La flop 5 dei calciatori della 27ª giornata di Serie A
È tempo di fuga in Serie A, ma solo per lo scudetto. Se infatti l'Inter aumenta il vantaggio sulla seconda, per la zona Champions si va verso un'infuocata volata finale. Lazio e Napoli restano agganciate al treno, anzi nel caso della squadra di Gattuso qualcosa di più visto il colpaccio a Milano e la partita da recuperare contro la Juventus. Senza ovviamente dimenticare l'Atalanta e lo stesso Milan, la cui media-punti del 2021 è più da Europa League che da Coppa più nobile, come testimoniato dall'abbondanza di rossoneri tra i peggiori della giornata. In sei per tre posti? Forse è ancora presto per dirlo, perché a Milan e Juve va riconosciuto di essere sempre state lassù in alto, ma molto dipenderà dalla reazione dei bianconeri alla delusione in Champions e al futuro della squadra di Pioli in Europa League.
1. Theo Hernandez (Milan)
Nel Milan che perde la quinta partita dall'inizio del 2021, quattro delle quali in casa, sarebbero tanti i giocatori da bocciare. Non necessariamente per demeriti propri, certo, perché giocare contro il Napoli con tanti assenti e tre giorni dopo la battaglia di Old Trafford non è per tutti. Però se sarebbe ingeneroso mettere dietro la lavagna Kessié dopo il partitone di Manchester, va registrata l'ennesima prova da dimenticare del francese in fase difensiva. Dopo i flop contro Juventus e Atalanta, Theo è colpevole anche sul gol di Politano, perché non ci sono spiegazioni valide per quella chiusura tardiva. Non l'unica della serata. Ci aggiunge qualche fallo di troppo, segnale di una condizione che non c'è, ma soprattutto del fatto che è troppo spesso fuori posizione. Forse più per superficialità che per stanchezza.
2. Edin Dzeko (Roma)
Non poteva esserci peggior rientro da titolare dopo ben otto partite. La squadra avverte le fatiche di Coppa e l’aggressività del Parma e la scelta di rilanciarlo da parte di Fonseca era volta anche a dare energie fresche all’attacco considerando le caratteristiche del bosniaco da centravanti completo. La prova però è da dimenticare, non solo a livello di carisma e purtroppo questa non è una novità, ma anche su quello tecnico. Scarso o assente il duello con i compagni di reparto, tocca pochi palloni, sembra nascondersi e fa fare un figurone al duo Bani-Osorio.
3. Kamil Glik (Benevento)
Il polacco è il simbolo del momentaccio dei giallorossi. Impeccabile nelle prime 25 partite, dalla partita contro la Roma in avanti il rendimento è stato disastroso. Contro la squadra di Fonseca l’ingenua doppia ammonizione che ha messo in salita la partita, dopo il rientro la prova-horror al cospetto di Vlahovic, che fa quello che vuole. L’ex capitano del Torino dovrebbe guidare il reparto e il compagno Tuia invece si becca subito un'ammonizione, che lo costringerà tra l’altro a saltare la partita contro la Juventus e che ne condizionerà la partita, e poi non riesce mai a leggere i movimenti del serbo, che fa letteralmente quello che vuole dentro e fuori dall’area.
4. Mohamed Fares (Lazio)
Prestazione da dimenticare per l’algerino, che proprio non riesce a inserirsi nel sistema delle rotazioni di Inzaghi e in generale nel clima di una grande squadra, che richiede di essere sempre pronti quando si è chiamati in causa. Il tecnico biancoceleste fa rifiatare Marusic e Lulic, ma l’ex Spal è un flop in entrambe le fasi: incomprensibile il fallo che provoca il rigore del momentaneo 2-2, intervento che fa da corollario a una prova infarcita di disattenzioni quando deve fare il quinto di difesa e troppo timida in fase di spinta.
5. Alessandro Bastoni (Inter)
Fare sei punti in due partite tirando in porta quattro volte è un merito, ma anche un segnale che è l'anno giusto. Ci sta soffrire contro l'Atalanta, meno al cospetto di un Torino con poca benzina sulle gambe e molto rinunciatario. Tanti i giocatori di Conte che hanno deluso sul piano tecnico, più di tutti il giovane difensore. Troppi gli errori in fase di costruzione e di rifinitura, dove è spesso chiamato in causa visto il baricentro bassissimo degli avversari, non brilla neppure per concentrazione in fase difensiva.
6. Allenatore: Stefano Pioli (Milan)
I numeri del 2021 giustificano il sorriso amaro con cui ha commentato la sconfitta contro il Napoli. Cinque sconfitte in campionato e un pareggio, cui aggiungere il ko in Coppa Italia e il sofferto pareggio conto la Stella Rossa. Insomma, quello scintillante di Manchester non è il vero Milan, o almeno non il Milan del nuovo anno. Contro il Napoli era fatale pagare dazio alla stanchezza viste le tante assenze, ma il fatto che la squadra ha cambiato volto dopo le sostituzioni del secondo tempo fa capire che la formazione iniziale non è stata indovinata. Calhanoglu non aveva i 90 minuti nelle gambe, Leao ha sprecato fin troppe occasioni, al pari di Tonali. Perché non Meité e Rebic dall'inizio?
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