Fiorentina, 1990-2002: l'era Cecchi Gori

Alessandro Sabattini/Getty Images
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Pronunciare il cognome Cecchi Gori dalle parti di Firenze causerà emozioni contrastanti: tra la gioia per aver riportato la Fiorentina tra le grandi di Serie A (le famose "Sette sorelle") e la rabbia per il fallimento del 2002.

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La storia comincia il 21 giugno 1990, quando Mario Cecchi Gori, famoso produttore cinematografico, acquista la società toscana. I risultati furono alquanto mediocri, con la Fiorentina che chiuse al 12 esimo posto in campionato. Un piazzamento "centrato" anche nella stagione successiva, che però vide l'arrivo di un attaccante che entrerà nella leggenda viola: un certo Gabriel Omar Batistuta, oltre ai vari Brian Laudrup, Mazinho e Stefan Effenberg. Grandi nomi che, però, non poterono evitare addirittura la retrocessione in Serie B della stagione 1992-93, dopo ben 55 anni.

L'avvento di Vittorio Cecchi Gori

Mario e Vittorio Cecchi Gori
Mario e Vittorio Cecchi Gori / Wikipedia

Il 5 novembre 1993 muore Mario Cecchi Gori e al timone del club viola subentra il figlio Vittorio. Con Claudio Ranieri in panchina arrivò subito la promozione in Serie A. Cecchi Gori, nella stagione 1994-95, non rivoluzionò la squadra, ma aggiunse solo alcune pedine come Marcio Santos e Sandro Cois, ma soprattutto Rui Costa, che diventerà uno dei protagonisti nella Serie A di fine anni '90-2000, con la maglia viola e del Milan. Il trequartista portoghese, dietro a Batistuta, andrà a formare una delle migliori "coppie" d'attacco d'Europa.

Rui Costa, Gabriel Batistuta
Rui Costa, Gabriel Batistuta / Getty Images/Getty Images

Il primo trofeo

Quella squadra, tornata in Serie A, chiuse la stagione al decimo posto, ma con Gabriel Batistuta come cannoniere principe con 26 reti realizzate. La stagione successiva (1995-96) vide la Fiorentina affacciarsi al tavolo delle grandi: ancora con Ranieri in panchina, e fino a gennaio, i viola lottarono per lo scudetto con Milan e Juventus. Ma la rosa, corta numericamente, non permise ai toscani di proseguire il testa a testa. La stagione venne comunque chiusa al terzo posto insieme alla Lazio. Arrivò però il primo trofeo dell'era Cecchi Gori: la Fiorentina vinse la Coppa Italia battendo in finale l'Atalanta, sia all'andata che al ritorno. Questo l'undici che all'allora Atleti Azzurri d'Italia sollevò il trofeo: Toldo, Carnasciali, Padalino, Amoruso, Serena, Schwarz, Orlando, Cois, Rui Costa, Baiano, Batistuta.

La Supercoppa italiana vinta contro il Milan
La Supercoppa italiana vinta contro il Milan / sport.sky.it

Anche la stagione successiva, 1996-97, portò subito un altro trofeo: i viola si aggiudicarono la Supercoppa italiana contro il Milan, il 25 agosto 1996, a San Siro, grazie al solito Batistuta. Ma la Serie A non regalò soddisfazioni, visto il nono posto finale, così come in Coppa delle Coppe, dove i viola vennero eliminati solo in semifinale dal Barcellona.

L'assalto allo scudetto

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Nella stagione 1997-98 Cecchi Gori esonerò Ranieri per chiamare in panchina Alberto Malesani. Con il neo tecnico l'avvio fu scintillante, ma alla fine arrivò solo un quinto posto che comunque garantì alla Fiorentina la qualificazione in Coppa Uefa. Annata 1998-99: bisogna alzare l'asticella. E per farlo arriva in panchina Giovanni Trapattoni. I viola partirono a razzo e si laurearono campioni d'Inverno davanti a Parma e Lazio. Ma nel girone di ritorno l'infortunio muscolare subito da Batistuta a Milano, unito alla fuga di Edmundo in Brasile per il carnevale, tarparono le ali alla Fiorentina che arrivò comunque terza, centrando la qualificazione in Champions League. Bruciava, però, una Coppa Italia sfuggita solo in finale con il Parma, per di più dopo due pareggi.

Dal 2000 al 2002: l'inizio della fine

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Il declino viola inizia con due addii nel nuovo millennio: nell'estate del 2000 lasciano Firenze Gabriel Batistuta, che andrà a vincere lo scudetto con la Roma, e Giovanni Trapattoni, sostituito in panchina dal turco Fatih Terim. Con "l'imperatore" l'avvio di campionato fu tutto sommato buono, grazie al gioco offensivo e le 22 reti di Enrico Chiesa. Terim venne esonerato a fine stagione in favore di Roberto Mancini, che chiuse al nono posto in campionato. Mancini però riuscì a vincere la Coppa Italia grazie alla rivincita nella doppia finale con il Parma.

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Il 27 giugno 2001, però, arrivò l'istanza fallimentare del Tribunale di Firenze nei confronti del club viola. Ipotizzato lo stato di insolvenza relativo ai 70 miliardi di lire (arrivati dalla Roma per la cessione di Batistuta), ma sottratti al club da Cecchi Gori per girarli alla Fin.Ma.Vi, la finanziaria di famiglia. 318 i miliardi di debiti della Fiorentina che, per garantirsi l'iscrizione al campionato successivo, cedette due colonne come Francesco Toldo e Manuel Rui Costa. Il 9 luglio dello stesso anno Vittorio Cecchi Gori lasciò la presidenza e aprì alla vendita del club. La stagione, sul campo, cominciò male con il ko in finale di Supercoppa italiana con la Roma. Nel novembre 2001 i calciatori viola misero in mora la società per non aver pagato premi arretrati. Fino al 18 aprile 2002, quando Vittorio Cecchi Gori venne rinviato a giudizio per falso in bilancio e appropriazione indebita.

Furono 35 mila i tifosi viola scesi in piazza per chiedere la vendita del club. Il 30 aprile la Co.vi.so.c bocciò i conti del club viola, non approvando l'iscrizione in Serie B. Le aste per la Fiorentina andarono deserte e così il 27 settembre la Fiorentina fu ufficialmente dichiarata fallita. Ripartirà con un altro nome Florentia Viola, e un'altra proprietà: quella della famiglia Della Valle.


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