"El Pàjaro" Federico Valverde
Ci sono personalità che sbocciano e si trasformano in talenti e altre che invece hanno sempre brillato, che talentuose ci sono nate. Questo è il caso di Federico Valverde. Di lui si dice che giocasse bene fin da bambino e all'età di 13 anni aveva già esordito con la sua nazionale, l'Uruguay. L'appellativo di pàjaro gli fu conferito per la sua esuberanza calcistica e per il suo correre frenetico da una parte all'altra del campo.
Santiago Federico Valverde Dipetta nasce a Montevideo il 22 luglio 1998. Cresce nelle giovanili del Penarol, scoperto dall'ex calciatore Nestor Goncalves iniziò la carriera come attaccante, prima di diventare un centrocampista. Fu la madre Doris a chiedere all'allenatore di cambiarlo di ruolo perché il piccolo Valverde tornava a casa piangendo non contento della prestazione, convinto che il motivo fosse proprio la sua posizione in campo. Giocherà nel Penarol fino all'età di 17 anni, giocando un gran calcio.
Approdò in Spagna per giocare al Real Madrid Castilla, dove già al debutto segnò il primo goal. Partita seguita attentamente dal tecnico della prima squadra Santiago Solari che gli diede subito molta fiducia. Ciò nonostante dopo una sola stagione venne ceduto in prestito al Deportivo La Coruna, una vera e propria attestazione di maturità. La sua diligenza unita alla puntualità e rispetto fecero della sua esperienza in Galizia un successo.
Una sola stagione in trasferta e poi di nuovo il ritorno nella Capitale spagnola, questa volta con Zidane in panchina. Tra i due c'è l'armonia che unisce i campioni. Valverde gioca molte partite importanti, vince e segna. All'inizio è solo un sostituto, ma pian piano inizia a farsi strada tra campioni del calibro di Kroos, Casemiro ed il Pallone d'Oro Luka Modric. Cresce sempre più la fiducia nei suoi confronti anche se la sua presenza in campo è sempre stata molto timida, lontana dall'appariscenza dei suoi più importanti colleghi e compagni di squadra.
Ma come fanno gli eroi, i quali escono allo scoperto solo quando la contingenza lo richiede, allo stesso modo El Pàjaro è esploso, o meglio, ha scritto una pagina di storia merengues che lo consacrerà come un'eroe dei blancos per sempre. Il 12 gennaio 2020, data nella quale il Real Madrid viene incoronato re della Supercoppa di Spagna, Federico Valverde viene eletto Man of The Match. Probabilmente è il primo giocatore della storia a guadagnarsi la palma di migliore in campo nonostante l'espulsione rimediata a cinque minuti dalla fine dei tempi supplementari. E probabilmente è la prima prima volta che un calciatore verrà ricordato con amore proprio per una espulsione. Il rosso rimediato dal centrocampista uruguaiano infatti è dovuto ad un'entrata da dietro su Alvaro Morata. L'allora attaccante Colchoneros si stava involando verso la porta del Real, indisturbato, con Courtois fuori dai pali. In quel momento il match era in parità e il gol dello spagnolo avrebbe portato alla sicura (o comunque molto probabile) sconfitta dei merengues.
In quell'azione Valverde assunse la posa e lo sguardo di chi sta per compiere un gesto estremo e anche poco etico dal punto di vista sportivo. Dopo aver rincorso Morata, realizza che non c'è alcuna possibilità di fermarlo con le buone e decide di bloccalo con una scivolata da tergo da dietro. Un fallo che sa tanto di sacrificio, eseguito per salvare la squadra e permettergli di giocarsi ancora le chance di vittoria. Il calcio è anche questo.
In questa stagione non parte come titolare nelle gerarchie di Zinedine Zidane. Sempre timido e mai al centro dell'attenzione, pronto a mettersi a disposizione quando chiamato in causa. Perché è così che fanno gli eroi.
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