Eriksen regista: un episodio o una nuova vita per il danese? L'analisi
Nella magica notte di San Siro una stella ha illuminato il cielo di Milano. Quella di Christian Eriksen, capace di brillare di luce propria grazie a una pregevole punizione che ha permesso all'Inter di battere il Milan e conquistare l'accesso alle semifinali di Coppa Italia. Un gol che gli ha cambiato la vita, spingendo Antonio Conte a rivalutare la sua funzionalità all'interno della rosa. Complici le difficoltà legate al mercato (nessuna squadra ha potuto sostenere i costi di un eventuale trasferimento), il danese è destinato a trascorrere i prossimi sei mesi in Serie A.
Perché non sfruttarlo in quanto risorsa, anziché relegarlo in panchina e mandare in fumo un investimento da oltre 20 milioni di euro? Lo stesso pensiero ha offuscato anche la mente dell'allenatore nerazzurro, il quale ha deciso di ricollocare tatticamente l'ex Tottenham permettendogli di esprimere le proprie qualità. “Eriksen è un patrimonio dell’Inter, ce lo teniamo stretto. Aveva bisogno di un episodio per sbloccarsi, spero per lui che quel gol sia stato la scintilla giusta. Ci serve un giocatore che possa fare le veci di Brozovic davanti alla difesa, con Christian stiamo lavorando duro in questa direzione", ha ammesso Conte in una recente intervista.
Per uno abituato ad assaporare il profumo della porta avversaria non è semplice adattarsi nel ruolo di vertice basso, dando maggiore equilibrio alla difesa e avviando la manovra offensiva in virtù degli attaccanti. Eriksen, però, ha smentito tutti quei pregiudizi che lo accompagnano ormai da un anno: lo hanno definito poco grintoso, inadatto a giocare dall'inizio perché non incisivo, estraneo a livello mentale al progetto interista. Fattori che il centrocampista ha ribaltato positivamente e poi fatto suoi, disputando la miglior partita da quando veste la maglia nerazzurra. Contro il Benevento, Eriksen ha disegnato calcio e partecipato in maniera attiva al 4-0 finale. Sua la battuta del calcio piazzato che ha propiziato l'autorete di Riccardo Improta per il vantaggio. Bisogna ripartire da qui, dai primi due capitoli, per scrivere l'intero libro.
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