Edin Dzeko, quando l'età è solo un numero
Nella notte europea Dzeko ha mostrato tutto quello di cui è capace, anche se (secondo me), qualche asso nella manica se lo tiene per occasioni ancor più importanti.
Edin ieri sera non solo ha aperto le danze, con un primo gol da cigno vero e proprio, ha anche servito l'assist per Vidal e ha indirizzato i tre punti verso la Milano nerazzurra.
Dimenticare qualcuno non è mai stato così semplice
A 35 primavere cambiare città e trasferirsi al Nord non è facile per nessuno. Figuriamoci per un calciatore che gli ultimi sei anni li ha passati con la vista del Colosseo e sotto il cielo della città eterna. Dzeko però ha eseguito questo trasferimento senza dire una parola, anzi sembrava quasi non vedesse l'ora di andare a visitare il Duomo.
Arrivato alla corte di Inzaghi, Edin ha esordito subito il 14 agosto a Monza contro la Dinamo Kiev, in una gara amichevole, facendo capire subito come l'Inter sulle sue spalle sarebbe stata al sicuro.
In questi primi tre mesi nerazzurri Dzeko è stato tante cose: quel regista che si abbassa quando la manovra non trova sbocchi, quel finalizzatore che nei pressi dell'area di rigore avversaria sente l'odore del gol, quel calciatore che forse non alza mai la voce ma che fa esplodere di gioia i tifosi. Il leader silenzioso, o quiet man, come è stato soprannominato più volte ai tempi del Man City.
È arrivato all'Inter quest'estate, dopo un lungo corteggiamento (avviato dai tempi di Spalletti e proseguito con Conte), per ereditare lo scettro dell'attacco nerazzurro detenuto da Lukaku. Una sfida stimolante che - ad oggi - il Cigno di Sarajevo sta vivendo in maniera serena e tranquilla, dando un contributo importante alla causa nerazzurra.
Vi fornisco qualche dato: Dzeko lo scorso anno con la Roma in 27 presenze ha siglato sette reti. Quest'anno con l'Inter, in soli tre mesi e con meno presenze, ha segnato lo stesso numero di gol.
Le sue caratteristiche si sposano alla perfezione con le richieste di Inzaghi
Passando al lato prettamente calcistico il calciatore bosniaco dimostra di essere molto duttile. Ieri sera in Champions League, ad esempio, ha avuto la forza di sacrificarsi in fase difensiva, recuperando un pallone importante dopo oltre un'ora di gioco. Situazioni che non possono che far bene sia alla squadra che all'allenatore, sempre a caccia di sottili equilibri tattici.
Inzaghi dal canto suo sembra aver capito alla perfezione come valorizzare al massimo l'ex centravanti della Roma, gestendo la sua forma fisica e alternando gare da titolare ad altre da riserva, pronto a gettarlo nella mischia in caso di necessità (vedi Sassuolo).
E il bosniaco sembra essersi calato perfettamente nel ruolo del marcatore/regista che l'allenatore ha cucito su misura per lui. Prendendo come esempio la sfida di ieri in Champions Dzeko ha messo in pratica giocate che Lukaku faceva sporadicamente, come abbassarsi per appoggiare la palla e liberare il suo partner d'attacco.
Certo non avrà gli sprazzi di velocità tanto cari al belga però dal punto di vista tecnico e di utilità per la squadra probabilmente è più utile. No, non è blasfemia perché chi segue l'Inter da sempre raramente ha visto un attaccante che verticalizza come un centrocampista e allo stesso tempo capace di gol come quello realizzato contro lo Sheriff.
Tirando le somme, l'unico difetto - se così possiamo definirlo - di Edin Dzeko è quel numero presente sulla carta d'identità, quello che indica l'età.
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