Federico Chiesa racconta 'Back on track' e torna sull'intervento di Smalling

Federico Chiesa
Federico Chiesa / Stefano Guidi/GettyImages
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Federico Chiesa, entrato in campo nel finale della sfida persa dalla Juventus all'Olimpico con la Roma, è intervenuto su Twitch in diretta per commentare il proprio ritorno e per raccontare il documentario Back on Track (su Prime), legato proprio al lungo percorso di recupero dal grave infortunio.

Queste le parole di Chiesa: "Nel corso dei mesi è evoluto il progetto. Stava diventando interessante e mi hanno chiesto di includere la mia parte privata, la fidanzata, i genitori, la famiglia. Comunque tutt'ora, in quei momenti, hanno fatto la differenza per aiutarmi a uscire da un momento difficile. Volevano anche far vedere questo, le emozioni e gli ostacoli superati insieme. E anche far vedere ciò che provava la gente nello starmi vicino, nell'affrontare questa situazione con me. Mamma e papà sempre stati abituati a vedermi in campo, non con le stampelle, in un percorso riabilitativo così lungo. Purtroppo mamma e papà ci erano già passati. Papà si è rotto il tendine rotuleo a destra e sinistra. Appena mi sono fatto male sono stati i primi a darmi forza, a provare a tirarmi su. Riprendo una frase di mia mamma: cosa ti volevi aspettare? Nel calcio capita, è contatto, può succedere. C'è da riprendersi e ripartire" riporta IlBianconero.

Sull'intervento di Smalling: "Parto dal fatto che sicuramente nell'arco della mia carriera ho avuto... ho subito interventi più brutti. Interventi dove magari ero slanciato, in corsa, ad alte velocità. Venivo buttato a terra. Si corre più il rischio. Nel caso lì, dove mi sono fatto male, riguardando l'intervento non è stato bellissimo, ma davvero: Smalling penso che avesse l'obiettivo di andare sulla palla. Dal filmato, che ho rivisto tante volte, è andato sul pallone e non l'ha fatto con cattiveria. Come diceva mia mamma: sport di contatto, queste cose succedono. Solo dopo ho capito quanto fosse... non facile, ma rompersi un crociato... Ho visto Bentancur, a cui ho fatto l'in bocca al lupo, di cui ho rivisto l'infortunio: da solo! E' bastato pochissimo, è andato in contrasto, capita mille volte e quella volta per una frazione di secondo dove magari appoggi male il piede o hai il carico sbagliato, devi stare 6-7 mesi fermo. Ma durante una partita ci sono così tanti contrasti. A volte pensi di esserti spaccato tutto, poi quando calci e ti tocca dietro, mi sono rotto il crociato. Ho subito falli peggiori".

Sul sostegno del club: "Posso dire di essere stato fortunato, nella mia sfortuna, a essermi fatto male alla Juventus. Sono in uno dei club più importanti. Che ha a disposizione le migliori strutture a livello sanitario c'è gente che sa cosa fare in queste strutture, a livello mentale e a livello fisico. Diciamo che in quell'aspetto sono stato fortunato. Sono alla Juve, un top club, tutto ad altissimo livello. Gli altri fanno dieci volte di più la fatica che facciamo noi. Se mettiamo a livello d'infortunio, ci sono infortuni peggiori: il crociato ci si mette 6 mesi".

Il supporto dei tifosi: "Mi aiuta tutt'ora, sento molto la vicinanza e il supporto dei tifosi della Juventus. Questo mi fa solo piacere. Penso che l'affetto me lo sia guadagnato dalle prestazioni e da ciò che do per la maglia. La gente alla fine lo vede, mi rende felice. Soprattutto in quei momenti mi ha reso ancor di più felice. Ogni passo è stato fatto insieme a tutti i supporters. A chi mi vuole bene. Un traguardo per tutti". 

Gli idoli personali: "Da bambino il mio idolo è sempre stato Kaka. Per me il giocatore che mi piace di più è Mbappé. Scambio maglia? Sì, è stato bello. L'ho incorniciata, è fortissimo, un fuoriclasse assoluto. Disarmante, davvero. E' fortissimo. Lui è più veloce, ha una facilità di allungo, ma non normale, proprio con la palla, una rapidità di piedi che vedi in pochi giocatori. Fuoriclasse assoluto. A livello realizzativo pure, uno che fa tripletta in finale mondiale a 23 anni... Se non è un fuoriclasse lui?!".

Sulla numero 7 : "Volevo uno importante, per me lo sono dall'1 all'11 per chiarire. Il 7 era libero. Me l'ha lasciato Dusan, che voleva il 9. Bellissimo numero e diciamo che, a livello di storia recente, l'ha indossato uno che fa parte dei 5 più forti della storia del calcio. Un onore ancora di più. Non solo il 7 dalla Juventus da raccontare ai nipotini, ma il 7 che ha vestito Cristiano Ronaldo. Pallone d'oro? Grazie mille, ma pensiamo a raggiungere, a provare a vincere qualcosa quest'anno, sarebbe bello portare a casa un trofeo soprattutto per quello che è successo".