Gianluca Di Marzio: "Nel calciomercato può succedere sempre di tutto"

Intervista a Gianluca Di Marzio
Intervista a Gianluca Di Marzio / 90min Italia
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Londra - "Per la curiosità non ci sono cure", diceva Dorothy Parker, figuriamoci quando dall'altra parte c'è Gianluca Di Marzio, aggiungerei io. Per ESPN, uno dei 50 uomini più influenti del mondo del calcio, per me semplicemente colui che ha rivoluzionato il modo di raccontare una trattativa. "Io sto andando al Marriott Hotel di Maida Vale in cui dormiranno gli Azzurri a fare alcuni collegamenti per Sky Sport 24, se vuoi ci vediamo lì", mi dice in un vocale WhatsApp. Londra, di solito gigantesca quando devi attraversarla all'improvviso, questa volta è una fedele alleata. "Perfetto, ci vediamo lì". Bakerloo Line, o semplicemente la marrone per chi preferisce orientarsi cromaticamente, fermata Kilburn Park.

Di fronte all'hotel, Francesco Cosatti sta terminando il suo collegamento con lo studio di Milano. Gianluca si avvicina sorridente: "Adesso proviamo a fare qualche ripresa all'interno, vieni che la facciamo qui".

All'improvviso, in una grigia mattina di giugno - quando si tratta di sole Londra non è per niente fedele, né tantomeno alleata - mi ritrovo nel divano della hall che ospiterà il Sogno Azzurro a Londra, tra il microfono di Sky Sport 24 e il telefono in cui probabilmente sono custodite le sorti della prossima finestra di mercato. Gianluca digita rapidamente su uno schermo senza illuminazione, poi, sapendo che più che alle indiscrezioni sono incuriosito dalla sua storia, inizia a raccontarmi di come trattative, acquisti e cessioni siano entrate a far parte del suo percorso professionale quasi per caso: "La scelta del calciomercato è stata un po’ casuale, perché inizialmente quando ho iniziato a fare il giornalista, facevo soprattutto cronaca calcistica raccontando le vicende del Padova, perché iniziai a lavorare in una TV locale di Padova. Mi piaceva molto sia fare le telecronache che condurre in studio programmi legati al Padova. Quando arrivai a Sky nel 2004, stavano iniziando proprio in quei mesi un format legato al calciomercato e visto che ero comunque un ragazzo con dei contatti nel mondo del calcio, mi mandarono al Quark Hotel di Via Lampedusa a Milano, in cui all’epoca si faceva il calciomercato per affiancare Martina Maestri, che è l’attuale direttrice di Sky Sport 24 e che invece all’epoca doveva essere la corrispondente di mercato. Dopo un paio di giorni in hotel, Martina si rese conto che gli addetti ai lavori mi salutavano e che io mi trovavo completamente a mio agio con tutti che mi vedevano quasi come un punto di riferimento. Visto che seguire l’andamento delle trattative e interagire con direttori sportivi e personaggi legati al mondo del calciomercato era un qualcosa che mi veniva naturale, fu lei che tornò in redazione e disse al mio direttore dell’epoca di farlo fare a me, che mi divertivo in quel mondo. Nacque così, su un assist di Martina Maestri in cui io feci gol. Lei è ancora oggi l’allenatore di questa squadra e ci permette di avere un livello di professionalità, penso e spero piuttosto alto".

Da quel lontano 2004, grazie al lavoro di Gianluca, i tifosi italiani sono riusciti ad entrare sempre più all'interno delle dinamiche di mercato. Le Bombe di Biscardiana memoria degli Anni 90, sganciate per fare venire l'acquolina in bocca a tutti gli appassionati, hanno lasciato il passo a una narrazione del calciomercato molto più professionale e dettagliata: "Mi fa piacere poter pensare di aver cambiato il modo di raccontare il calciomercato. Si è passati dal pendolino, che era più come un mezzo per far sognare il tifoso anche se poi magari non esisteva una trattativa concreta per quel giocatore. Io invece ho cercato di portare i sogni sulla terra, parlando di cose reali e cercando di essere più pessimista che ottimista, proprio perché mi sono reso conto che quando ho parlato di una trattativa che poi non si è realizzata ci sono rimasto male per le reazioni di delusione e amarezza che avevano i tifosi, quindi cerco sempre di immedesimarmi in cosa può provare un tifoso quando gli dici che sta per arrivare un giocatore e poi non arriva. Nelle ultime settimane per esempio non so quanti messaggi Direct ho ricevuto su Sergio Ramos alla Roma, credo che sia la domanda che mi hanno fatto di più da quando sono su Instagram. Se poi gli dici che non c’è nulla ti rispondono che non sai niente. Io sono sempre qua e dico quello che so, poi può darsi anche che non sappia niente perché non sono né il calciatore né il Direttore Sportivo della Roma".

La verifica dei fatti, la prudenza e la scelta appropriata del linguaggio, sono fondamentali per far sì che il tifoso possa capire quale sia la situazione in ogni trattativa, specialmente in un mondo in costante divenire come quello del calciomercato, in cui a detta di chi negli ultimi 15 anni ne ha viste di tutti i colori, nulla può essere dato per certo: "Cerco di essere sempre un pochino più prudente nell’enfatizzare un possibile colpo proprio perché penso alle ripercussioni che una notizia potrebbe avere. Sono molto attento al linguaggio e al peso di ciò che dico, quindi cerco sempre di scegliere il termine adatto ad ogni circostanza, come idea, sondaggio, contatto, trattativa, vicino, ad un passo, è fatta, ufficiale, ha firmato, mancano solo le visite. È un glossario legato al calciomercato con delle sfumature che però non sempre vengono percepite dall’utente. Molte volte dico 'contatto per' o 'inizia la trattativa' e molti tifosi pensano che quel giocatore deve arrivare, ma non è assolutamente così, perché ci sono dei passaggi da un momento della trattativa a un altro che soprattutto nel calciomercato di oggi, dimostrano come certi giocatori possono cambiare squadra da un momento all’altro quando stanno firmando per un club e magari poi vanno da un’altra parte anche se l’altra squadra non li aveva contattati per mesi. Può davvero sempre succedere di tutto e ultimamente ancora di più. Ieri ero a cena con due procuratori e ricordavamo i tempi di Berbatov o di Malcolm. Malcolm aveva chiuso l’accordo con la Roma, c’era stato il tweet delle due società, l’aereo privato che lo aspettava all’aeroporto e lui non si è presentato perché il Barcellona alle 8 di sera gli aveva detto di andar lì. Berbatov partì dall’Inghilterra per andare a Firenze, poi non ci va. Nello scalo di Monaco lo chiama la Juve, lui accetta, la Juve prenota l’aereo per la mattina dopo nel frattempo durante la notte lo chiama il suo ex allenatore del Tottenham che era andato al Fulham e lui decide di rimanere in Premier. La gente in quei giorni credeva che i pazzi fossimo noi e che ci fossimo inventati tutto. In realtà era tutto vero. Solo oggi la gente inizia a rendersi conto che un giocatore atteso per una visita medica può non presentarsi, perché cambia idea dopo aver ricevuto una telefonata che cambia completamente lo scenario. Questo ti fa capire come la parola nel calcio non viene rispettata. Per me se tu dai una parola per andare a fare le visite e ti contatta un altro club dovresti dire no, perché hai preso un altro impegno. Evidentemente nel calcio, non solo la parola ma anche la firma, perché ci sono stati casi di doppie firme non garantiscono nessuna certezza".

Questa filosofia, che Gianluca cerca di trasmettere anche a tutti i suoi collaboratori, lo ha portato ad essere un vero e proprio punto di riferimento per tutti i tifosi, soprattutto quelli più giovani, che sembrano interessarsi sempre di più alle vicende di mercato anche attraverso i social, in cui Di Marzio interagisce sempre in prima persona: "Nel corso degli anni, mi sono accorto dalle reazioni delle persone alle cose che dicevo, che l'appetito nei confronti del calciomercato da parte degli utenti stava cambiando: se prima la reazione era più distaccata e le persone sembravano più disinteressate e in attesa dei comunicati ufficiali principalmente per non illudersi, man mano che il tempo passava, quando andavo in giro e la gente mi incontrava era tutto un continuo di chi prende la Roma, chi prende la Juve, chi prende il Milan, chi prende l’Inter. Questo interesse è cresciuto in maniera esponenziale nel corso degli ultimi anni e oggi quando ho la fortuna di poter viaggiare sia in Italia che all’estero, mi trovo praticamente sempre a dover rispondere a domande di questo tipo. Non mi chiedono mai come sto o dove sto andando, ma soltanto chi compra o vende la propria squadra. Molti ragazzi di oggi poi, sembrano essere più interessati alle trattative e ai movimenti di calciomercato che a ciò che avviene in campo. Poi c'è stato il boom dei social che chiaramente ha fatto la differenza e dal numero di persone che hanno iniziato a seguirmi, mi sono reso ulteriormente conto della passione che c’è nei confronti di questo settore. Trovo che i social siano importantissimi, in quanto occupano una fetta importante delle persone che mi seguono e che quindi hanno diritto ad avere il loro spazio per poter interagire e avere una risposta quando possibile. Credo che sui Social devi essere presente per partecipare e interagire, senza utilizzarli solamente come biglietto da visita. Ci sono quelli che sono sui social senza avere rapporto con i propri follower, io credo che sia fondamentale creare questo tipo di connessione. Chiaramente non si può avere con tutti, però devi far vedere che ci sei. Tutte le risposte, i chiarimenti e le puntualizzazioni che appaiono sui miei profili, sono io a darle in prima persona. Ho dei collaboratori che mi aiutano nella gestione della strategia dei contenuti, ma l’interazione è un aspetto che curo esclusivamente io".

Se la prudenza è fondamentale per non illudere gli appassionati, lealtà e rispetto sono la chiavi per conquistare la fiducia degli addetti ai lavori, con i quali Gianluca ha stabilito e consolidato i rapporti nel corso degli anni, riuscendo ad entrare in un mondo che per lui sembra non avere più segreti: "Devi far sì che l’addetto ai lavori si fidi di te. Nel momento in cui io vado a verificare se c’è una trattativa in corso per un acquisto o per una cessione, se mi viene detto per favore aspetta un giorno, due giorni, tre giorni cerco quasi sempre di rispettare la volontà del mio interlocutore, poi dipende anche dal rapporto che c’è o dalla percezione che ho io che la notizia possa uscire da qualche altra parte, perché lì mi prendo il rischio di poter non arrivare più primo su quella notizia. Faccio sempre il possibile per andare incontro alle esigenze dei club mettendomi nei loro panni, perché moltissime volte c’è il pericolo che facendo uscire una notizia l’affare possa saltare. Poi ovviamente faccio il mio mestiere cercando di essere giornalista fino in fondo. Se so che una notizia è talmente importante che deve uscire per avere un impatto immediato cerco di spiegare all’interlocutore che io sto facendo il mio lavoro. Questa filosofia mi permette di avere elasticità nei rapporti e fiducia che sono fondamentali, in quanto mi danno la possibilità di farmi raccontare i fatti per quelli che sono per poi gestire insieme la diffusione di quel tipo d’indiscrezione. Nel momento in cui sai le cose come stanno, devi cercare di gestirle nel modo giusto. Ti faccio un esempio, sapevo di una trattativa per la cessione di Pau Lopez e c’era il pericolo che facendo uscire la notizia la trattativa magari potesse saltare. Ci sono alcuni club che pongono la riservatezza come condizione perché la trattativa venga conclusa, quasi come fosse una clausola iniziale. In quel caso se il nome viene fuori, la trattativa salta. Questo chiaramente mette in difficoltà Direttori Sportivi e procuratori perché per loro è un lavoro in un mondo in cui chiaramente vengono investiti molti soldi. Quindi stasera, forse, dopo aver aspettato tre giorni potrò dire il nome della squadra interessata a Pau Lopez".

Prima di salutarlo, gli chiedo se in questo universo frenetico fatto di indiscrezioni, cifre e dettagli, ci sia il rapporto con il calcio giocato e lui mi sorprende così: "Bellissimo, soprattutto nel post Covid, risentire i tifosi allo stadio, rivedere le famiglie che tornavano a popolare l’Olimpico per le partite dell’Italia. Osservare bambini con gli occhi che brillavano e i genitori che immortalavano il momento con dei selfie mi ha emozionato moltissimo. Sentire nuovamente i cori, dopo un anno in cui abbiamo assistito a delle partite senza quel tipo di suoni è stato davvero particolare e mi ha restituito ancora di più la voglia di tornare allo stadio. Anche pensare al numero degli spettatori che incrementerà nella fase finale è bello. Anche quando ero all’Olimpico pensavo a quanto sarebbe bello rivedere gli stadi pieni il prima possibile. E pensare che fino a un anno fa, lo vedevamo sempre pieno. Però c’è voglia di ritrovare quella normalità che abbiamo perso e riprovare emozione per il boato di uno stadio in festa. Diciamo che più che la partita o il gesto tecnico, mi emoziona di più tutto ciò che circonda l’evento. Mi piace moltissimo raccontare il pre e il post gara. Per esempio ho avuto la possibilità di assistere al pre-partita di Italia-Galles dal campo e ho potuto notare dei dettagli bellissimi: Mancini che cercava lo sguardo della famiglia appena entrato in campo, Vialli che faceva dei video con il telefono quando era seduto in panchina, il preparatore atletico che chiamava il battito delle mani ai tifosi mentre faceva il torello con i ragazzi che non giocavano, Insigne che mimava il coro per Mancini, De Rossi e Lombardo che applaudivano i giocatori che entravano in campo per fare riscaldamento come fosse un cerimoniale. Tutti dettagli particolari, secondo me bellissimi, che poi sono l’essenza del momento. Quando mi capita essere lì, cerco di immedesimarmi e sentirmi uno di loro per capire come vivono questi momenti".

In attesa di altre emozioni sotto l'arco di Wembley è arrivato il momento di ripartire dopo un pre-partita che sarà davvero difficile da dimenticare. Prima di entrare in metro squilla il telefono. È papà.

"Gli hai chiesto chi prende la Roma?"


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