Eriksen: "In Italia mi hanno accolto bene sia club che tifosi. La quarantena? Volevo passarla da Lukaku..."
Christian Eriksen, trequartista dell’Inter, arrivato a gennaio dal Tottenham, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano danese Yylland-Posten, dove parla anche del suo trasferimento: “Mi è sembrata la cosa giusta. Erano molto desiderosi di prendermi, e per un giocatore come me significa molto che un club dimostri quanto mi vuole. Significava che avrebbero fatto qualsiasi cosa per prendermi. Alcuni fan del Tottenham si sono arrabbiati per il fatto che in un’intervista alla BBC ho detto che c’era una maggiore possibilità di vincere qualcosa qui, ma il numero alto di squadre inglesi forti rende solo più difficile vincere. In questo modo, la possibilità con l’Inter è maggiore”.
SUL TOTTENHAM: “Al Tottenham ci saranno sempre persone che saranno arrabbiate con me. Ma la stragrande maggioranza dei fan è stata positiva e mi è piaciuto molto giocare nel club. Ho incontrato molte brave persone e ho molti bei ricordi del mio tempo lì. Avrei voluto dire addio in un modo diverso, ma non è così che va il mondo del calcio. In Italia mi sento molto ben accolto sia dal club, sia dai giocatori che dai tifosi. Certo è tutto diverso. Mi dovevo inserire in un gruppo già formato, imparare una nuova lingua e un nuovo stile di gioco”.
SU MILANO: “Ho preso molte lezioni di italiano, ho costruito dei Lego e ho parlato al telefono con tutti quelli che ho potuto, e ho guardato Netflix.Una settimana dopo, Sabrina e Alfred mi hanno raggiunto dopo 14 giorni di quarantena. Sappiamo qualcosa solo una settimana prima e tutto è incerto. È strano che siano qui, perché è un po’ come una vacanza. Ma in vacanza, sai che finirà tra due o tre settimane, e ora sono passate sette settimane in quarantena. Non ho mai avuto così tanto tempo libero e molto lontano dal calcio. Eravamo andati a fare shopping una volta, e all’inizio avevi anche la sensazione che fosse sbagliato uscire. Non c’è modo di fare nulla, quindi devi davvero tirarti su. Nella grande prospettiva, non dovremmo lamentarci, per molti è molto più difficile rispetto a quello che passiamo noi, ma rispetto alla vita di tutti i giorni a cui ci siamo abituati, è molto diverso”.
LA POLIZIA…: “La quarantena? Ho pensato di parlare con Lukaku e Young, che erano anche nuovi all’Inter, di stare con loro, ma avevano anche delle famiglie da accudire, e quindi 14 giorni come ospite su un divano è molto tempo. Invece, sono finito presso la struttura di allenamento del club con uno chef e cinque allenatori che hanno scelto di mettersi in quarantena per proteggere le loro famiglie. Una volta mi ha fermato una pattuglia a Milano. Nel mio cattivo italiano ho dovuto spiegare cosa stavo andando a fare e mostrare i documenti, dove stavo andando e cosa avrei fatto”.
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