Enzo Raiola a tutto tondo: da Donnarumma e Balotelli, a Lotito e Bonaventura
Intervista a 360° quella concessa da Enzo Raiola ai microfoni di calciomercato.com. I temi principali toccati riguardano ovviamente i giocatori principali della sua scuderia, come Gianluigi Donnarumma, Jack Bonaventura e Mario Balotelli, ma non mancano retroscena come quelli riguardanti le difficili trattative con Claudio Lotito o sul suo rapporto con il cugino, il compianto Mino. Di seguito le sue parole.
Su Donnarumma
È vero che da piccolo poteva andare all’Inter? "All'Inter, alla Juve... ovunque. Lo volevano tutti. Era promesso sposo di un altro club, ma lui aspettava la chiamata del Milan: Bianchessi ha forzato l'operazione, Galliani ci ha creduto. Così l'abbiamo chiusa".
È vero che la Juventus l'ha cercato anche negli anni successivi? "Ci sono sempre state voci e probabilmente in alcuni momenti è stato un obiettivo, ma non hanno mai fatto tentativi concreti".
Dopo la vittoria dell’Europeo 2021 con Gigio siete andati in Sardegna da Berlusconi, ci racconti com'è andata? "Spesso ho ricordi sbiaditi del passato, ma quella giornata è stata indimenticabile. Appena arrivati ci hanno fatto girare tutta la struttura di Villa Certosa, fuori dall'abitazione principale c'era Berlusconi e la compagna Marta che ci aspettavano. Il presidente ci ha abbracciati, siamo andati sulla terrazza a pranzare e poi abbiamo ascoltato un po' di musica con il maestro Apicella. A casa ho anche un loro cd che ci ha regalato Berlusconi".
Quali sono stati i motivi della rottura col Milan? "In quel periodo si era passati dall'era Berlusconi a una società che faticava a portare avanti un progetto; Gigio aveva una carriera davanti a sé, rimanere in quel contesto non era la scelta giusta. Se in quel momento ci fosse stato il Milan di oggi con tanto di vetrina della Champions League, penso che sarebbe rimasto e avremmo parlato di un'altra storia. Ma non è stato l'unico motivo che ci ha fatto andare via".
Cos'è successo? "Avevamo la percezione che la società non volesse tenere Donnarumma, non c'era una grande voglia di chiudere l'accordo per il rinnovo".
In futuro tornerà in Serie A? "Il calcio è bello perché è imprevedibile, può succedere di tutto. Oggi la vedo dura, ma mai dire mai".
Su Bonaventura
Nell'ultimo campionato ha fatto 11 gol, Bonaventura è il centrocampista italiano che ha segnato di più (8 reti) con Pellegrini e Colpani. Ti aspettavi di vederli all’Europeo? "Credo che entrambi sarebbero potuti stare tranquillamente nella rosa di Spalletti, ma ora pensiamo solo a chi c'è e facciamo il tifo per l'Italia sperando di arrivare il più lontano possibile".
Come ti spieghi la loro esclusione? "Ci ho pensato e un'idea me la sono fatta, ma voglio aspettare di vedere come finisce l'Europeo per capire bene il perché sono state fatte queste scelte".
Bonaventura è in scadenza di contratto con la Fiorentina, come va la trattativa per il rinnovo? "In questi giorni la Fiorentina era concentrata sul cambio d'allenatore, a breve ci incontreremo come avevamo già programmato alla fine del mercato di gennaio. A oggi ci sono buoni propositi per andare avanti insieme, vediamo cosa succederà".
Hai già ricevuto qualche proposta? "Sì, ci sono state chiamate da club stranieri".
Quanto è stato vicino alla Juve a gennaio? "Molto vicino. Allegri aveva scelto lui per aiutare la squadra che in quel momento faceva fatica a esprimere il gioco".
Come mai non è andata in porto? "In quel momento la Fiorentina lottava per un posto in Europa, era in corsa su tre competizioni e sarebbe stato complicato arrivare fino in fondo privandosi di un giocatore come Bonaventura".
Sulla Lazio
Come sta andando la trattativa per Stengs e Bazdar? "Ne stiamo parlando, per ora non siamo oltre alla fase dell'interessamento. I giocatori piacciono, ma prima di pensare a una possibile chiusura deve passare ancora tanta acqua sotto i ponti".
Ci racconti la faccia di Romagnoli e Pellegrini, tifosi biancocelesti, quando gli hai detto che avevi trovato l'accordo con la Lazio? "La tratttiva per Romagnoli è stata abbastanza rapida. Quando il Milan non ha voluto rinnovare il contratto si sono avvicinati diversi club, anche italiani, ma appena ci ha chiamato la Lazio Alessio non ha voluto sapere più nulla. Sul tavolo avevamo proposte migliori e non solo a livello economico, ma lui non era proprio interessato".
E con Pellegrini com'è andata? "Per andare alla Lazio Luca si è messo in discussione, ha accettato condizioni alle quali io avrei preferito non chiudere l'affare. Lui però ha insistito per andare, e oggi si è meritato la maglia biancoceleste".
Su Mino Raiola
L'inizio della sua carriera: "La mia storia è iniziata grazie a Mino. Io facevo un altro lavoro a Salerno, da lontano seguivo la sua crescita nel calcio e ogni tanto andavo a trovarlo in Olanda. Dopo i trasferimenti di Nedved e Ibrahimovic alla Juventus ho iniziato a dargli una mano, finché un giorno di piena estate mi ha proposto di iniziare a lavorare stabilmente con lui perché aveva bisogno di una persona di fiducia".
Mino parlava 7 lingue, ma l’unica che non aveva studiato era l’italiano. "Lui ha vissuto in Olanda con la nonna, a casa si parlava napoletano. Ma ho un aneddoto di quando era piccolo".
Raccontaci. "A scuola, durante una lezione d'italiano, il professore faceva vedere delle immagini alla classe e loro dovevano dire cos'era. Mino essendo italiano pensava di non avere problemi, ma quando vide la foto dell'arancia la chiamò ' 'o portual', in napoletano. Quando il professore gli disse che era sbagliato lui non capì, perché l'aveva sempre chiamata in quel modo. Poi tornò a casa e chiese spiegazioni".
La sua frase che ti porterai per sempre dentro di te? "Quando parlava con i giocatori diceva sempre 'casa mia è anche casa vostra'. Ed era davvero così: molti giocatori andavano a dormire a casa sua. Mi viene in mente anche un'altra frase che mi fa sorridere".
Quale? "Quando eravamo in macchina insieme mi prendeva in giro dicendomi 'io mi addormento, se facciamo l'incidente ci vediamo lì' indicando verso l'alto. Oggi quando sono in viaggio da solo mi vengono in mente quei momenti".
Si sono dette tante cose su Mino, belle e brutte. Qual è quella che ti ha infastidito di più? "Che era attaccato ai soldi, la realtà è che non gliene fregava nulla. La sua ambizione era far guadagnare i suoi giocatori".
E quella che hai apprezzato maggiormente? "Chi l'ha conosciuto davvero sa quanto era generoso e di cuore. A lui davano fastidio le bugie, la non trasparenza, era contro ogni tipo di discriminazione".
Com'è stata la divisione dei giocatori con Rafaela Pimenta dopo la morte di Mino? "È stata naturale, sono stati i ragazzi a scegliere in piena libertà. I giocatori che già seguivo avevano più rapporto con me e hanno deciso di continuare con la mia agenzia. Senza nulla di prefissato".
Vivi a Montecarlo in una casa con vista sul circuito del Gran Premio. "È una zona molto... rumorosa. Da appassionato dei motori, la settimana del Gran Premio è uno spettacolo per l'atmosfera che si respira".
Su Balotelli
"Vi assicuro che è sempre stato un ragazzo tranquillo, vuole vivere lontano dai riflettori e spesso accusava la pressione mediatica. Questo 'fenomeno Balotelli' è un qualcosa che si è creato al di fuori della sua dimensione. Gli ho detto che a fine carriera dobbiamo scrivere un libro o fare un documentario su di lui, ma non so quante puntate servirebbero per raccontare tutto".
La prima volta che hai visto Balotelli? "Ci siamo incontrati in un ristorante alle porte di Milano io, Mino, lui e il suo avvocato. Era ancora nelle giovanili dell'Inter, ma già spigliato e con una forte personalità. Non perdeva tempo a chiacchierare, lui ti ascolta per 5/10 minuti, ma se insisti solo su un argomento non ti segue più. Mino aveva iniziato a parlargli del progetto sportivo che aveva in mente per lui, ma chiaramente poco dopo Mario ha voluto cambiare discorso".
Cosa non ha funzionato nella sua carriera? "Con le sue qualità poteva fare molto di più, ma io penso che ognuno sia artefice del proprio destino. Tutte le scelte che ha fatto sono state dettate dalla sua volontà, per questo credo che non abbia rimpianti. Noi gli davamo consigli, alcuni ragazzi ascoltano di più e altri meno".
Ha fatto le scelte sbagliate? "Più che scelte sbagliate credo che non abbia lavorato su alcuni aspetti importanti per la gestione della propria carriera, sono dettagli che alla lunga fanno la differenza. Mario si è cullato sul suo talento senza mettere a fuoco altri fattori".
È tardi per rivederlo in Italia? "Io non escludo mai nulla. Balotelli ha 34 anni, non è più giovane ma per le qualità che ha può giocare tranquillamente in un campionato di livello".
Su Ibrahimovic
"Ci è sempre stato vicino, anche durante la malattia di Mino. Ci ha detto che per noi ci sarà sempre".
Le trattative con Ibra: "Anche a me ha sempre detto che non voleva entrare in discorsi legati alle cifre, ai numeri... ha scelto Mino come agente per far fare tutto a lui. Quando dice che ha poca pazienza ha ragione: non può sedersi a trattare con gli agenti, la sua esperienza va sfruttata per altro".
Come lo vedi da dirigente? "È una persona molto riflessiva, e spesso gli errori si fanno quando si improvvisa o c'è fretta di fare determinate scelte. Zlatan ha grande esperienza e un carattere talmente forte che non c'è pressione che può smuoverlo. Farà molto bene e sarà un grande dirigente".