Cottarelli: "Vi spiego il progetto di Interspac: ha 3 vantaggi. Zhang? Le sue parole hanno un senso"

Carlo Cottarelli
Carlo Cottarelli / Ivan Romano/GettyImages
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Carlo Cottarelli ha parlato nel corso della seconda giornata del Social Football Summit. Il presidente di Interspac ha detto la sua sul progetto che è nato da un gruppo di tifosi e promuove l'azionariato popolare e diffuso per l'Inter. Ecco le sue dichiarazioni.

Interspac?
"Interspac è una società che promuove l’azionariato popolare, un numero elevato di tifosi che diventa proprietario della propria squadra. Si tratta di un modello non nuovo dato che Barcellona Bayern e Real – e in generale tutto il calcio tedesco – va in questa direzione. Tuttavia, la differenza è netta con la nostra proposta, in quei casi le società sono nate come associazioni di tifosi. Introdurre questo modello partendo dal contesto italiano, in cui i club sono di proprietà di un imprenditore o di fondi, è ovviamente molto più complicato perché si tratta di trovare le risorse per entrare".

Carlo Cottarelli
Carlo Cottarelli / Francesco Prandoni/GettyImages

Perché un tifoso dovrebbe investire in club che spesso chiude il bilancio in perdita?
"L’azionariato popolare presenta tre vantaggi che dovrebbero migliorare il conto economico della società: dare una stabilità al capitale introdotto, perché il tifoso non cambia idea, resta per sempre; secondo vantaggio è che il capitale fornito dal tifoso non vuole essere remunerato, a differenza del fondo estero, così si risparmiano decine di milioni di spese in interessi; il terzo è che si crea un legame più forte tra i tifosi e la società, perché chi diventa proprietario ha anche più voglia di andare allo stadio. Pensiamo che questo possa portare più ricavi da matchday, sponsor e lato commerciale. Il tifoso ogni anno è contento di dare un piccolo contributo, ma moltiplicato per un numero importante di soci questo porta risorse".

Le parole di Zhang, percepite come di chiusura?
"E’ un progetto molto difficile. Quello che ha detto Zhang ha senso, stiamo lavorando con Deloitte per preparare un progetto che a tempo debito presenteremo alla società. Bisogna avere un business plan, ma le cose vanno un po’ più per le lunghe".

Non solo tifosi però.
"Sugli investitori istituzionali, mi sembra ovvio che un progetto così ne beneficerebbe. Quando parlo di azionariato popolare non parlo solo dei piccoli, ma anche dei medi o dei più grandi".

Il 75% delle quote in mano ai tifosi del Bayern?
"L’idea è di avere una quota molto elevata se questa cosa funziona. Per ora è un’idea, per concretizzarla ci vogliono le condizioni. Noi abbiamo fatto un questionario che ha raccolto molto successo, per ora siamo alle parole, poi se passeremo ai fatti vedremo. Abbiamo speso 4-5 mila euro per lanciare la campagna sui social, poco - riporta Calcio&Finanza - credo che come numeri si possa arrivare molto più in alto ma serve anche la presenza di investitori medi, grandi e istituzionali. Ipotere del tifoso nel progetto è da definire, ma il modello duale del Bayern ci piace molto. Il board di sorveglianza definisce le linee generali tramite le quali viene gestito il club, il tifoso non vota per comprare Mbappè, ma indica la direzione generale. Rimane una distanza tra la visione a medio-lungo termine dei tifosi e l’attività quotidiana della società".

Nuovo stadio di Milano?
"Serve uno stadio moderno, che poi sia fatto con un nuovo impianto o sistemando il Meazza, sul tema sono neutrale. Un modello di azionariato popolare dovrebbe avere uno stadio più vicino a quello del Bayern che a quello della Juventus. Se è vero che creiamo un modello per puntare sulla fidelizzazione alla squadra, serve uno stadio adeguato. I ricavi per tifoso sono molto più elevati con l’azionariato popolare. Serve però un modello di governance trasparente che dia voce al tifoso, con chiarezza su quali siano benefit e le responsabilità del tifoso. L'idea è valida non per una squadra in particolare, ma per il calcio in generale. C’è un aspetto romantico, ma anche un aspetto di sostenibilità economica".

SuperLega?
"La Superlega è un progetto di business, i tifosi l’hanno rigettata e quindi mi pare evidente che non funzioni. Potrebbe funzionare se i tifosi cambiassero idea, a me non piace".


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