Conte: "Per entrare nella storia dell'Inter bisogna vincere. E i ragazzi lo hanno capito"

Antonio Conte
Antonio Conte / Maurizio Lagana/Getty Images
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Il 19° scudetto dell'Inter è ormai questione di giorni dopo la vittoria 2-0 di Crotone. Manca solo la matematica per i nerazzurri: potrebbe arrivare già domani nel caso in cui l'Atalanta mancasse la vittoria con il Sassuolo, ma in caso contrario basterà un punto sabato prossimo contro la Sampdoria. Antonio Conte, ai microfoni di Sky Sport, ha commentato così la gara dello "Scida".

Christian Eriksen
L'esultanza al gol di Eriksen / Maurizio Lagana/Getty Images

Cosmi ha detto che c'è grande condivisione di idee tra te e la squadra, queste vittorie sono figlie di questo amalgama?
"Questo campionato è figlio della crescita costante della squadra, dal punto di vista non solo tecnico ma anche di mentalità e di condivisione. Chi gioca e chi è in panchina ed è stato meno coinvolto, con tutti abbiamo creato qualcosa di granitico. Abbiamo capito l'importanza di fare qualcosa di straordinario entrando nella storia dell'Inter, stiamo riuscendo nell'impresa di far cadere un regno che durava da nove anni. Questi ragazzi meritano tutte le soddisfazioni" le parole del tecnico riportate da Fcinternews.it.

Come vivrete la giornata di domani?
"Dopo il match col Verona avevo garantito un giorno libero, anche oggi in caso di vittoria avevo detto che avrei dato loro un po' di libertà. Non ci ritroveremo, preferisco stiano con le famiglie. Vedremo le partite a casa coi nostri familiari, non penso sia giusto dipendere dagli altri visto che abbiamo un distacco importante. Cosa succederà domani è relativo, non chiediamo niente a nessuno. Non ce ne sarà bisogno".

Antonio Conte
Antonio conte / Maurizio Lagana/Getty Images

C'è stato un momento in cui hai pensato di aver raggiunto l'obiettivo di aver cambiato la cultura dell'Inter?
"C'è stato un processo di crescita. Ho spiegato in conferenza che andava fatto un percorso per arrivare a vincere ed essere considerati vincenti. Bisogna fare un percorso con delle rinunce per riuscire a fare qualcosa di straordinario. Non tutti ce la fanno, io invece ho trovato un gruppo di ragazzi che hanno remato tutti insieme. Abbiamo condiviso un sogno, il voler fare qualcosa di importante entrando nella storia dell'Inter. Per entrare nella storia bisogna vincere, questi ragazzi sono a un passo. Sono contento di averli convinti ma non c'era bisogno, ho trovato grande predisposizione".

Più difficile vincere a Torino o quanto fatto quest'anno all'Inter?
"Sono due situazioni di difficoltà enorme. Alla Juve arrivai dopo la promozione col Siena e la Juve arrivò settima. Non c'era una visione, sono stato fortunato perché ho trovato un presidente tifoso e siamo riusciti a fare qualcosa di straordinario. Eravamo partiti senza i favori del pronostico e abbiamo battuto il Milan di Ibrahimovic e l'Inter del Triplete. Con l'Inter ho fatto la scelta più difficile, tanti si sarebbero nascosti dietro la storia ma io mi sono messo in discussione. Rimango tifoso di tutte le squadre allenate ma divento il primo tifoso della squadra della quale difendo i colori. Non è stato semplice entrare nel cuore di tutti gli interisti, ora non so se ci sono riuscito del tutto; però ho sempre dato tutto come ho fatto per ogni squadra. Questa volta mi sono messo in gioco in maniera importante". 

Achraf Hakimi
Hakimi dopo il gol della sicurezza / Maurizio Lagana/Getty Images

L'Inter con te è diventata una macchina da vittoria. Qualcosa della vecchia cultura dell'Inter ha cambiato te?
"Voglio mettere i puntini sulle i: qualcuno ha detto che ho voluto cambiare l'inno dell'Inter ma questo è falso al 200%. Sono inni simpatici che entrano nelle orecchie, qualcuno ha usato la battuta dell'essere meno pazza perché io sono convinto che le squadre vincenti hanno stablità. Questa cosa mi ha dato fastidio, io ho rispetto per la storia di ogni club. Sono entrato in un pianeta nuovo, non è stato e non sarà semplice perché ci sono tante dinamiche. Vedo che alla minima occasione si cerca di essere sempre negativi, anche giornalisti tifosi lo sono. Invece dovrebbero essere sempre positivi e più tifosi".


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