ESCLUSIVA | Paulo Sergio: "A Roma furono due anni meravigliosi, i tifosi giallorossi saranno sempre nel mio cuore"
Esclusiva - "Zigo Zago, Cafu, Paulo Sérgio, Aldair e la Roma ci sembra il Brasil". Era la fine degli anni '90 e la Curva Sud in preda all'entusiasmo generato dal primo capitolo della propria Zemanlandia, omaggiava la propria squadra dal forte sabor brasileiro con un coro d'altri tempi. Fu un biennio altalenante, quello tra il 1997 ed il 1999, che rimase però nel cuore dei tifosi giallorossi, eccitati dal gioco offensivo proposto dal tecnico boemo che regalò vittorie di prestigio contro Milan e Juventus, e forse ancor di più dagli attacchi che Zeman, travestito da Robin Hood, sferrava alla Vecchia Signora fuori dal campo.
Due stagioni speciali, trasformate addirittura in musica da Antonello Venditti, che nel suo album Goodbye Novecento celebrò quella squadra nella traccia numero 7, dal titolo La coscienza di Zeman.
In campo invece, la maglia numero 7 era indossata da uno dei giocatori più amati dal popolo giallorosso, Paulo Sérgio do Nascimento, noto a tutti come Paulo Sérgio. 77 presenze e 26 gol in due stagioni per l'esterno d'attacco brasiliano arrivato nell'estate del 1997 dal Bayern Leverkusen. Due stagioni di alto livello e di esultanze a passo di danza a testimoniare perfettamente il suo modo di intendere il calcio.
Intervistato dai nostri colleghi di 90min Brasil, Paulo Sérgio ha ricordato con piacere gli anni trascorsi in Italia e il suo forte legame con Roma e con la Roma, senza tralasciare però la questione razzismo, purtroppo sempre attuale, raccontando come scelse di reagire in seguito ad un episodio che lo coinvolse direttamente al suo arrivo nella capitale, quando trovò una scritta a sfondo razzista su un muro, attribuita successivamente ad alcuni tifosi della Lazio.
""L'attualità ci mostra che il razzismo è ovunque""
Il Campione del Mondo ad USA '94 però non ne fa una questione geografica, sostenendo che il problema sia assolutamente globale e spiegando come lui abbia sempre preferito focalizzarsi sul calcio giocato e sull'amore dei propri tifosi: "Io credo che il razzismo che è presente in Italia, sia lo stesso che troviamo in Brasile. Io sono stato in grado di gestirlo sempre molto bene, rispondendo con grandi prestazioni in campo, segnando e ritagliandomi il mio spazio. C'è da dire poi che i tifosi della Roma mi amavano, quindi sono stati due anni bellissimi. Il razzismo è un problema che riguarda gli ignoranti".
A parte quel brutto episodio però, biennio in giallorosso evoca solo ricordi dolci: "Ai tempi della Roma, giocavo a destra. Cafu giocava a destra con me e Totti giocava a sinistra. E Balbo, l’argentino, giocava centravanti. Quando non giocava lui, c’era Delvecchio che giocava centravanti. Sono stati due anni meravigliosi, in cui sono stato il capocannoniere della squadra.Ho giocato con Candela, Totti, Di Biagio, Di Francesco, Aldair, Cafu, Zago, Vàgner. Eravamo una squadra incredibile. Sono stati due anni importantissimi per me, perché ho vissuto due anni in una squadra e in un paese che amo moltissimo. Mi sono trasferito al Bayern Monaco perché mi dava la possibilità di giocare la Champions League, Ora è tanto che non torno, ma spero di riuscire quest'anno e di fermarmi per un pochino, perché i tifosi della Roma saranno per sempre nel mio cuore. Forza Roma!".
Due anni d'amore e ricordi indelebili. Un'avventura bellissima di quelle che solo Roma sa regalare.
Articolo a cura di Alessandro Eremiti
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