Da Greenwich a Viale Europa: il viaggio verso casa di Chris Smalling

Chris Smalling - AS Roma - Serie A
Chris Smalling - AS Roma - Serie A / Jonathan Moscrop/Getty Images
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Londra - Greenwich dista 1833 chilometri da Viale Europa. È qui, nel sud est della capitale inglese dove la longitudine è pari a 0, che ha origine il meridiano fondamentale con cui scandiamo il nostro tempo. Un angolo di paradiso che si affaccia sul Tamigi, tappa fissa per i tantissimi turisti che passano da queste parti e non possono fare a meno di una foto con il Cutty Sark, il clipper inglese con cui i britannici volevano vincere la gara del tè che sanciva il prestigio commerciale nella seconda meta del XIX Secolo. Sempre da qui, quasi 31 anni fa, è partito il viaggio di Chris Smalling verso la sua "Itaca". Un percorso lungo e tortuoso, che lo ha visto perdere papà Lloyd a cinque anni e in cui il calcio, almeno in un primo momento, non sembrava avere un ruolo di prim'ordine. Per mamma Theresa infatti, lo studio veniva molto prima del pallone o della PlayStation. La prima fermata fu a due passi da casa, nell'Academy del Milwall con cui giocò fino all'Under 16, sognando però la maglia dell'Arsenal.

"Andavo ad Highbury appena potevo. Tenevo d'occhio Tony Adams e il mio idolo Ian Wright. Perché quando sei piccolo vuoi imitare quelli che fanno gol."

Nel frattempo arrivò il trasferimento a Chatham, una cittadina del Kent in cui Smalling finì la scuola e alimentò l'altra grande passione che lo accompagnò dall'infanzia all'adolescenza: il judo. Vinse i campionati nazionali e arrivò in finale di una competizione internazionale scolastica a Norwich, in cui perse contro un pari età polacco a detta sua molto più grande di lui. Le cose nel rettangolo di gioco e nel Dojo non andavano però di pari passo: il Milwall non lo riconfermò e fu costretto a ripartire dal Maidstone United, una squadra di Non League, in cui si mise in luce per il suo incredibile atletismo, una forza fisica fuori dal comune e soprattutto per l'umiltà che lo portava a volersi migliorare giorno dopo giorno.

"Non era dotato tecnicamente e non era forte sulle palle alte. La sua forza era mettersi sempre al servizio della squadra e lavorare in maniera maniacale per migliorare più di chiunque altro."

Alan Walker - All. Maidstone United

La sua determinazione lo portò a guadagnarsi un biennale con il Middlesbrough, che venne annullato poco dopo la firma. Ne approfittò il Fulham, che portò Smalling a Craven Cottage, ancora una volta sulle sponda del Tamigi. Questa volta la zona è quella ovest, dove il fiume risale da Putney verso Hammersmith e il rischio idrogeologico non esiste. Qui Chris, sente la fiducia di Roy Hodgson e lavora tutti i giorni per migliorare sia in fase d'impostazione che in quella difensiva.

Chris Smalling - Fulham
Chris Smalling - Fulham / Bradley Kanaris/Getty Images

"Smalling si merita tutto quel che ha, perché è uno che ha fatto tesoro di tutti gli errori e ha sempre lavorato sui propri difetti. Un ragazzo eccezionale"

Paul Konchesky - Fulham 2007/10

Mesi importanti, in cui debutta in Europa League, attira le attenzioni di Manchester United e Arsenal e senza saperlo mette per la prima volta piede in quella che 10 anni dopo sarebbe diventata casa sua: è il 5 novembre del 2009 e allo Stadio Olimpico la prima Roma di Claudio Ranieri batte il Fulham per 2-1 con i gol di Riise e Okaka. Ad arrivare in finale in quella stagione però, saranno proprio i Cottagers, che si arrenderanno in finale all'Atletico Madrid dopo una storica rimonta contro la Juventus negli ottavi. Poco più di due mesi dopo la notte di Roma, vissuta interamente dalla panchina, la vita di Chris cambia per sempre. Il 16 gennaio del 2010, la sera prima della sfida contro il Blackburn, Hodgson gli dice che il club ha accettato la proposta del Manchester United e che Sir Alex Ferguson sarebbe arrivato per conoscerlo personalmente.

"Ho avuto solo il tempo di chiamare mia madre per dirglielo e lui era già lì. Aveva già chiamato anche lei. È stato incredibile."

A poco serviranno i tentativi di Wenger di regalargli quella maglia dei Gunners tanto sognata da bambino. "Dopo aver parlato con Ferguson ho avuto solo un desiderio, indossare la maglia dello United", dirà. Esordirà il 28 agosto del 2010 a Old Trafford contro il West Ham e vestirà la maglia dei Red Devils per 323 volte di cui 21 da capitano. Vincerà 2 Premier League, 1 FA Cup, 1 Coppa di Lega, 3 Community Shield e 1 Europa League fino al 2019.

Smalling - Manchester United - Champions League
Smalling - Manchester United - Champions League / Michael Regan/Getty Images

Nell'agosto del 2019 arriva la chiamata della Roma, con Gianluca Petrachi che riesce a portarlo in giallorosso con la formula del prestito a 3 giorni dalla chiusura del mercato. L'iniziale bisogno di fare un'esperienza con una grande squadra per rilanciarsi e poi poter tornare a Manchester da vincitore, si trasforma in un rapporto di simbiosi totale con la città e con tutto l'ambiente giallorosso con il passare delle settimane. Smalling è il leader difensivo di cui la Roma aveva bisogno per sostituire Manolas e la sua determinazione e il suo atteggiamento in campo lo fanno entrare nei cuori dei tifosi sin da subito. Chris e la Roma si amano e non fanno nulla per nasconderlo. Il giocatore manda messaggi d'amore a stagione in corso e fa capire a tutti il suo desiderio di rimanere nella capitale. I giallorossi, complice la situazione dovuta al passaggio societario, non riescono a rinnovare il prestito per poterlo schierare anche nella fase finale d'Europa League. Chris torna a Manchester e lo United alza il muro nonostante la volontà del calciatore. Una trattativa lunghissima ed estenuante. Smalling sì, Smalling no, Smalling forse. La Roma giallorossa, abituata a vivere il calcio in maniera religiosa sbraita ansiosa senza perdere mai la speranza. Smalling sì. All'ultimo istante e con il brivido dell'allegato mancante.

Smalling - AS Roma - Serie A
Smalling - AS Roma - Serie A / Jonathan Moscrop/Getty Images

Poi l'arrivo a Ciampino con l'emozione negli occhi e il sorriso nascosto dalla mascherina, mentre la gente, la sua gente cantava il suo nome. Assembramento d'amore. "Avevo visto cose simili per altri calciatori, ma non avrei mai creduto potesse succedere a me. Sono felicissimo perché quando sono arrivato qui, ho capito subito che questa sarebbe stata casa mia", dice ai microfoni di Roma TV. Un viaggio lungo 1833 chilometri e quasi 31 anni, quello che ha portato questo gigante inglese innamorato della Roma e partito da Greenwich, a giocare a carte in strada in Viale Europa, con la tranquillità e il sorriso di chi è convinto di aver trovato, finalmente, casa sua.


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