Moratti su Ronaldo (il Fenomeno): "Ero convinto di vincere tutto con lui. Ci pensai dopo una sconfitta a Firenze"

Anche l'ex presidente dell'Inter Massimo Moratti ha preso parte al nuovo documentario Fenomeno Ronaldo di Matteo Marani per Sky Sport, che racconta l'arrivo dell'attaccante brasiliano nel 1997. "Una stagione in cui avevamo giocatori talmente forti che prendevi dalla panchina e sapevi di avere lo spettacolo più bello del mondo. Era una felicità andare alla partita" ha raccontato Moratti. "C'era una concorrenza notevole. Volevi che quella società avesse una storia migliore di altri".
Come si arrivò all'acquisto di Ronaldo
"Portare Ronaldo all'Inter era una questione di tifo. Ho iniziato a pensare di prenderlo dopo una partita a Firenze, che perdemmo. Io ho lo stesso autista da 50 o 60 anni, venendo via dalla partita mi diceva che qui una volta si usciva dallo stadio e ci applaudivano, brontolando un po'. Per rispondere anche un po' arrabbiato dopo la partita dissi che avremmo preso Ronaldo. Non fu solo una battuta, da quel momento cominciai a seguire il discorso Ronaldo".
Su Gigi Simoni
"Simoni ha saputo trattare in maniera semplice i grandi giocatori. Dando in campo il ruolo giusto. Avevo la convinzione che l'Inter fosse talmente forte con Ronaldo da dover vincere tutto".
Branchini e la telefonata
"Stavo andando a Padova a una riunione di Antonveneta. Ricevetti una telefonata da Branchini e mi disse che l'operazione era conclusa. Andai immediatamente da Sant'Antonio a ringraziarlo. Festeggiamo in banca".
L'offerta della Nike
"La Nike mi fece un'offerta ma non mi sembrava una gran cifra. Chiesi: 'E se prendiamo Ronaldo?'. Quello diede una copertura abbastanza importante all'acquisto".
Le prime impressioni su Ronaldo
"I primi momenti a tavola era intimidito, aveva un modo che sembrava un ragazzo serio, molto attento, occhi bassi. Dopo 10 minuti sapeva i nomi di tutti, scherzava con tutti. Molto sveglio. Fu un'impressione molto buona, era un ragazzo molto intelligente".
La Coppa Uefa del 1998
"La serata di Parigi è stata la soddisfazione che ci era mancata per il campionato, una festa in una città bellissima. C'era la speranza che in futuro chissà cosa avremmo fatto".
L'acquisto fallito di Pelè
"Pelé lo avvicinammo poco prima che diventasse tale dopo i campionati del mondo in Svezia del '58. In pratica il presidente del Santos disse di sì. Quando dovevamo chiudere il presidente chiamò dicendo che gli avevano bruciato la sede e non sapevano come fare. Mio padre disse che giustamente c'era di mezzo la vita e non c'era da preoccuparsi".
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