Danilo si sbilancia sul rinnovo con la Juve e si espone sulla penalizzazione

Danilo
Danilo / Marco Canoniero/GettyImages
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Un Danilo sempre più leader della Juventus, come ormai appurato da tempo sul campo, fa propria anche la responsabilità di raccontare il momento dei bianconeri e di farlo ai microfoni di Tuttosport. Non mancano del resto i temi spinosi da affrontare, sul campo come fuori, col brasiliano che non si sottrae e - al contempo - si dice ottimista anche sul rinnovo. Queste le sue parole:

Sull'identità Juve: "Da quando sono arrivato, ho sentito dire che “o sei della Juventus o no”. La particolarità di questa società è la cultura del lavoro: ogni giorno alzarsi dal letto e avere la voglia di migliorare, sapendo che quello che hai fatto sinora non basta. Questo è l’aspetto più diverso che ho colto qui e che ho imparato a fare mio".

Danilo Luiz da Silva
Danilo con la fascia / Marco Canoniero/GettyImages

Sulla penalizzazione: "Da quando sono arrivato di stagioni normali ne ho vissute poche. Pronti via ed ecco il Covid, adesso questo problema con la sentenza del -15. E’ stato brutto per noi accettare questa condizione, non è stato facile. Ma abbiamo capito che non potevamo fare niente: l’unica cosa che ci restava era andare al campo e dare il massimo così come in partita. Ma non è stato facile. Però siamo solo a febbraio per cui di tempo per fare bene ancora ce n’è. Siamo ancora in corsa in Coppa Italia e in Europa League".

Sulla decisione di dargli la fascia da capitano: "E’ stato il mister prima della partita con l’Inter. Ma innanzitutto voglio ricordare che il capitano è Bonucci. Lui mi ha aiutato molto a diventare quello che sono nella Juventus. Per me è un onore avere la fascia. Il lavoro del capitano non è solo parlare prima della partita ma anche dedicare del proprio tempo per aiutare i ragazzi, confrontarsi con lo staff. Di fatto questo atteggiamento l’ho sempre avuto. A volte tolgo un po’ di tempo a me stesso per il gruppo ma lo faccio sempre con piacere".

Sul rinnovo: "Finirà bene. La volontà di entrambe le parti è di proseguire insieme ancora, c’è un bel rapporto e così nei prossimi giorni ci saranno novità importanti".

Ancora sui casi giudiziari: "Io sono certo che questo è solo un momento. Quello che la Juve ha fatto negli ultimi 10-15 anni è qualcosa di straordinario, solido e concreto. Questo è solo un momento. E poi per me non è una questione si soldi o status. A me ciò che interessa è lavorare in un posto dove mi trovo bene. Io sento che devo ripagare tutto quello che ho avuto, sarebbe troppo facile andare via e cercare un’altra soluzione. Quattro anni fa quando sono arrivato qui non ero nel miglior momento di forma e la Juve mi ha dato questa opportunità dandomi fiducia".

Sul futuro dopo il ritiro: "Non lo so ancora, ma il primo anno tornerò in Brasile per una vacanza larga per stare con genitori e amici. Se dovessi restare nel calcio farò l’allenatore, mi piace l’idea di organizzare i calciatori in campo. E poi mi iscriverò all’università di psicologia. Non so se diventerò uno psicologo ma studierò per diventarlo. Mi piacciono le persone, le storie, la capacità di risalire dal basso, la resilienza".

Massimiliano Allegri, Danilo
Con Allegri / Jonathan Moscrop/GettyImages

Su Allegri: "Io mi vedo molto nel suo spirito. Non molla mai, anche nelle giornate più brutte trova il modo per motivarci. Anche nel momento di tempesta ci ha trasmesso calma".

Difendere i compagni dopo i fischi: "Siamo una squadra e in questo momento bisogna essere tutti uniti con i tifosi che ci danno forza. Chi fischia De Sciglio o uno qualsiasi fischia tutta la squadra. Ai tifosi dico di guardare come ci siamo compattati come squadra e abbiamo bisogno di tutti, anche di loro!".

Sul Mondiale: "Non lo so se è stato il mio ultimo Mondiale: mancano ancora tre anni e mezzo. Gioco in Nazionale da più di dieci e dovrò capire se fisicamente sarò ancora all’altezza. E poi non abbiamo ancora il ct del Brasile. Viene Ancelotti? Vediamo, lui mi volle al Real Madrid ma quando poi io arrivai, lui non era più allenatore. Nella partita con la Croazia meritavamo di vincere anche se non avevamo fatto una prestazione super. Ai rigori erano mentalmente più fiduciosi di noi. Ma sono ottimista per il futuro, perché nelle nuove generazioni vedo campioni che giocano già in top club".