Eriksen: "Io e Conte ora ci capiamo. Scudetto? Finché non è sicuro resta un sogno"

Da "indesiderato" a titolare fisso nel giro di un mese. Questa la "scalata" di Christian Eriksen con l'Inter: a gennaio doveva partire verso la miglior offerta, ma ora sta aiutando (e non poco) la squadra di Antonio Conte nella corsa allo scudetto. E il centrocampista danese, ai microfoni di Dazn, ha rilasciato una lunga intervista
"Conte? Ora lui conosce me e io conosco lui. Le cose vanno meglio insieme. Per fortuna adesso riesco a giocare di più e giocare di più mi rende più felice. L'italiano? Va bene. Non troppo bene, ma bene" le parole del danese riportate da fcinter1908.it. Sulla parola "spazzare" Eriksen ha raccontato: "Questa cosa ce l'avevo in testa, sei negli ultimi minuti di partita, stai vincendo e devi lottare. Quando ero al Tottenham, nei quarti di finale di Champions League contro il Manchester City, non ho rinviato il pallone e loro hanno segnato. Ma il Var per fortuna ha rimesso le cose a posto e da allora ho gli incubi per questo. Sì, ci ho pensato, me lo ricordo bene. Cosa significa spazzare? No.. ok, buttare fuori. Ma non imparo questa parola... Non è il mio stile, non ho bisogno di imparare quelle parole (ride,ndr)... mi piace più gioca, gioca!"
Eriksen ha poi spiegato qual è stato il momento che ha cambiato le sue prospettive all'Inter, fin lì praticamente nulle. La punizione segnata al Milan: "La percezione è che lì le cose fossero cambiate. Dall'esterno sembrava che fosse una specie di risveglio. Non per me ma per chi guardava dall'esterno. Come a dire: 'Oh, guardate, sa ancora tirare le punizioni, non è sparito, è ancora qui'. Ho capito subito che il pallone stesse andando nella direzione giusta, che se non l'avesse deviata nessuno sarebbe stato gol. Per me è stata sempre la solita routine: metto giù il pallone, faccio cinque passi indietro, poi lentamente guardo il pallone. Si tratta di sapere dove colpire il pallone e la prima cosa è mandarlo sopra la barriera. La traversa nel primo derby? Certo, me la ricordo bene questa. Ma era un altro tipo di calcio, un po' più lontano dalla porta. Sarebbe stato ancora più bello segnare questa".
Ancora il danese "Non so se è un 'nuovo Eriksen' o quello di sempre che però gioca un po' di più. Nel sistema che utilizziamo e nella posizione che occupo adesso gioco un po' più basso, quindi sono più coinvolto. Devo essere pronto a fare dei tackle per recuperare il pallone. Ovvio, normalmente ho giocato più avanzato, ho dovuto adattarmi a un nuovo sistema, a un nuovo stile di gioco. Piano piano ho imparato e ora conosco molto bene il modo di giocare. Sono qui da un anno, ormai, e ogni giorno facciamo le cose che l'allenatore ci chiede, che ho cercato di imparare sin dal primo giorno. Io e Conte dovevamo conoscerci, lui mi conosce di più, io lo conosco meglio. È una buona cosa, rende più facile capire come interpretare certe partite".
Sulla convivenza con Brozovic: "Potete vederlo anche voi, è diverso rispetto a prima quando Brozovic era un po' da solo. Sta al mister decidere le nostre posizioni. Se vedete, non tutte le partite le giochiamo così. Dipende anche dall'avversario e da come possiamo fargli male con il nostro sistema di gioco".
Eriksen parla anche di Romelu Lukaku: "Il passaggio che noi centrocampisti cerchiamo più spesso è su Romelu. Sappiamo dove si trova e nel nostro sistema la palla deve essere sempre giocabile. Qualsiasi palla va dalle sue parti, va sempre dalla parte giusta, quindi perché non sfruttarlo più che possiamo? Abbiamo un bel rapporto io e Romelu, è un gigante buono. Giocammo contro addirittura quando eravamo ragazzini e lui era all'Anderlecht. Abbiamo un passato comune. Sta facendo cose incredibili, neanche in Inghilterra giocava così e io ho giocato contro di lui molte volte. L'azione più bella? Quella contro il Milan per il secondo gol di Lautaro: tutta la costruzione è stata buona, l'abbiamo provata spesso in allenamento. Abbiamo fatto correre gli avversari dove volevamo e abbiamo creato spazi. Per me è stato bello fare la giocata giusta nei tempi corretti così da poter segnare".
Poi la (felice) chiosa finale: "Certamente è un sorriso diverso rispetto a qualche tempo fa. Più giochi, più sei felice, ovviamente. Vedendola dall'esterno, magari qualcuno pensa che io non rido mai ma non è assolutamente così. Se ho imparato la parola scudetto? È stata una delle prime parole. Ma al momento è qualcosa che possiamo solo sognare finche non l'avremo".
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