Dai passi in avanti fino al ritorno in campo: parla Jarre, lo psicologo di Fagioli
In una lunga intervista rilasciata a Il bianconero, lo psicologo Paolo Jarre ha fatto il punto sul percorso terapeutico di Nicolò Fagioli. Il centrocampista della Juventus, fermo dal 19 ottobre 2023 per il coinvolgimento nel caso scommesse, è costantemente seguito da Jarre che ha sottolineato come ci siano stati dei progressi in questi ultimi tre mesi di terapia per combattere la ludopatia. Jarre si sofferma in particolare sulla possibilità di una 'ricaduta' del calciatore e sul suo ritorno in campo.
Sul percorso di Fagioli: "Sicuramente c'è stato un netto miglioramento. Non solo determinato dalla cessazione del comportamento di gioco d'azzardo - e occhio a quando si parla di 'gioco' -, ma più in generale. Il miglioramento ha riguardato anche altri aspetti della vita, come quello relazionale".
Sui progressi compiuti: "È un ragazzino, eh. E' ancora giovane! Aver iniziato però la sua carriera alla Juventus, a 14 anni già via di casa, gli ha dato la consapevolezza di essere cresciuto prima dei suoi coetanei. Rispetto a questo magari ha avuto un po' la presunzione di potersela cavare da solo, invece magari di chiedere aiuto. Sicuramente oggi c'è una situazione di migliore stabilità complessiva rispetto alla situazione in cui l'ho conosciuto alla fine dell'estate scorsa".
Sul piano fisico: "Sull'aspetto fisico e tecnico non posso parlare. Ma dal punto di vista mentale è sicuramente pronto, con lui prestiamo molta attenzione al fatto di non dare un peso, un'importanza eccessiva a questa finestra, che sarà brevissima fino alla fine del campionato, ma di pensare nel lungo. La preparazione estiva, la prossima stagione. Rimane un sogno, ma sapendo benissimo che illudersi non servirà, la convocazione per gli Europei. Come apparso più volte sui media, l'esempio è quello di Paolo Rossi. Che rientrò in campionato a fine maggio nel 1982 e a luglio vinse la Coppa del Mondo da capocannoniere e centravanti della Nazionale. Certo: la storia è diversa. Un pochino, una fantasia, un sogno si può coltivare".
Sulla maglia della Nazionale: "Senza illudersi. È un sogno e come tale va trattato. Non sta a me giudicare le qualità professionali, anche se sono evidenti a un profano. Ma ho già dichiarato che sarebbe un bel messaggio, non solo per Nicolò, ma per tutti i ragazzi che si trovano nelle sue condizioni. Senza la fortuna, e sfortuna, di essere finiti sui giornali per chiedere aiuto. Ecco: chiedere aiuto alla fine paga. E sarebbe un messaggio educativo importante. Poi il CT faccia le sue scelte, tenendo conto magari anche di aspetti educativi, oltre che tecnici. Chiedere aiuto, farsi aiutare, curarsi rispetto alle proprie fragilità. dà i suoi risultati anche dal punto di vista professionale".
Sempre sul percorso: "Sicuramente qualcosa dovrà cambiare. E' già cambiato in questi ultimi tre mesi, in cui si sono fatti incontri pubblici. Sono stati fatti 8 dei 10 prescritti, e una parte del lavoro è stata legata alla preparazione dei contenuti del lavoro svolto. Da una prima focalizzazione sul lavoro psicoterapeutico del ragazzo, si è passati al 'come' affrontare una platea. All'inizio c'era un po' di timore, ha tratto anche piacere da questi incontri. Quando tornerà in campo, cambieremo ancora. Ci sarà da valutare anche le emozioni correlate a quest'aspetto. Tenendo conto che le emozioni positive possono essere potenzialmente rischiose. Lavorandoci si può scongiurare che un gol o una bella prestazione possa dire: vabbè, mi merito qualcos'altro".
Sul cadere nuovamente nella trappola calcio-scommesse: "Il rischio c'è, bisogna essere onesti, esattamente come un fumatore che ha smesso da 5, 10, 15, 20 anni. Ha più probabilità di farlo rispetto a chi non l'ha mai fatto. La strategia più importante per scongiurare una ricaduta è ricordarsi della propria fragilità, delle proprie difficoltà. Non voltare la pagina completamente, o nascondere i problemi, ma continuare a parlarne. Farsi forte della propria vulnerabilità. Ed essere onesti con se stessi, e dire, come ci capita spesso: Nicolò è un bravissimo calciatore, ma sul resistere rispetto alle sirene del gioco d'azzardo, è uno dei tanti. E deve proteggersi. Non è che il fatto di essere un calciatore lo protegga, anzi...".
Sul ritorno in campo: "Sicuramente direi che casca al momento giusto. Bene o male, pur essendo stato scettico sul fatto di comminare una squalifica su un problema di salute, e su questo ci sono parecchi aspetti critici, al ragazzo più che al calciatore il periodo di standby può portare a qualcosa di positivo. Casca a fagiolo, per utilizzare un gioco di parole".