Cronache di un viaggio a Riyadh - Alla scoperta del calcio in Arabia Saudita

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Lo schermo gigante della TV posizionata al centro del Majlis (la stanza in cui ci si riunisce e si ricevono gli ospiti) trasmette la semifinale della Coppa del Golfo tra Iraq e Qatar, mentre riso e pollo vengono cotti a fuoco lento dentro una pentola a pressione. Non dovrei essere lì, ma Majed, ragazzo conosciuto durante le avventure mondiali in Qatar, è venuto in aeroporto, ha discusso con il driver che avrebbe dovuto accompagnarmi in hotel e mi ha portato a cena dalla sua famiglia. "Gli ospiti non vanno in hotel, vengono a casa. Benvenuto in Arabia Saudita fratello", mi dice mentre guida nel traffico di Riyadh.

I cugini mi chiedono di tutto, associando il mio essere italiano ai grandi nomi del nostro calcio: Baggio, Totti, Del Piero. Mi mostrano le foto della finale della Supercoppa spagnola, i biglietti per quella italiana e mi chiedono se io possa aiutarli a entrare allo stadio per l'esordio di Cristiano Ronaldo in amichevole contro il PSG di Lionel Messi. Poi, mentre provo a bere un caffè arabo arriva la fatidica domanda: "Al Nassr o Al Hilal?". "Chi è meglio?", rispondo per prendere tempo. "Noi tifiamo quasi tutti Al Hilal, mentre i nostri padri tifano Al Nassr".

Il riso viene servito in una fiamminga gigante. Non ci sono piatti o forchette, perché momenti così sono di condivisione. "Un po' come il calcio", afferma uno dei cugini di Majed prima di alludere al fatto che forse anche Messi sbarcherà in Arabia Saudita per vestire la maglia dell'Al Hilal. Sono a Riyadh da qualche ora, ma il poco che ho visto e le considerazioni sognanti dei miei commensali sono più che sufficienti a farmi capire che la culla della civiltà islamica sembra essere destinata a un ruolo da protagonista nel calcio dei prossimi anni.

Il Masmak Fort situato nella parte vecchia di Riyadh
Il Masmak Fort situato nella parte vecchia di Riyadh / Alessandro Eremiti

L'Arabia Saudita e il calcio

Sulla piazza del Masmak Fort, una troupe cinematografica chiede a me e ai colleghi con cui condivido quest'avventura se è possibile fare silenzio per qualche minuto. A dirigere le operazioni c'è una ragazza senza velo, altra testimonianza di come le cose stiano cambiando rapidamente. Durante il tragitto che ci ha condotto in questa parte di Riyadh che sembra resistere al tempo e ai grattacieli una delle insegne più in voga era quella di Vision 2030, il programma di diversificazione economica del Paese voluto dal Principe Mohammed bin Salman e annunciato al mondo ad aprile 2016.

Il calcio (o lo sportwashing per i detrattori della politica del Regno) è senza dubbio uno dei mezzi principali scelti da questa strategia politica per presentarsi al mondo. L'acquisto di Cristiano Ronaldo è solo l'ultimo passo di un piano che ha portato in precedenza all'acquisto del Newcastle attraverso il PIF (Public Investment Fund), Fondo Sovrano dell'Arabia Saudita e prima ancora ad ospitare la Supercoppa spagnola e quella italiana.

L'accordo del 2018 tra il governo saudita e la Lega Calcio, poi rinegoziato a causa del Covid, prevedeva 3 edizioni di Supercoppa entro il 2022 per un corrispettivo di 24 milioni di Euro. Dopo il successo delle prime 2 edizioni (Juventus-Milan a Jeddah e Juventus-Lazio al King Saud University Stadium di Riyadh), il ministro dello sport saudita aveva già pianificato un rilancio per poter ospitare la nostra Supercoppa con un nuovo format a 4 squadre - come già avviene per quella spagnola - fino al 2028/29. Accettare significherebbe garantire introiti per 140 milioni di Euro e, nonostante l'ufficialità non sia ancora arrivata, sembra essere un'offerta a cui è difficile rinunciare.

Del resto dopo le conferenze stampa alla vigilia del Derby della Madonnina, il ministro dello sport saudita ha ribadito chiaramente come il calcio sia un asset importante per il Paese che sta puntando forte ad ospitare insieme a Grecia ed Egitto il Mondiale 2030.

I ragazzi sul piazzale capendo che siamo italiani ci chiedono dove possano incontrare i calciatori e perché non sia possibile assistere agli allenamenti. Di fronte al Palazzo di giustizia due bambini giocano a calcio, mentre per noi è arrivato il momento di andare a scoprire il nuovo mondo di Cristiano Ronaldo.

Il Mrsool Park e l'Al Nassr Stadium

Il Mrsool Park, stadio che ospita le gare casalinghe dell'Al Nassr
Il Mrsool Park, stadio che ospita le gare casalinghe dell'Al Nassr / Alessandro Eremiti

Dopo circa 45 minuti di tragitto nel traffico di Riyadh - la metro verrà inaugurata nel 2023, ma sarà difficile che riesca a cambiare le abitudini della popolazione locale - il taxi ci lascia nel mezzo della King Saud University. Qui, in mezzo a distese sconfinate di parcheggi e campi da calcetto possiamo ammirare il Mrsool Park, impianto da 25.000 inaugurato nel 2015 e rinnovato nel 2020, che ospita le gare casalinghe dell'Al Nassr.

È davvero strano pensare che il calciatore più popolare al mondo possa chiudere la sua carriera qui, a pochi passi dalla facoltà di architettura dell'Università di Riyadh. Chissà se il 22 dicembre del 2019, quando venne qui per giocare la finale di Supercoppa italiana persa poi dalla sua Juventus contro la Lazio avrà pensato anche per un secondo a un finale così inaspettato.

Facendo il giro dell'impianto, notiamo che nei cartelloni e nelle insegne dei gate di lui non c'è alcuna traccia. Chiediamo a un membro della sicurezza se sia possibile visitare lo stadio e ci sentiamo dire che lì non c'è niente, solo le partite e che se vogliamo capire meglio la storia dell'Al Nassr, dobbiamo andare all'Al Nassr Stadium, impianto in cui si trovano gli uffici e la sede del club. "Forse lì vedrete anche Cristiano, Siiium!", conclude il giovane sorridendo mentre ci indica il percorso sulla mappa.

Noi sorridiamo un po' meno, visto che ci aspetta un'altra ora di traffico.

L'Al Nassr Stadium, centro di allenamento dell'Al Nassr
L'Al Nassr Stadium, centro di allenamento dell'Al Nassr / Alessandro Eremiti

"Benvenuti nel club più importante di Arabia Saudita", ci dice il Facilities Manager del club Ahmed, mentre ci mostra la bacheca e le foto che hanno segnato la storia del club. "Per i colori ci chiamano anche il Brasile d'Arabia, del resto siamo stati il primo club del Medio Oriente a partecipare a un mondiale per club" , prosegue mentre indica la foto della gara contro il Real Madrid nel 2000.

Prima di arrivare sul terreno di gioco, facciamo un rapido tour del centro: sala stampa, media center, palestra, piscina e campo da pallavolo, perché l'Al Nassr non è solo calcio. Lo sguardo fiero di Ahmed lascia trasparire l'amore per il club e la voglia di raccontare i suoi quasi 70 anni di storia.

Sul tunnel che porta al campo il messaggio scritto in inglese è chiaro: Let's Fight Together. Ahmed ci lascia liberi di passeggiare per il campo: "Torno tra poco con una sorpresa".

Dopo qualche minuto passato più che altro a realizzare che quello è il campo in cui si allena Cristiano Ronaldo, dal tunnel spunta Rudi Garcia, allenatore dei gialloblu dallo scorso giugno, che nei pochi minuti passati con noi ci spiega la sua scelta e parla del futuro del calcio nel paese: "Sicuramente è una sfida interessante, però nonostante possa sembrare che queste strutture vadano bene c'è bisogno di investire ancora molti soldi per continuare a crescere. Loro lo sanno e stanno programmando il futuro perché la volontà di tutti qui in Arabia Saudita è quella di organizzare il Mondiale del 2030 e senza dubbio ci sono i mezzi per poterlo fare".

Si avvicina il fischio d'inizio della Supercoppa italiana. Ci aspettano altri cinquanta chilometri nel traffico.

Il King Fahd International Stadium

Il King Fahd International Stadium di Riyadh
Il King Fahd International Stadium di Riyadh / Alessandro Eremiti

Una cattedrale alle porte del deserto. Questa è la prima definizione del King Fahd International Stadium che mi viene in mente. Qui, si può arrivare solamente in auto. 68.000 posti, un piazzale semi deserto e una struttura circondata da campi da calcio in terra con delle porte senza reti. Uno scenario sicuramente suggestivo, che però con San Siro c'entra poco e niente. Superando i primi tornelli d'ingresso il mio sguardo viene rapito da un cartello scolorito che indica direzioni separate per uomini e donne.

Fu proprio un cartello simile a scatenare numerose polemiche alla vigilia della prima Supercoppa disputata a Jeddah nel 2018. Nonostante la segnaletica però, si può assistere alla gara in ogni settore senza distinzione di sesso.

Prima del calcio d'inizio, la playlist pre partita negli altoparlanti dello stadio viene interrotta dall'Adhan, il tradizionale richiamo alla preghiera della religione islamica. Fuori a ogni ingresso ci sono numerosi tappeti rossi che permettono a tutti di esercitare l'orazione e all'interno della tribuna è presente anche una Moschea.

Nei pressi della tribuna stampa il tifo sembra prevalentemente rossonero: "Il Milan è una passione che ci hanno trasmesso i nostri genitori", mi racconta un tifoso arrivato dal Kuwait. Un'occasione unica, che però non porterà al tutto esaurito. 51.000 gli spettatori, pochissimi dei quali arrivati dall'Italia. Sul volo di ritorno, un tifoso dell'Inter mi racconterà di come molti dei presenti, fossero dei tifosi diffidati, quindi impossibilitati a partecipare alle trasferte europee.

Braccialetti led, e fuochi d'artificio coloreranno una serata piuttosto fredda che si è rivelata solamente l'antipasto del vero evento della settimana: l'esordio di Cristiano Ronaldo in amichevole contro il PSG di Lionel Messi.

L'esterno del King Fahd international Stadium
L'esterno del King Fahd international Stadium / Alessandro Eremiti

Neanche 24 ore dopo il clima è completamente diverso: molte più ragazze, molte più maglie, molti più cori. Ognuno ha il suo GOAT: chi aspetta Cristiano, chi invece è venuto per Messi. Più di qualche tifoso è convinto che alla fine anche Leo sbarcherà nel cuore del deserto. Inizia la festa ed entrambi rispondono presente.

Inizia Messi e risponde Ronaldo, come sempre negli ultimi 20 anni. La gente di Riyadh si gode ogni istante, senza sapere se sia l'ultima volta e con la speranza che sia solo l'inizio di un nuovo capitolo.