Del Piero visto dagli occhi di un non-juventino
Oggi Alessandro Del Piero compie 47 anni e anche 90min vuole unirsi ai festeggiamenti di uno dei calciatori italiani più forti di sempre. Solo che, come nostro solito, abbiamo scelto una maniera del tutto originale per fare gli auguri al Pinturicchio.
Infatti, sarebbe stato facile assegnare questo articolo a un redattore di fede juventina, invece l'incombenza è capitata su di me che per anni e anni ho visto Del Piero segnare splendidi gol alla squadra per cui faccio il tifo.
Allora cos'è stato Alessandro Del Piero per un non-juventino? Potrei sciorinarvi la solita retorica del "campione che viene amato da tutti a prescindere dai colori", ma sarei un ipocrita se lo facessi. La verità è che io Del Piero l'ho odiato. Ma non l'ho di certo odiato perché lo consideravo sopravvalutato. Anzi, l'ho odiato perché era così dannatamente bravo che me la prendevo con i giocatori della mia squadra per non essere forti nemmeno la metà di lui.
Quando ero solo un bambino, guardavo le sue partite in televisione per cercare di carpirne i segreti. Lo vedevo calciare e mi lasciava a bocca aperta quella traiettoria a rientrare che il pallone eseguiva prima di insaccarsi in porta. Chi ha una memoria corta lo chiama "tir' a gir'", ma io sono sempre cresciuto col gol "alla Del Piero".
Eppure, nel prime della sua carriera Del Piero non mi è mai stato troppo simpatico. L'origine di tutto quest'astio risale ai primi anni che ho passato sui banchi della scuola elementare. Ricordo che molti dei miei compagni facevano il tifo per la Juve solo perché era la squadra più forte e c'era addirittura chi asseriva che il capitano dei bianconeri fosse più forte di quello della mia squadra del cuore che all'epoca (ma lo penso ancora oggi) era per me una specie di Dio sceso in Terra.
Non mi fraintendete, ci sono stati anche momenti in cui anche Alex Del Piero mi ha fatto impazzire di gioia. In questo caso, la memoria non può che ritornare alla semifinale del Mondiale 2006 contro la Germania.
Ricordo che a ogni intervento di Cannavaro cresceva nel mio petto da bambino di soli 9 anni una specie di impeto, una frenesia che mi faceva avvicinare sempre di più al televisore e più Gilardino si avvicinava all'area di rigore tedesca, più io mi appiattivo sullo schermo. A un certo punto il n°7 azzurro arrivò come un treno dalle retrovie e batté Lehmann con un tiro che all'epoca mi sembrò abbastanza facile, ma che rivisto oggi mi risulta di una difficoltà assurda.
Ahimè mi tocca ammettere che in quell'occasione ho esultato anch'io emulando l'iconica linguaccia del capitano della Juventus e devo confessarmi che ero davvero contento di vedere Del Piero per una volta dalla mia stessa parte.
Sempre nello stesso 2006, la Juventus scese in Serie B per via dello scandalo Calciopoli. Nell'apprendere la notizia, ho subito gioito perché pensai che, tolta di mezzo la Vecchia Signora, la mia squadra avrebbe potuto conquistare lo Scudetto. Subito dopo mi chiesi però cosa ne sarebbe stato dei vari Trezeguet, Ibrahimovic, Nedved, Buffon e di tutti gli altri campioni bianconeri: sarebbero scesi in cadetteria? Mi domandai anche cosa avrebbe fatto Del Piero e un po' mi preoccupai per il suo futuro. Tuttavia, da buon romanticone quale sono, apprezzai molto la sua scelta di rimanere alla Juve nonostante le difficoltà. D'altronde, a chi non piace il topos del "capitano che affonda con la propria nave"?
Alla fine, il ragionamento del mio piccolo cervelletto non si rivelò completamente scriteriato e i miei beniamini provarono a lottare per un titolo che però ugualmente non arrivò (dai, avete capito per chi faccio il tifo!). La delusione fu tanta, ma a peggiorare le cose si mise anche il ritorno della Juventus in Serie A. Con straordinaria lungimiranza, intuì che presto i bianconeri sarebbero tornati a fare la voce grossa nel nostro campionato.
Dopo qualche stagione d'assestamento, la Juve tornò effettivamente ai vertici del calcio italiano. Secondo i Maya il 21 dicembre del 2012 ci sarebbe dovuta essere la fine del mondo, ma dopo qualche mese si concretizzò un fenomeno perfino più tragico: la Juventus vinse lo Scudetto. Ancora oggi trovo curioso che l'anno che ha inaugurato un periodo pieno di successi abbia coinciso con l'ultimo di Del Piero in maglia bianconera.
Naturalmente, ricordo ancora l'ultima partita di Alex. Mi ero ripromesso di guardare il match con distaccata neutralità, ma mi duole confessare che quando Del Piero ha segnato ed è stato applaudito da tutti al momento della sostituzione, mi sono sentito emotivamente coinvolto. In quel momento se ne stava andando un grande avversario, un giocatore talmente forte da attirarsi tutto il mio rancore, ma anche il mio rispetto.
Quel giorno anch'io ho dovuto dire addio ad Alessandro Del Piero, il rivale più bravo che abbia mai odiato.
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