Elkann e una Juve proiettata al futuro: "Problema del calcio italiano? No, soluzione"

John Elkann parla in vista delle celebrazioni dei 100 anni di legame tra la Juventus e la famiglia Agnelli.
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Elkann / Stefano Guidi/GettyImages
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In vista dell'importante traguardo dei 100 anni di legame tra la Juventus e la famiglia Agnelli ha preso la parola John Elkann, numero uno del club bianconero, e lo ha fatto parlando a La Stampa: non si tratta di dichiarazioni connesse strettamente all'attualità di casa Juve quanto, in senso più ampio, alla visione del club e alla sua filosofia da mantenere viva. Queste le parole di Elkann:

"C’è un doppio filo di continuità che unisce la nostra famiglia alla Juventus in questi cento anni: un amore viscerale, perché legato a momenti di vita in famiglia e a ricordi indelebili. E poi la responsabilità di costruire il futuro innovando e adattandosi ai tempi. Come diceva mio nonno, Juventus vuol dire gioventù. Gioventù vuol dire essere proiettati verso il futuro. Il suo passato è ricco di gloria, ma con il nome che porta è al futuro che si deve guardare. Lavoriamo con umiltà per noi e milioni di famiglie bianconere come noi”.

Juve come problema o come soluzione: "C’è chi pensa che la Juventus sia il problema del calcio italiano. Al contrario: è parte della soluzione. Ne è da sempre l’ossatura. Ha dato la struttura alle nazionali che hanno vinto i titoli mondiali. E sul piano economico con le operazioni di mercato ha speso mezzo miliardo di euro negli ultimi anni per acquistare giocatori in Italia, contribuendo in modo significativo a sostenere i bilanci delle squadre di Serie A e serie minori”. 

Una visione familiare: "Siamo prima di tutto dei tifosi. Ci sono squadre di calcio che sono legate a un’azienda, ne son storicamente l’emanazione, come è stata il Psv Eindhoven con la società olandese Philips. La Juventus no. Non è mai stata l’emanazione di una società come la Fiat. È sempre stata la squadra di una famiglia, non di un’azienda".

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Uscire dalle difficoltà: "Ne abbiamo passati di momenti critici, li abbiamo sempre affrontati, e ne siamo usciti a testa alta. Ne usciremo anche adesso e il tempo darà ragione delle nostre scelte. Non è la prima volta che ci capita. Nel 1980 un’inchiesta di scommesse arrivò a coinvolgere Paolo Rossi (che poi sarebbe risultato estraneo). La Juventus di Boniperti lo comperò nonostante la squalifica. Trapattoni continuò ad allenarlo e con successo: la conquista del ventesimo scudetto porta anche la sua firma. La sua vittoria fu anche la nostra, e ripagò di tutte le polemiche”.

Voglia di innovare: "Siamo diventati la prima società italiana con uno stadio di proprietà. Non solo un’operazione sportiva: è un contributo a valorizzare un’intera zona di Torino, un fatto di cui siamo molto orgogliosi. Come lo siamo delle molte iniziative di responsabilità sociale che abbiamo sviluppato localmente e che quest’anno proporremo alle scuole, per formare i più giovani sui temi della società, della diversità e dell’inclusione, che sono parte integrante del ruolo della Juve in campo e fuori dal campo".