Finisce l'era Messi-Ronaldo e inizia quella Mbappé-Haaland?
Undici palloni d'oro in due, più di duemila presenze per 1500 gol combinati, i trofei neanche li contiamo. Queste sono le statistiche che otteniamo se combiniamo le carriere di Leo Messi e Cristiano Ronaldo. La Pulce argentina e CR7 hanno dominato la scena calcistica mondiale negli ultimi 15 anni. Ancora oggi è aperto il dibattito su chi sia il più forte, un interrogativo che divide i tifosi tra Messiani, Ronaldiani e diplomatici, quelli che dicono "Sono forti entrambi, siamo noi a essere fortunati a vivere nella loro stessa epoca".
Champions League croce e delizia
L'argentino e il portoghese hanno brillato soprattutto sui palcoscenico più famoso, quello in cui si gioca di sera, con le stelle che sono sia in cielo sia in campo: la Champions League. È proprio in questa competizione che i due fenomeni hanno offerto le prestazioni che li hanno resi immortali. Messi ha vinto la Champions 4 volte, Ronaldo 5; se combinati, hanno segnato quasi 300 gol. È innegabile che nell'ultimo decennio il torneo più importante del mondo fosse il loro giardino di casa.
Ma si sa, la Champions dà, la Champions toglie. Quest'anno, Cristiano Ronaldo e Leo Messi sono usciti agli ottavi. L'hanno fatto in due modi diversi, come diverso è il loro modo di giocare e di essere. Il portoghese è stato praticamente inesistente nella doppia sfida contro il Porto ed è reo di aver sbagliato sulla punizione che ha sancito l'uscita della Juventus.
La Pulce può dire invece di averci almeno provato, ma il Barcellona più modesto degli ultimi anni si è schiantato sul muro del Paris Saint-Germain. Nella gara d'andata Messi segna su rigore, salvo poi eclissarsi davanti alla dirompenza di Kylian Mbappé; al ritorno invece il capitano blaugrana combatte, si abbassa praticamente a centrocampo per trascinare i suoi, segna un gran gol e, dopo aver bucato Keylor Navas, urla "VAMOS!" con tutta la forza e l'orgoglio che ha in corpo. Però non si può fuggire dal destino: sul finire del primo tempo, Messi sbaglia un rigore che prima viene respinto dal ginocchio del portiere parigino, poi si infrange sulla traversa - Barcellona eliminato.
È dal 2005 che non si giocano dei quarti di Champions senza Ronaldo e Messi. Questo per comprendere quanto la competizione sia da anni all'insegna del portoghese e dell'argentino.
L'inizio di una nuova era
Ma per ogni ciclo che si chiude, ce n'è uno che si apre. Questi ottavi hanno infatti messo in luce due giocatori in particolare, si tratta di Kylian Mbappé e Erling Haaland. Il primo si è reso protagonista della doppia sfida col Barcellona con una tripletta all'andata e un gol al ritorno; il secondo ha svolto la pratica Siviglia da solo, rifilando agli andalusi quattro gol in due partite.
Il francese è ormai un giocatore affermato nel panorama calcistico, con il suo Mondiale vinto da protagonista ad appena 21 anni, i suoi già 100 gol in carriera e un'investitura importante, quella di nuovo Pelé.
Arrivato al PSG nel 2017 dal Monaco per 180 milioni, Mbappé ha col tempo messo in secondo piano la figura di Neymar che, almeno sulla carta, doveva essere il simbolo della squadra. Oggi a voler soffiar via il francese ai parigini è soprattutto il Real Madrid. forti della fede madridista del ragazzo.
Diverso è il discorso per Erling Haaland. Il mondo aveva iniziato a conoscerlo nel 2018, quando nel Mondiale under 20 segnò nove gol all'Honduras. Si era messo poi in luce, sempre in Champions League, con la maglia del Salisburgo; così nel dicembre 2019 il Borussia Dortmund paga la clausola di 20 milioni di euro e lo porta in Germania. Ieri Haaland ha battuto un record: mai nessuno nella storia della competizione era riuscito a segnare 14 gol in appena 20 partite. La punta norvegese è destinata a dominare l'Europa calcistica per i prossimi anni, contando sulla sua forza, sul fiuto del gol e soprattutto sulla fame con cui si scaglia su ogni pallone.
Momento di transizione
Chiaramente non possiamo già considerare concluse le carriere di Messi e Ronaldo, anzi auguriamo loro di poter tornare l'anno prossimo a poter dire la loro in Europa; né possiamo paragonare due giovani talentuosi come il francese e il norvegese a quei mostri sacri del calcio moderno. Ci troviamo in un'epoca di passaggio, in cui assistiamo alle ultime (lo dice l'età) giocate dei due campioni e alla freschezza delle nuove leve. Noi non possiamo fare altro che goderci lo spettacolo, senza fare confronti o emanare giudizi.
Segui 90min su Facebook, Instagram e Telegram per restare aggiornato sulle ultime news dal mondoe della Serie A.