Esame farsa, la verità di Suarez: "Volevo il passaporto da un anno, non c'era solo la Juve"

Luis Suarez, ora attaccante dell'Atletico Madrid, cercato in estate dalla Juventus, è tornato a parlare del discusso trasferimento estivo con i bianconeri, sfociato nell'esame farsa a Perugia che ha poi fatto saltare l'accordo con la Juve.

L'attaccante dell'Atletico Madrid ha raccontato quei momenti in un'intervista concessa a El Transistor: "Avevo tante proposte, non solo la Juventus. Non era l'unico club interessato. Il passaporto? Volevo prenderlo tempo, era una questione che andava avanti da un anno".

Ancora Suarez: "Comunque, non volevo fare nulla se prima non avessi lasciato il Barcellona. È stata dura, soprattutto quando ho dovuto comunicarlo ai miei figli, che avevano già capito tutto. Volevo che mi vedessero lasciare il club in grande stile. Koeman mi ha chiamato e mi ha detto che non avrebbe fatto affidamento su di me. Ho accettato la decisione ma gli ho detto che avevo un contratto ed erano problemi della società. Non ho parlato con Bartomeu. Sarei potuto restare, ma a quel punto era diventata una questione di orgoglio e avevo bisogno di cambiare. Se ci fossero stati brutti momenti, avrei ricevuto critiche".

Suarez ha parlato dell'addio al Barça: "Quando il Barça ha reso ufficiale il fatto che non contava più su di me, ho cominciato a parlare con l’Atletico. Volevo prendere la decisione giusta per me e per la mia famiglia. Quando il Barça mi ha detto che non avrebbe più contato su di me è stata dura, non me lo aspettavo. Ed è stato difficile anche per i modi, mi ha chiamato Koeman e mi ha detto che non facevo parte dei suoi piani. Per come mi hanno trattato, mi sono sentito disprezzato, mia moglie e i miei figli mi vedevano triste quando mi andavo ad allenare e poi è stato il momento di dire ai bambini che avrei cambiato squadra. Non ho posto alcune condizione, volevo facilitare le cose, non creare problemi".

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