ESCLUSIVA | Julio Cruz: “Mi piacerebbe vedere Messi all’Inter. Moratti era un tifoso. Con Ibra intesa perfetta"
Julio Ricardo Cruz, non è stato esattamente il bomber o l'attaccante che rubava la scena, uno alla Batistuta (argentino come lui) per intenderci. Ma nei suoi anni italiani, dal 2000 al 2010, è stato terribilmente efficace anche da centravanti puro: ben 80 i gol realizzati nelle 243 presenze totali messe a referto con le maglie di Bologna - il club che lo ha portato in Italia dal Feyenoord -, Inter e Lazio. Ma le cose migliori, El Jardinero, le ha fatte vedere con la maglia dell'Inter, con cui ha realizzato 75 reti in 6 stagioni, in cui è perlopiù stato un gregario, ma uno di quelli insostituibili.
Una squadra lasciata a scadenza di contratto proprio alla fine della stagione 2008-2009, proprio l'ultima prima dell'incredibile Triplete nerazzurro arrivato un anno più tardi, quando lui si era già trasferito alla Lazio prima del ritiro dal calcio giocato. Nonostante questo "intoppo", Cruz, con l'Inter ha avuto un palmares che in molti possono solo sognare: 4 scudetti, 3 Supercoppe italiane e 2 Coppe Italia.
Cosa pensi della telenovela Messi-Barcellona? Non è sembrata la maniera migliore di concludere una storia così importante…
"Ancora non c’è niente di ufficiale, anche se le ha lasciato intendere chiaramente quale sia la sua volontà. Il rapporto con il club si è incrinato e poi ci sono anche questioni personali. Per il Barcellona è sicuramente doloroso dopo tanti anni insieme. Ho dato un’occhiata alle statistiche e credo sia la prima volta che Lionel concluda la stagione senza vincere neanche un titolo con il Barça. Adesso è normale che ci siano alcune società come Inter, Manchester United, Manchester City e PSG che stanno lavorando per coronare il sogno di vederlo con la propria maglia. Tutti club prestigiosi con presidenti che hanno investito molto".
Quale club credi che sia il migliore per Messi?
"A me piacerebbe vederlo nell’Inter. Ho giocato lì, ho un forte legame con la società e provo un grande affetto nei confronti dei tifosi. Se poi guardo al progetto e ai giocatori credo che il PSG abbia fatto le cose in maniera corretta negli ultimi anni. Hanno campioni come Neymar e Mbappé e indipendentemente dal risultato della finale di Champions è una squadra davvero interessante".
Come hai vissuto la sconfitta dell’Inter in finale di Europa League?
"Per me l’Inter è speciale. Sono stati tanti anni pieni di successi. Da qualche anno ha iniziato un nuovo percorso societario ed essere arrivati in finale di Europa League è comunque importante. Poi è chiaro che quando si arriva in finale si pensa automaticamente che si debba vincere. Dall’altra parte però c’era il Siviglia che ha una grande tradizione nella competizione. Io credo che la strada sia quella giusta e spero che si possa aprire al più presto un nuovo ciclo di successi. Io credo che con Conte e questi giocatori si possa lottare sia in Italia che in Europa. Già in questa stagione ad un certo punto sembrava che l’Inter potesse farcela"
Credi che la prossima stagione sia quella giusta per mettere fine all’egemonia bianconera?
"Si è stato un peccato. Già in questa stagione l’Inter ha avuto una grandissima occasione. Dopo la pausa dovuta al lockdown ha pareggiato alcune partite che andavano vinte. Si aveva la sensazione che la Juventus avrebbe lasciato punti per strada, infatti ha finito il campionato con un solo punto di vantaggio. C’è amarezza, perché secondo me sarebbe bastato davvero fare qualcosa in più in quelle partite e oggi staremmo parlando di un’altra cosa".
Credi che Lautaro debba andare al Barcellona o al Manchester City per poter raggiungere i suoi obiettivi?
"No, non credo. Lautaro è bravissimo e ancora giovane. Spesso i calciatori credono che per coronare i propri obiettivi professionali debbano per forza cambiare squadra. Lui è già in un grande club. Perché l’Inter è una delle 3 società più importanti in Italia e tra le più importanti in Europa. Io credo che l’obiettivo principale di Lautaro in questo momento debba essere vincere con l’Inter. Io almeno, quando giocavo ragionavo così. Per me ogni volta in cui arrivavo in un nuovo club l’unico pensiero era contribuire a costruire successi. L’Inter ha puntato su di lui e deve avere pazienza. Il calcio italiano non è facile e non è facile vincere in Italia. Anche Ronaldo non è lo stesso che abbiamo visto a Madrid. La storia è fatta di tanti campioni che arrivati in Italia hanno fatto fatica. Henry all’Arsenal ha dimostrato di essere un fenomeno però con la Juventus non è riuscito a mettersi in mostra. In Italia non è facile per nessuno. All’Inter hai avuto la fortuna, tra i tanti campioni, di giocare con Adriano".
Credi che se avesse seguito un’altra strada soprattutto fuori dal campo sarebbe potuto diventare uno dei più grandi di sempre della storia del calcio?
"Indipendentemente da quello che è stato il suo percorso fuori dal campo, io credo che Adriano abbia dimostrato in pochi anni di essere un grandissimo e non solamente con l’Inter, ma anche con il Brasile. Io credo che sia sottovalutato tutto quel che ha fatto in campo per alcuni comportamenti inopportuni che ha avuto fuori. Non credo che sia giusto. Adriano è uno dei giocatori più forti che io abbia visto giocare per l’Inter e per il Brasile. Faceva parte di una squadra con grandissimi giocatori. C’erano Ibrahimovic, Crespo, Recoba, Martins, Vieri e anche Balotelli. Era una grande Inter con Moratti che più che un presidente era un tifoso. Ereditò questa passione da suo padre e arrivò dove sognava portando l’Inter sul tetto d’Europa e del mondo".
Tra i tanti giocatori che hai nominato c’è Ibrahimovic. È lui il giocatore con cui hai giocato più forte mentalmente?
"Con Ibra c’era un grande rapporto. È stato uno dei calciatori con cui ho avuto più intesa nella mia carriera. Nonostante giocassimo in una posizione simile e avessimo caratteristiche fisiche simili. Ibra è differente, non solo tecnicamente, ma nel modo di vedere il calcio. Ci intendevamo alla perfezione".
La rivalità con la Juventus è qualcosa di cui Zanetti ti ha parlato dal primo momento in cui sei arrivato o è aumentata dopo il 2006?
"La rivalità con la Juventus è sempre esistita. Hanno vinto molti titoli e i numeri e quello che abbiamo visto in Italia negli ultimi 10 anni raccontano questo. Non è mai bello vedere il proprio rivale vincere così tanto però l’Inter rimane un grande club così come il Bologna. Non tutti lo sanno però il Bologna vanta 7 Scudetti".
Molto spesso si dice che il calcio in Italia sia troppo difensivo…
"Io credo sia un luogo comune. Si fa confusione tra catenaccio e organizzazione difensiva. In Italia c’è un’organizzazione difensiva superiore, ciò non significa che non si attacchi. Perché quando le squadre ti attaccano, poi attaccano forte. A me piaceva tantissimo perché non è mai facile fare gol e riesci ad avere successo solo se non molli mai. Sono tanti quelli che arrivano in Italia, pochi quelli che riescono ad affermarsi"
Nella tua ultima stagione all’Inter hai lavorato con Mourinho. Cosa lo rende così speciale?
"Ho lavorato poco con lui. Sicuramente ciò che lo ha reso speciale è stato vincere la Champions con il Porto. Per l’Inter sarà un pezzo di storia per sempre perché ha avuto il merito di vincere il Triplete. Però non dobbiamo dimenticare che prima del 2010 è stato fatto un grande lavoro da parte di Mancini, che ha contribuito in maniera importante a preparare la squadra per quella vittoria".
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