Donnarumma poteva andare alla Juve: il retroscena dopo l'addio al Milan

Donnarumma
Donnarumma / Jonathan Moscrop/GettyImages
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Domani sera il Milan scenderà in campo al Parco dei Principi per affrontare il Paris Saint-Germain nella gara valida per la 3ª giornata dei gironi di Champions League. Naturalmente, i riflettori saranno puntati sul grande ex di turno, Gianluigi Donnarumma, che nell'estate del 2021 lasciò i rossoneri a parametro zero dopo il mancato rinnovo accasandosi proprio al PSG.

Il trasferimento, tra l'altro a titolo gratuito, da parte di un giocatore che sarebbe dovuto diventare una bandiera del club non è stato preso affatto bene dai tifosi milanisti, che tutt'ora fischiano Donnarumma anche in Nazionale additandolo come traditore.

A fare chiarezza su quanto accadde nel 2021 è Enzo Raiola, cugino del compianto Mino, che oggi cura gli interessi del portiere classe '99. Nell'intervista rilasciata a Tuttosport, il procuratore torna sul mancato prolungamento e rivela che Donnarumma si sarebbe potuto anche accasare alla Juventus.

Il rapporto con il Milan: "Il discorso che voglio fare è un altro e molti, visti i fischi che Donnarumma ha preso anche a San Siro in Italia-Ucraina, non vogliono ancora capirlo. Noi siamo entrati al Milan con Berlusconi e Galliani, con cui aveva firmato il primo contratto. Poi è arrivato Yonghong-Li che a Mino non è mai piaciuto. Lui è sempre stato attento alla situazione societaria che circondava i suoi assistiti per tutelarli: Pavel Nedved, per esempio, lo portò dalla Lazio alla Juve quando capì che Cragnotti avrebbe avuto dei problemi. Allo stesso modo, Mino aveva moltissimi dubbi sul Milan cinese e mi sembra che il tempo gli abbia dato ragione. Noi però abbiamo comunque rinnovato il contratto nonostante i 4-5 più grandi club al mondo volessero Donnarumma in modo davvero insistente offrendogli, tra l’altro, tantissimi soldi in più. E sa perché? Perché Gianluigi non ha voluto lasciare la squadra che lo aveva cresciuto. Però ha chiesto che il Milan avesse ambizione. Purtroppo i risultati scarseggiavano, c’erano casini e siamo arrivati alla fine della storia".

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Il possibile passaggio alla Juventus: "Dopo l’arrivo del fondo Elliott l’input era quello di sistemare le casse societarie, ma, nonostante tutto, abbiamo avuto tanti appuntamenti per parlare del rinnovo. E l’unica cosa che Mino ha sempre messo in chiaro è stata questa: “Il ragazzo a zero non ve lo porteremo mai via, ma vorrebbe che il Milan centrasse la qualificazione in Champions”. Noi siamo andati più volte a Casa Milan e loro sono venuti una volta a Montecarlo e i rapporti erano tranquilli. Almeno fino a quello che è successo a Genova. Il Milan aveva giocato il giorno prima col Benevento e io e Mino eravamo a Genova, dove ci sarebbe stata Samp-Roma, per incontrare Tiago Pinto (era il 2 maggio 2021, ndr). Contestualmente, abbiamo fissato un altro appuntamento, nella saletta privata di un hotel vicino all’Acquario, con Maldini e Massara. Nella testa di Mino c’era l’idea di fare un punto perché il Milan non aveva ancora conquistato la Champions e l’alternativa, visto che non volevamo portare via a zero Donnarumma, era andare avanti con un altro club, ovvero la Juve, che avrebbe sistemato la situazione con uno scambio o un conguaglio".

Il ruolo di Maldini
: "Maldini disse: “Mino, noi siamo qua per altro: il capitolo Gianluigi è già chiuso perché noi abbiamo già preso il nostro portiere”. A Donnarumma è crollato quel macigno sulla testa. Noi, oltre alla Juve, che lo avrebbe preso solo a fine campionato se il Milan non fosse andato in Champions, non avevamo fatto mercato su Gianluigi che a gennaio, sempre per non tradire il Milan, non aveva neanche voluto ascoltare un’offerta da futuro svincolato. E sempre lui, dopo quanto successo, ci disse “No, io in Italia non ci voglio giocare più. Alla Juve ci sarei andato solo se il Milan non fosse andato in Champions e dalla mia cessione ci avrebbe guadagnato, quindi ora io in Italia non ci voglio giocare più”. Noi, mi creda, non avevamo proprio niente in mano perché tutti erano sistemati, compreso il Psg che aveva da poco rinnovato con Keylor Navas. Però Mino ha voluto lo stesso giocarsi la carta Nasser e lui, una volta capito che Gianluigi era libero, davanti a noi prese il telefono e disse a Leonardo “Prendimi Donnarumma”.

Su Bonaventura e Romagnoli: "Con Gianluigi, Al Khelaifi ha un rapporto eccezionale, quando va allo stadio lo abbraccia sempre e gli dice “Tu sei il numero 1” e, quando gli avevano rubato in casa, l’ha subito chiamato per mettergli a disposizione tutti i suoi uomini. A me ricorda Galliani, è difficile trovare dirigenti così. A proposito, prima che andassero via i cinesi, a Bonaventura era stato promesso il rinnovo ma lui si era infortunato al ginocchio. Ecco, Galliani, quando un giocatore si infortunava, la prima cosa che faceva per fargli sentire vicino il club, gli rinnovava il contratto. Invece il duo Maldini-Massara non gli ha dato questa opportunità. Lo stesso vale per Romagnoli: Jack è in Nazionale e Alessio è un pilastro della Lazio. Di riflesso, quando Ibra poteva tornare in Italia perché aveva l’offerta del Napoli, Mi no gli disse “Se vuoi davvero fare qualcosa di eccezionale, devi tornare al Milan e riportarlo a vincere”, questo per dire che i procuratori fanno pure gli interessi delle società. Gianluigi voleva invece aspettare a rinnovare, ma purtroppo a qualcuno non è piaciuta questa volontà di attendere. E la cosa che ci è sembrata più strana è che abbiano preso Maignan da un club comunque legato a Elliott, quindi tutta questa fretta non c’era perché il francese avrebbe potuto firmare il giorno dopo in cui il Milan non era andato in Champions, se Gianluigi avesse scelto di non restare".