Due stadi per Roma e Lazio? Si pensa a un "Quartiere dello Sport"

Stadio Olimpico
Stadio Olimpico / Gareth Cattermole/GettyImages
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La questione riguardante i nuovi stadi di Roma e Lazio è un tema che toglierebbe il sonno a qualsiasi sindaco della Capitale e adesso, con il campionato ormai prossimo alla sua conclusione, il dibattito tornerà a riempire le pagine dei giornali.

I giallorossi, dopo il flop di Tor di Valle, valutano la possibilità di realizzare un nuovo impianto a Pietralata, area compresa tra via dei Monti Tiburtini e via dei Durantini. La zona è facilmente raggiungibile visto che è vicina alle fermate della metro B Quintiliani e Tiburtina; tuttavia, come riporta Calcio & Finanza, su quello stesso terreno le Ferrovie dello Stato vorrebbero far costruire il proprio quartier generale. Pertanto, si prospetta un confronto lungo e complesso con il Comune.

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Stadio Olimpico / FILIPPO MONTEFORTE/GettyImages

Ecco perché, stando a quanto riporta l'edizione odierna de La Repubblica, tra Camera e Senato circola l’idea di realizzare il quartiere degli stadi tra il Flaminio e il Foro Italico. Un’ipotesi che non dispiacerebbe nemmeno al sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri.

Da una parte del Tevere ci sarebbe l'Olimpico romanista; dall'altra il Flaminio laziale. A dividere i due impianti il Ponte della Musica. Non ci sarebbe bisogno di nessun intervento urbanistico, basterebbe un accordo con Cassa depositi e prestiti per sistemare l’area di Guido Reni. Ovviamente, però, restano i moltissimi ostacoli, dai vincoli storici e paesaggistici alla proprietà dell’Olimpico.

Come sottolinea il quotidiano, prima ci si occuperebbe della rimozione della pista di atletica che gira attorno all’Olimpico: a quel punto, sia Roma che Lazio giocherebbero al Flaminio. Dopodiché si chiuderebbe il cerchio con l’atletica trasferita a Tor Vergata e il completamento delle Vele di Calatrava.

Adesso si tratta solo di ipotesi; anche se l’impressione è che il Comune voglia trovare il prima possibile una nuova destinazione per il Flaminio, che ogni anno fa spendere al Campidoglio centinaia di migliaia di euro e che è ormai diventato uno dei simboli dell’abbandono di Roma.


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