da comparse, bensì le dichiarazioni del post-gara, nelle quali il tecnico portoghese è parso prendere le distanze dal gruppo. Impossibile non pensare alla frattura di inizio 2021, con Dzeko e non solo, perché l'undici sceso in campo contro il Napoli sembra un compromesso tra le idee del mister e qualche pressione esterna. L'esclusione di Villar, l'arretramento di Pellegrini e la scelta di ripuntare su Pedro non restituiscono la squadra arrembante vista spesso contro le big e anzi disseminano incertezze anche in vista dell'avventura in Europa League, dove ci sono cinque partite (si spera) per dimostrare che il percorso non è stato reso possibile solo dalla fortuna...
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