Danilo: "Mi voleva il Bayern, io non volevo. Nei cambiamenti serve pazienza. Su Sarri e Pirlo..."
Il difensore della Juventus Danilo, uno dei leader dello spogliatoio, è stato intervistato da La Repubblica. Il calciatore brasiliano ha parlato del momento della Juventus ma è tornato anche sulle precedenti esperienze al City e con gli altri allenatori alla Juve. Ecco le sue parole: "La vittoria contro il Chelsea? Ci è servito per capire dove possiamo arrivare. Abbiamo battuto i campioni d’Europa in carica".
Mancanza di autostima?
"Secondo me no. Il punto è che quando ci sono cambiamenti, non sempre le cose vanno come vuoi. Al primo anno al City, Guardiola prese 20 punti dal Chelsea di Conte. Nei cambiamenti serve pazienza, bisogna aspettare la maturazione di gioco e idee. Ci vuole tempo perché entrino nella testa dei giocatori".
L'aspetto mentale?
"Conta più del 50 per cento. Quando stai bene mentalmente sai capire il tuo momento e fare una valutazione su te stesso. È a Madrid che mi sono appassionato alla materia: leggo moltissimo sul tema. Cosa ho imparato? La gestione della respirazione. Il ritmo del respiro va regolato in base allo stato d’animo. Ho degli strumenti che mi consentono di fare al volo una valutazione su di me per capire come regolare mente e respiro. Voglio sempre essere presente a me stesso: mai troppo tranquillo, mai troppo eccitato, sempre lucido. Sarò un allenatore psicologo? Sì, anche se non ho ancora deciso se lo diventerò davvero. Fino a 5 o 6 anni fa non ci pensavo proprio, oggi è una cosa che ho in testa".
Gli allenatori?
"Sono stato molto fortunato: ho lavorato con allenatori completamente diversi uno dall’altro ma tutti vincenti. Ho cercato di imparare da ognuno. È con Guardiola che ho cambiato il mio modo di vedere le cose. Con Guardiola ho giocato poco? La colpa è stata anche di un infortunio, ma è vero che non è facile avere un rapporto con lui: non è mai rilassato, pensa al calcio tutto il giorno. Secondo me a casa la sera posiziona la moglie e il divano come fossero giocatori in campo".
Idee di gioco?
"Mi piace avere la palla, fare una costruzione di gioco pulita. Calcio brasiliano? Ma più serio, se posso dire così. La mia idea è fare due tocchi e spostarsi, occupare bene lo spazio. Quello che chiedeva Pirlo? Un po’ sì. Non sono lo stesso calciatore e la stessa persona di dieci anni fa. Una volta magari mi divertiva crossare o segnare, adesso mi diverte di più una costruzione ben fatta, un piazzamento perfetto, la palla che gira pulita".
Il Bayern?
"È vero, mi volevano. Però io non volevo. E fortunatamente non voleva neanche la Juve".
La lingua?
"In verità pensavo sarebbe stato più facile impararlo, invece all’inizio facevo tanta fatica a capire Sarri e allora mi sono rivolto a un insegnante, ma è arrivata la pandemia e abbiamo dovuto smettere con le lezioni. Però durante il lockdown ho cominciato a leggere libri e giornali in italiano, a guardare i vostri programmi e ho imparato. E se qualche volta ho un dubbio o mi manca la parola, chiedo a Miguel (il figlio ndr)".
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