Corsa Scudetto Milan-Inter: meglio giocare prima o dopo?

FC Internazionale v AC Milan - Coppa Italia
FC Internazionale v AC Milan - Coppa Italia / Marco Luzzani/GettyImages
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Inzaghi vs Pioli, Inter vs Milan: il derby milanese che ha acceso la lotta scudetto 2021/2022 è arrivato finalmente al capolinea. Il mese di maggio prepara importanti verdetti per la Serie A, a cui basteranno le ultime tre giornate (se non anche meno) per indicare chi diventerà la prossima regina di categoria. È lo scudetto questo dei passi falsi, di chi ne ha fatti di più nel corso della prima parte di stagione e di chi ne farà di meno da ora alla fine.

Quello di quest'anno è però anche lo scudetto della mancata contemporaneità, parola sconosciuta in Lega se si parla della corsa tra le due compagini milanesi (e no, il derby disputato a San Siro non conta). È, infatti, evidente come dall'inizio del girone di ritorno non ci sia stata una sola partita disputata contemporaneamente da Milan ed Inter, frutto anche della celebre "modalità spezzatino". Una programmazione mirata più alla visibilità (considerando anche i problemi avuti ad inizio anno da DAZN nell'istante di trasmettere più eventi allo stesso orario) che allo spettacolo, diventata motivo di scontro tra le due parti.

"Sarebbe corretto che tutti giocassimo allo stesso orario nel finale di campionato". Queste sono state le parole che hanno acceso quello che inizialmente era un dibattito lieve, ma già presente tra i tifosi delle due squadre, su chi effettivamente esce rinforzato nel giocare prima o dopo i propri avversari. Le dichiarazioni di mister Pioli alla vigilia della sfida in campionato contro il Torino sono diventate una cassa mediatica per chi a gran voce chiedeva di far giocare le due squadre allo stesso momento, come anni fa accadeva senza particolari problematiche. Parole che possono avere il sapore di un alibi etichettato a dovere in caso di sconfitta, ma che nascondono dietro un significato evidente.

Rafael Leao
Rafael Leao of Ac Milan gestures during the Serie A match... / Marco Canoniero/GettyImages

Prendendo in considerazione solo il girone di ritorno, quando la lotta scudetto è entrata nel vivo, le due formazioni si sono affrontate allo stesso orario solo al derby. I rossoneri finora sono scesi in campo solamente cinque volte prima dei cugini, guadagnando nel complesso dalle sfide ben sei punti agli avversari (frutto delle sconfitte della compagine di Inzaghi contro Bologna e Sassuolo, ma anche del pareggio contro il Torino). Diversa è la situazione dell'Inter, scesa in campo ben nove volte prima del Milan, ma ottenendo solo tre punti in più nel complessivo dei confronti. Il club di Steven Zhang ha alternato appuntamenti in cui è stato in grado di rosicchiare punti importanti ai rossoneri, come in occasione delle vittorie con Venezia, Juventus e Verona (turni in cui il Milan non è andato oltre il pari), a sfide in cui i nerazzurri hanno dovuto inseguire gli altri.

Le statistiche così citate sembrano quasi dimostrare come non ci sia un vero e proprio vantaggio a scendere in campo prima o dopo la diretta avversaria, in quanto all'aumentare degli incontri cresce anche la possibilità di perdere quel "bonus" dettato della precedenza. In verità, i risultati vanno contestualizzati e ciò fa capire come, parlando di numeri, il discorso sussista poco.

L'Inter, quando scesa in campo prima secondo calendario, ha perso punti dalla capolista pareggiando contro Napoli e Fiorentina, assistendo nello stesso turno ai successi rossoneri con Sampdoria e Cagliari. Sull'altro fronte, il Milan ha guadagnato giocando prima grazie alle debacle nerazzurre di Bologna (ultimamente recuperata) e Sassuolo. Questo mostra come a decidere il percorso delle due formazioni in campionato non sia tanto il giocare prima o dopo l'altra, ma l'effettivo stato di forma delle altre contendenti di A nel momento del fischio d'inizio. Statisticamente, giocare prima o dopo cambia poco: l'importante è la preparazione individuale per il confronto da affrontare.

Lautaro Martinez
Udinese Calcio v FC Internazionale - Serie A / Alessandro Sabattini/GettyImages

Dal punto di vista emotivo e motivazionale, però, le cose cambiano. Giocare prima concede dei vantaggi, perché non si ha la pressione di dover rincorrere il risultato ottenuto dagli altri. Questo permette alla protagonista (Milan, Inter o chi sia) di scendere in campo a mente relativamente libera, pensando solo alla gara in atto e quindi non lasciandosi influenzare in partenza dalle prestazione altrui.

Chi pensa, a questo punto, che venire chiamati in appello dopo può avere solo lati negativo però si sbaglia. Scendere in campo conoscendo quanto fatto dalla tua rivale è una grande motivazione per tutte le squadre che a campionato in corso sono ancora in lotta per raggiungere il proprio obiettivo. Qualsiasi sia il risultato fatto registrare ore prima poco importa, questo si trasformerà se ben canalizzato in fame da assecondare per azzannare chi ci sarà in campo. C'è però un rischio, ovvero quello di ricreare lo scenario opposto: un risultato positivo del diretto contendente, peggio ancora se condito da polemiche e dibattiti, potrebbe deconcentrare chi gioca dopo e capovolgere così l'effetto.

In entrambi i casi, però, si tratta di circostanze con cui dover fare i conti, perché non sempre si può giocare prima o avere una parte di calendario più favorevole degli altri. Arrivati al termine della stagione, dunque, è la fame e la qualità del singolo gruppo a definire il vincitore della corsa scudetto. Inter e Milan avranno entrambe una partita da disputare prima delle altre, chi in questo turno (i nerazzurri, in vista della prossima finale di Coppa Italia) e chi nel prossimo (quando i rossoneri ospiteranno l'Atalanta a San Siro). Solo chi fallirà di meno alzerà lo scudetto tra tre giornate.


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