L'eliminazione della Juventus in Champions League è un fallimento?
Una sola vittoria, quattro sconfitte e tre punti nel girone. È questo il bottino conquistato fin qui dalla Juventus in questa edizione della Champions League. Un bottino che ad Allegri e alla squadra è costato l'eliminazione dalla competizione, anche se per l'allenatore questo non è un fallimento, come sostenuto nel post partita.
Con queste dichiarazioni ovviamente l'allenatore bianconero cerca di salvare il salvabile, almeno mediaticamente, compreso se stesso, ma provare a mettere la polvere sotto il tappeto non è mai una buona soluzione. La partita di Lisbona è l'emblema della fragilità della Juve: quando gli avversari sono organizzati, hanno un buon ritmo di gioco e pressano bene, i bianconeri vanno costantemente il tilt. Dunque sì, il fallimento è stato sul piano del gioco e anche sul piano mentale. E forse l'amarezza più grande è non essere riusciti a regalare ai tifosi, ma soprattutto a se stessi, una serata diversa, una serata in cui il carattere e l'orgoglio dovevano andare oltre tutto.
La Juventus si è confermata una squadra estremamente umorale ed emotiva, capace di buttare via una qualificazione in Champions piena di rimpianti. "L'eliminazione è nelle partite precedenti", ha aggiunto Allegri nel post partita. E questo non fa che dar valore al fatto che il fallimento della Juve non può limitarsi solo ad una singola partita, ma ad un periodo - ormai abbastanza lungo - in cui la squadra non riesce ad andare oltre i propri limiti e le proprie fragilità, rimanendo imprigionata in un tunnel dove non si intravede la luce.
La squadra riuscirà a superare questa eliminazione senza scorie oppure la rabbia che chiede Allegri da qui in avanti tornerà ad essere paura? Ad oggi la certezza più grande è che non è più la vecchia Juventus e non è più il vecchio Allegri. Evidentemente è cambiato il suo posto nelle tanto acclamate categorie. Adesso bisogna necessariamente ripartire, e anche in fretta, ne va dell'orgoglio di un intero ambiente. Perché di calma, adesso, non bisogna averne più.